La ricerca scientifica non smette mai di sorprenderci e questa volta l’oggetto di studio è una pianta selvatica con grandi potenzialità.
Una pianta contro il Coronavirus: sembra il titolo di un film fantascientifico per essere realtà. Eppure, grazie a degli esperti preparati, possiamo nutrire una certa speranza per velocizzare la fine del Covid.
Nonostante il peggio, almeno da quello si ritiene, sia passato, il Covid non ancora ci ha abbandonato del tutto. Certo, i contagi sembrano diminuire, anche per via della modifica del virus stesso. Ma possiamo di sicuro affermare che il Covid non è più così aggressivo come anni fa. Dall’altra parte, anche la ricerca scientifica ha fatto importanti passi avanti e non è ancora arrivato il momento di fermarsi. Infatti, mentre noi tutti cerchiamo di stare attenti a non contagiarci, c’è chi, parallelamente, lavora ogni giorno per porre, una volta per tutte, la parola fine a questo incubo.
In questo caso, tra le tante ricerche che sono state realizzate nel corso di questi anni di pandemia, ce n’è una particolarmente curiosa. Possiamo sintetizzare il tutto sostenendo che una tipologia di pianta selvatica potrebbe darci una grossa mano ad arrestare il virus. A questo studio hanno lavorato più ricercatori appartenenti a diversi enti. Unendo le loro forze, hanno dimostrato come accelerare i tempi di guarigione senza richiedere cospicui investimenti in termini economici.
Allontaniamoci per un momento dal discorso Covid e diamo un’occhiata anche ad altri aspetti che potrebbero interessare la nostra salute. Ancora una volta è la scienza a darci una mano: la stessa potrebbe essere in grado di aiutare chi vuole un figlio, nonostante soffra di diabete. Oppure, si sente spesso parlare di statine, ma siamo davvero sicuri di sapere cosa esse siano? Ebbene, chiusa parentesi, concentriamoci sull’ultima ricerca in fatto di Covid.
Una pianta selvatica a servizio della ricerca: così il Covid non potrebbe essere più una minaccia
I protagonisti di una simile importante scoperta sono degli esperti provenienti, come detto prima, da diversi enti. Stiamo parlando, dunque, di ricercatori del Cnr, dell’ENEA e della Fondazione Toscana Life Sciences. Costoro si sono uniti e in laboratorio hanno generato due anticorpi contro il Coronavirus. Il loro punto di partenza è stata la variante selvatica della pianta di tabacco, ovvero la Nicotiana benthamiana.
La ricerca si è articolata in questo modo. I primi a cominciare sono stati gli scienziati della Fondazione Toscana Life Sciences la quale hanno preso in considerazione un paziente. Costui era affetto da infezione respiratoria e in esso hanno isolato uno dei due anticorpi generati in laboratorio. L’anticorpo scelto aveva come funzione principale quello di neutralizzare il virus.
La palla, poi, è passata agli scienziati dell’ENEA i quali hanno creato l’anticorpo nella pianta selvatica prima nominata, ovvero la Nicotiana benthamiana. Questo procedimento è stato possibile grazie all’utilizzo della piattaforma biotecnologica della Plant Molecular Farming. La stessa ha la possibilità di produrre anticorpi capaci di essere adottati in altri studi clinici di vari mesi.
Il risultato davvero strabiliante
Secondo quanto è possibile capire, tali anticorpi generati tramite la pianta selvatica, hanno la possibilità di evitare che il virus possa replicarsi. La piattaforma utilizzata dai ricercatori ENEA, dunque, potrebbe tranquillamente sostituire le piattaforme classiche le quali si baso su colture cellulari in grado di creare anticorpi con la stessa funzione. In tal modo, si riuscirebbe ad intervenire nel più breve tempo possibile e senza particolari spese economiche.
Di conseguenza, quello che viene generato nelle piante, potrebbe essere utilizzato sottoforma di terapia per curare chi è affetto dal virus. E il tutto in maniera ancora più veloce rispetto alle classiche cure. Quindi, possiamo dire che anche in questi problemi troppo grandi per l’uomo, la natura tende sempre la sua mano e propone una soluzione. Infatti, la piattaforma vegetale è il motore più veloce per creare anticorpi da applicare sia in ambito diagnostico che in quello terapeutico.
Le informazioni presenti nell’ articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi.