Se sulla conclusione di frase non vi fosse il punto interrogativo, gran parte di mondo tirerebbe un sospiro di sollievo: Putin ha deciso di arrendersi?
L’Ucraina avrebbe già proposto i termini della capitolazione. Gli Alleati dell’autocrate sarebbero disposti ad accogliere l’offerta.
In seguito al ritorno degli ucraini a Kherson, a Putin sarebbero stati già messi a disposizione le condizioni della resa. A rivelarlo il politologo e storico russo Valery Solovey, ex docente dell’Istituto per le relazioni internazionali di Mosca.
Vediamo di cosa si tratta e quanto veritiera possa essere tale ipotesi.
Le condizioni di resa offerte a Putin
Ovviamente è doveroso usare il condizionale, ma i termini che Zelensky e l’alleanza occidentale avrebbero proposto al Cremlino sarebbero i seguenti:
- rinunciare a qualsivoglia ambizione territoriale sugli oblast ucraini;
- la sola eccezione consterebbe nella Crimea, opportunamente demilitarizzata (e la cui condizione non sarebbe messa in discussione per i prossimi 7 anni).
A Putin e la sua cerchia si potrebbe concedere un abbuono penale e la garanzia di un mantenimento del potere in patria.
Ovviamente non vien facile pensare che gli ucraini, Zelensky compreso, possano soprassedere rispetto ai pesanti crimini e abusi coordinati dall’autocrate e dai suoi scagnozzi.
Sembrerebbe quasi che queste condizioni siano più vicine a quelle che, in una realtà bellica compromessa, il Cremlino possa augurarsi.
La proposta Ucraina nelle parole del politologo russo Solovey
Solovey, per di più, è convinto di come la proposta sia stata ricevuta con positività dai tirapiedi dell’autocrate russo, principalmente poiché consentirebbe a ciascuno di non restare privo della propria carica.
Ciò nonostante, il politologo non crede sia scontato che Putin accetti i termini della capitolazione. Se le pesanti offensive missilistiche scagliate contro le installazioni critiche del Paese ucraino riprenderanno, starà a significare il rifiuto dell’autocrate.
Solovey, riportato dalle agenzie di stampa internazionali, ha chiarito:
Se non ci saranno bombardamenti, non significa necessariamente disponibilità ad accettare. Significa che lo stallo continua e che la Russia sta tentando di prendere un po’ di tempo per valutare la situazione.
L’indiscrezione è giunta a seguito della ritirate delle truppe russe da Kherson, che 120 giorni dopo è tornata in mano ucraina. Le forze del Cremlino, oltre a ciò, non starebbero concludendo grosse manovre ormai da mesi. Da un lato l’esercito russo è in bambola, dall’altro, le unità di Kiev proseguono nella progressiva riconquista dei territori.
La capitolazione non pare in ogni caso futuro prossimo. La mente di Putin impenetrabile. Ma, malgrado tutto il pragmatismo del caso, risulta realmente complesso credere che Zelensky e il suo popolo possano sorvolare su anche un solo crimine portante la firma del leader degli invasori.