Per diagnosticare l’Alzheimer basta una goccia di sangue. Uno studio ha svelato una possibilità che potrebbe portare ad una diagnosi.
Ad oggi l’Alzheimer può essere definitivamente rilevato solo post-mortem. Nel breve futuro la diagnosi potrebbe avvenire prima.
La malattia di Alzheimer provoca una perdita progressiva della funzione mentale con degenerazione del tessuto celebrale, perdita delle cellule nervose, sviluppo di intrecci neurofibrillari e accumulo di una proteina anomala, la beta-amiloide. Le conseguenze per chi ne soffre sono perdita di memoria, lento declino della capacità di esprimere giudizi, di pensiero, della capacità di apprendimento. Attualmente, il medico formula una diagnosi sui sintomi del paziente – incredibile come sia fondamentale il modo di scrivere – e sui riscontri dell’esame obiettivo, sugli esami degli stati mentali e sulla diagnostica per immagini. Entro sette anni dalla diagnosi, in media, il paziente muore. Solo dopo la morte è possibile rilevare con esattezza la malattia tramite l’esame diretto del cervello.
Diagnosticare l’Alzheimer, dal post mortem all’ante mortem
In seguito alla morte di un paziente presumibilmente colpito da Alzheimer è possibile analizzare il cervello. Nello specifico, un apposito test del liquido celebrospinale riesce a misurare l’accumulo di beta-amiloide. In alternativa si esegue una tomografia a emissione di positroni. Il primo test è molto invasivo e si può effettuare una sola volta, il secondo è molto costoso. Di conseguenza riuscire a trovare un test diagnostico economico, disponibile e accurato si è reso necessario per la diagnosi della malattia.
Si sono interessati della questione dei ricercatori della Hokkaido University, guidati da Kohei Yuyama. Sono partiti da un precedente studio che ha dimostrato come l’accumulo di beta-amiloide nel cervello sia associato a delle vescicole prodotte da varie cellule, gli esosomi. Quelli che derivano dai neuroni si legano alla proteina beta-amiloide e ne gestiscono il trasporto fino al cervello per avviare la degradazione.
Lo studio del Team della Hokkaido University
Partendo dal precedente studio, i ricercatori hanno cercato di trovare un sistema – adattando il Digital Intensive Cleavage Assay – per quantificare la concentrazione degli esosomi che legano la beta-amiloide in 100 µl di sangue. In particolare, hanno utilizzato un dispositivo in grado di intrappolare molecole e particelle presenti in un campione con milioni di pozzetti microscopici di dimensioni micrometriche posizionati in un chip di misurazione. Tale dispositivo rileva la presenza oppure l’assenza di segnali fluorescenti che vengono emessi dalla scissione egli esosomi leganti la beta-amiloide.
Trattandosi di una tecnologia molto sensibile, sono in corso studi per l’adattamento agli uomini. Se i risultati si rivelassero positivi si potrebbe diagnosticare l’Alzheimer da una goccia di sangue senza l’uso di tecniche speciali. Inoltre, la stessa tecnologia potrebbe essere utilizzata anche nella diagnosi di altre malattie.