La maxi agevolazione che prende il nome di Superbonus è un tema caldissimo per i tantissime interessi che coinvolge. Ma le ultime mosse del Governo non paiono aver ricevuto l’approvazione del mondo dell’edilizia. I dettagli.
Il Superbonus si è rivelato una sorta di ‘trappola’ per non pochi cittadini, professionisti ed imprese edili, a causa di regole che, in origine, avrebbero potuto certamente avere una più chiara e precisa formulazione, ma anche per colpa di una serie di illeciti, abusi ed irregolarità messi in atto apposta per sfruttare la ‘zona grigia’ delle regole sulla maxi agevolazione.
Il meccanismo è nato per ammodernare gli edifici e metterli in sicurezza ma anche per risollevare il mondo dell’edilizia dopo le difficoltà della pandemia e del lockdown, tuttavia ha mostrato via via vari punti deboli e crepe nelle regole – tanto che le istituzioni sono dovute intervenire più volte con decreti correttivi.
Il punto è però che quanto fatto finora, non è bastato e – nonostante gli ultimi aggiornamenti – non poche imprese del settore edile rischiano il tracollo. Di fatto l’Esecutivo ha scelto per un Superbonus più ‘leggero’ ma – come notato dagli attenti osservatori – lo sblocco delle cessioni dei crediti per il momento resta in stallo. Che cosa aspettarsi dunque? Proviamo di seguito a fare il punto della situazione.
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Superbonus e cessione del credito: temi spinosi con un buco di 38 miliardi
Decine di migliaia sono le aziende edili in crisi a seguito dei crediti congelati e del comportamento delle banche, le quali sono sempre più caute e scettiche per quanto riguarda un’eventuale partecipazione o adesione al meccanismo. Le aziende al momento non sanno quale sarà il destino dell’opzione cessione, che si affianca alla maxi detrazione e che, recentemente, è stata definita dal Ministro Giorgetti non un diritto (come invece lo è la detrazione), bensì una possibilità – e dunque da verificarsi in base al caso concreto.
Di fatto il Governo non è ancora intervenuto sul delicato tema dello sblocco delle cessione, e il tema del Superbonus al momento resta ancora in alto mare, lontano da un approdo sicuro per tutti. Se è vero che lo scorso anno la maxi agevolazione è andata a gonfie vele, nel corso di quest’anno tanti sono stati i problemi e i guai – a causa di una normativa sulle cessioni dei crediti che ha mostrato visibili difetti.
C’è un buco pari a circa 38 miliardi, che non può passare inosservato e che va in qualche modo ‘contrastato’: prevista infatti la riduzione dell’aliquota al 90% dal primo gennaio 2023, ma non solo. Il buco potrebbe infatti spingere il Governo a individuare una soluzione ponte per i meri crediti oggi bloccati, mentre farebbe il suo corso – senza ulteriori modifiche sostanziali – il mercato dei bonus fiscali, ovvero un settore caratterizzato da intricate problematiche regolamentari e finanziarie, su cui il Governo non potrebbe scegliere di non intervenire.
Superbonus: il congelamento che mette a rischio i posti di lavoro
Il Superbonus – grazie al 110% concesso – ha condotto a benefici sulla filiera edile, sull’economia nazionale e sull’occupazione. Ma come detto, i problemi non sono affatto mancati. Tutt’altro.
C’è chi tra i professionisti ed esperti del settore dell’edilizia ha segnalato che il taglio anticipato dell’aliquota Superbonus al 90% aprirebbe le porte ad una crisi ancora più profonda per le aziende del comparto, le quali vedrebbero di fatto ridursi le garanzie, pur essendo già in una situazione critica a causa dei crediti incagliati. Si tratta di un tunnel di cui non si vede la fine, ovvero un circolo vizioso che sta portando non poche ditte a non essere certe di poter continuare l’attività in futuro.
Insomma, se non è blocco totale del settore, poco ci manca. Più di 55 i miliardi di investimenti promossi nel nostro paese ma i recenti dati ENEA dello scorso 31 ottobre segnalano l’impatto negativo che il blocco della cessione può produrre, specialmente sulle ditte dell’edilizia. Come accennato, sono infatti decine di migliaia le aziende con i cassetti fiscali pieni di crediti bloccati, ma anche con le casse vuote per impossibilità di ultimare la cessione. Uno stallo chiaramente deleterio e in cui ci rimettono gli stessi cittadini che hanno richiesto i lavori nel quadro del Superbonus.
La richiesta congiunta banche – aziende costruttrici
Perciò non sorprende che le imprese edili domandino un intervento dello Stato che permetta di rendere liquidi i crediti conseguiti dalle stesse, anche se l’Esecutivo al momento pare di differente avviso. In particolare, banche e aziende del settore hanno inviato una lettera scritta – in forma congiunta – all’Esecutivo: in essa chiedono che sia introdotta una misura tempestiva e straordinaria, mirata ad evitare il perdurare di una grave crisi di liquidità per le imprese della filiera dell’edilizia.
Sarebbe opportuno trovare una soluzione tale da permettere alle banche di comprare di nuovo i bonus, perciò è chiaro che i prossimi mesi saranno dunque decisivi per capire il destino del Superbonus e comprendere se sussistono ancora margini di investimento in ambito edilizia, tenuto pure conto dell’aumento del costo dei materiali.