In tema di Superbonus e difficoltà interpretative, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ha chiesto una norma di interpretazione autentica del legislatore con missiva ad hoc al MEF. Ecco perché
Superbonus, cessione del credito e sconto in fattura sono argomenti che hanno finora messo in difficoltà cittadini, professionisti ed imprese del settore dell’edilizia.
Pur essendo partita con i migliori auspici, la maxi agevolazione – che solo in parte ha soddisfatto quanto agli esiti – continua infatti ad essere tema di discussione e confronto.
Dopo le risposte ad interpello dell’Agenzia delle Entrate, che hanno aiutato a fare luce su più punti del meccanismo, la novità è che in questi giorni il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) ha chiesto alle istituzioni di varare una norma di interpretazione autentica in tema di maxi agevolazione. Per quali motivi?
Vediamo allora come stanno esattamente le cose e diamo alcuni dettagli su questa questione relativa al Superbonus.
Sì al Superbonus anche in questo specifico caso: lo dice l’Agenzia delle Entrate
Superbonus: la richiesta di interpretazione autentica da parte del CNDCEC
Come anticipato dal Governo, il Superbonus nel 2023 verrà ridimensionato, scenderà al 90% e le risorse risparmiate verranno utilizzate per altri interventi non rinviabili (pensiamo alle misura contro il caro energia, per esempio). Ebbene, come accennato in apertura, in riferimento alle opzioni per lo sconto sul corrispettivo e alla cessione del credito, il CNDCEC ha nel frattempo chiesto al Ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti e al Viceministro Maurizio Leo, con una comunicazione scritta del 15 novembre scorso, il varo di una norma di interpretazione autentica.
Oggetto di interpretazione sarebbe l’art. 121, comma 1-bis, del decreto Rilancio e la richiesta, in buona sostanza, sarebbe una conseguenza logica della sentenza della Corte di Cassazione n. 42012 di quest’anno. La richiesta servirebbe insomma allo scopo di valutare la formalizzazione della prassi interpretativa ufficiale del MEF e dell’Agenzia delle Entrate, secondo la quale per i costi collegati a interventi differenti da quelli che si avvalgono del Superbonus 110%, l’esercizio delle opzioni sarebbe subordinato al mero presupposto dell’effettuazione delle spese nella finestra temporale agevolata.
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Cos’è l’interpretazione autentica in breve
Ricordiamo che l’interpretazione autentica altro non è che una spiegazione effettuata su richiesta di un soggetto (in questo caso il citato Consiglio) da parte delle istituzioni, avente ad oggetto un atto emanato dalla stesse istituzioni. Il provvedimento di rilievo sarebbe appunto il decreto Rilancio.
Vero è che non sempre il Parlamento emana norme senza ‘punti deboli’ in fatto di interpretazione e comprensione: per questo l’interpretazione autentica del Parlamento mira a dare un significato precisa ad una legge quando il suo testo non contiene un senso preciso. L’interpretazione autentica sarebbe attuata con provvedimento legislativo.
E proprio con l’informativa n. 108 di quest’anno il CNDCEC è tornato sul tema delle opzioni per lo sconto sul corrispettivo e la cessione del credito di cui al decreto Rilancio, alla luce della sentenza dell’Alta Corte, sez. III pen. n. 42012 dello scorso 8 novembre.
Il perché della richiesta dell’interpretazione autentica
Il Superbonus non manca di lasciare spazio a ‘zone grigie’, difficoltà interpretative e ad elementi di ambiguità, che richiedono – in qualche modo – di essere risolti. Ecco perché, proprio dopo la sentenza della Corte di Cassazione, sez. III pen., 8 novembre 2022, n. 42012 il Consiglio ha chiesto di valutare la formalizzazione della prassi interpretativa ufficiale del MEF e dell’Agenzia delle Entrate – in una norma di interpretazione autentica del comma 1-bis dell’art. 121 del decreto Rilancio.
Da quanto emerge dalla sentenza della Corte di Cassazione, infatti, appare evidente che per i giudici resta di riferimento l’interpretazione del dato letterale del comma 1-bis dell’art. 121, D.L. n. 34 del 2020. Ciò in pratica senza tenere conto della affermata prassi interpretativa ufficiale del MEF e dell’Agenzia delle Entrate, alla quale peraltro si sono già affidati i cittadini. La richiesta di interpretazione autentica giunge dunque per ‘sbrogliare la matassa’ e per evitare conseguenze negative sul fronte giurisprudenziale.
Lo ribadiamo per chiarezza: il CNDCEC ha così invitato le istituzioni a dare una valutazione della formalizzazione della prassi interpretativa ufficiale del MEF e dell’Agenzia delle Entrate in una norma ad hoc e di interpretazione autentica del comma 1-bis dell’art. 121, D.L. n. 34/2020. Fare chiarezza è l’obiettivo, onde evitare possibili derive giurisprudenziali difformi che, secondo gli osservatori, potrebbero anche costituire un problema per la credibilità stessa delle istituzioni interessate e che condurrebbero ad ulteriori problemi pratici in merito al Superbonus. La linea auspicata è dunque quella della conferma del quadro interpretativo che hanno finora seguito, per gli interventi in corso di svolgimento, sia i contribuenti e che i professionisti per le prestazioni di loro competenza. Ecco perché il CNDCEC richiede un intervento legislativo di questo tipo.