Il Governo Meloni è intenzionato ad introdurre tre importanti modifiche al Reddito di Cittadinanza. Di cosa si tratta?
Molti percettori del Reddito di Cittadinanza stanno seguendo con attenzione le vicende legate al sussidio, che, in alcuni casi, potrebbe essere revocato.
Durante la campagna elettorale, la coalizione di centrodestra aveva promesso una riforma dell’attuale sistema di RdC, per renderlo maggiormente efficiente e consentirne la fruizione solo in caso di oggettiva necessità. L’obiettivo è il superamento del sussidio così come lo conosciamo.
Già dai prossimi mesi, dunque, potrebbero essere introdotte tre modifiche, che, però, spaventano i destinatari, che potrebbero dire addio per sempre alla misura economica. Vediamo, nel dettaglio, di cosa si tratta.
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Modifiche del Reddito di Cittadinanza: cosa riguardano?
È bene specificare, innanzitutto, che il Reddito di Cittadinanza non sarà abolito, ma ridotto e limitato. Inoltre, saranno predisposte delle sanzioni per coloro che rifiuteranno anche solo una volta (invece che di tre, come prevede l’attuale sistema) la proposta di lavoro.
Analizzando i piani dell’Esecutivo nel dettaglio, i maggiori cambiamenti (attivi nell’immediato, a partire dal 2023) riguarderebbero 3 aspetti fondamentali della disciplina del RdC. In particolare:
- incremento delle politiche attive e revoca del Reddito di Cittadinanza al primo rifiuto di una proposta di lavoro. Questo cambiamento ha lo scopo di ostacolare le anomalie nella fruizione della prestazione ed evitare che l’erogazione anche a chi non ne possiede i requisiti. Per questo motivo, verranno anche intensificati i controlli e potenziate le attività di politiche attive sul lavoro. Nello specifico, un ruolo chiave verrà affidato ai Centri per l’Impiego, affinché offrano un lavoro ai percettori del sussidio. Nell’ipotesi di rifiuto, quindi, gli interessati non avrebbero più diritto ai soldi;
- la durata. In base alla vigente normativa, i percettori del RdC hanno diritto ad ottenere la prestazione senza un determinato limite di tempo, ma fino a quando non trovano lavoro. Un altro cambiamento riguarderebbe proprio l’introduzione di un sistema di riduzione del sussidio col passare del tempo. Nel dettaglio, dopo i primi 18 mesi di fruizione, la prestazione verrebbe sospesa per 6 mesi. Una volta trascorso questo periodo, se il beneficiario non trova un lavoro, avrà diritto alla misura per ulteriori 12 mesi. Trascorso anche tale periodo, il pagamento del Reddito di Cittadinanza verrebbe sospeso per un semestre per, poi, riprendere per ulteriori 6 mesi. Al termine di questo ulteriore semestre, il destinatario non potrebbe mai più ricevere il Reddito di Cittadinanza.
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Quando si rischia di perdere definitivamente il sussidio
Ma qual il terzo punto sul quale si basa la Riforma del RdC?
- Revoca del sussidio per tutti i beneficiari che sono in grado di lavorare. È la stessa Giorgia Meloni che, in occasione del discorso alla Camera per la fiducia, ha dichiarato: “Per chi è in condizione di lavorare la soluzione deve essere il lavoro, la povertà non si combatte con l’assistenzialismo”. Probabilmente, questo significa che il riconoscimento del sussidio spetterà solo a determinate categorie di soggetti , affetti da problematiche che impediscono lo svolgimento di ogni attività lavorativa.
Da quanto emerge, dunque, un ruolo fondamentale sarà riservato alle politiche attive che, per mezzo di corsi di formazione semestrali, dovranno formare i percettori, in modo tale che siano idonei a ricoprire eventuali incarichi presso le aziende. Durante tale periodo, inoltre, gli interessati percepirebbero un’indennità tramite il Fondo sociale europeo. Se, poi, dopo la formazione non si riuscisse ancora a trovare un impiego, si avrebbe diritto alla misura solo per un altro anno, ma con un importo decurtato del 25%.
Al momento, quelle appena elencate sono semplici ipotesi e, dunque, bisognerà attendere i primi provvedimenti del Governo, per vedere in che modo verrà modificato il Reddito di Cittadinanza.