Il reddito di cittadinanza si sta avviando alla conclusione del suo discusso percorso, ma l’addio non sarà immediato. Ancora un anno e poi lo stop, ma i percettori debbono stare attenti a rispettare alcune condizioni altrimenti lo perderanno prima.
Il reddito di cittadinanza, o meglio il percorso e l’evoluzione di questa discussa misura, sono giunti ormai ad un punto di svolta, ed anzi ad un futuro capolinea.
Voluto fortemente a suo tempo dal Movimento 5 Stelle, che ne fece di fatto vero e proprio cavallo di battaglia, il RdC non ha in verità mai convinto la generalità dei cittadini. Nato infatti come misura ponte tra lo stato di disoccupazione e un nuovo lavoro, il reddito di cittadinanza – secondo i detrattori – si è trasformato in una sorta di mera misura assistenzialistica, neanche tanto mascherata.
D’altronde i dati numerici parlano chiaro: sono in pochi a poter dire di aver trovato lavoro sfruttando il meccanismo connesso al RdC, e tanti di loro hanno potuto firmare soltanto un contratto a tempo parziale o a tempo determinato. Senza considerare tutte le difficoltà pratiche che hanno caratterizzato l’attuazione della misura, pensiamo ad es. al controverso ruolo dei navigator.
Ebbene, le ultime novità non fanno altro che confermare quella che era la linea annunciata dal Governo: stop alla prestazione di sostegno al reddito a partire dal 2024, per chi è nelle condizioni potenziali di lavorare. Ma con opportune precisazioni, di cui ora diremo.
Reddito di cittadinanza, la modifica e poi lo stop: la verità nascosta
Reddito cittadinanza: è addio nel 2024
Ancora un anno insomma per il reddito di cittadinanza, così come lo conosciamo oggi, e in cui sarà data preminenza alla formazione. Poi l’archiviazione di una misura che, in effetti, non è mai stata neanche lontanamente ‘plebiscitaria’ e che, anzi, ha spesso incontrato le critiche e le osservazioni di occupati e non. D’altronde i numeri relativi alla misura parlano abbastanza chiaro: c’è una platea di 660 mila soggetti potenzialmente occupabili – che però non hanno ancora trovato lavoro.
Il Governo ha lasciato chiaramente intendere di mirare ad un’ampia revisione dello strumento in oggetto, il quale mira sì ad essere una misura di tutela contro la povertà, ma che si è prestato anche nel tempo ad abusi ed illeciti vari, come sottolineato in moltissimi casi di cronaca.
Vero è che le idee per la modifica non sono state frutto di un disegno univoco dei partiti di maggioranza, ma per ora il sostegno sarebbe salvo. Come accennato, durerà ancora a favore di chi rientra nella categoria dei destinatari in grado di lavorare, ma entro un periodo di tempo limitato – ovvero 12 mesi e a condizioni ben precise. In termini pratici, questo vuol dire addio certo alla misura dal gennaio 2024.
Il perché della proroga di un anno
All’interno della coalizione di Governo non sono mancate le opinioni divergenti, tanto che la soluzione ponte sarebbe stata trovata solo dopo un acceso confronto. Una sorta di compromesso, perché il RdC è confermato ma solo per un tempo limitato.
Al fine di fare il punto sulle risorse da assegnare alle misure chiave di cui alla legge di Bilancio – e pensiamo anzitutto alla flat tax ma anche agli interventi sul pesante cuneo fiscale – ecco fare la sua comparsa il reddito di cittadinanza, che sarà ancora in vigore nel 2023.
Vi era chi sosteneva la tesi della sua immediata cancellazione per tutti gli abili al lavoro, con il recupero di un tesoretto di circa 1,8 miliardi. Tuttavia si sarebbe palesato un rovescio della medaglia non indifferente: l’improvvisa perdita di un beneficio economico per alcune famiglie, indispensabile a fronteggiare le spese di tutti i giorni e la morsa del carovita. Insomma una proposta fin troppo tranchant, alla quale è stato preferita una via di mezzo.
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La proposta ponte della Ministra del Lavoro
I dati Anpal d’altronde giustificano una scelta di questo tipo. Nelle tabelle dell’Anpal aggiornate a giugno 2022 infatti possiamo cogliere un dato di fatto, ovvero che la stragrande maggioranza di coloro che sono soggetti alla sottoscrizione del patto per il lavoro, non possono subito essere in grado di entrare nel mercato del lavoro. In base alle statistiche, infatti, ben il 73% di loro non avrebbe mai lavorato e dunque non hai mai avuto un contatto diretto con il mondo del lavoro. Senza esperienza e spesso senza un titolo di studio spendibile, al Governo hanno valutato che interrompere bruscamente l’esperienza del reddito di cittadinanza, avrebbe condotto ad un ulteriore danno a carico di chi non ha potuto sfruttare il meccanismo del RdC per trovare un’occupazione.
Infatti se in astratto l’idea poteva essere buona, non sono mancate le critiche ad un meccanismo di offerta e di ricerca del lavoro che, dal lato pratico, ha mostrato tutti i suoi limiti. Ecco perché è arrivata la proposta ‘cuscinetto’ da parte della ministra del Lavoro Marina Calderone, alla fine accettata anche dal resto della maggioranza, pur dopo qualche divergenza perché vi era chi mirava a recuperare il maggior incasso possibile.
Concludendo gli occupabili potranno avvalersi del beneficio fino al 31 dicembre del prossimo anno. In questo periodo i percettori dovranno capitalizzare al massimo le risorse offerte, perciò avranno un anno per formarsi in corsi ad hoc, per essere accompagnati nella ricerca di un posto di lavoro e per poi dover addio al reddito di cittadinanza – cercando di farcela da soli. Anzi il Governo ha già assicurato che l’interruzione del versamento della prestazione sarà anticipata in caso di mancata partecipazione attiva alla formazione o in caso di rifiuto di un’offerta di lavoro.