I lavoratori part-time dovrebbe porre maggiore attenzione alla loro futura pensione perché il rischio è lavorare più anni.
Il contratto part-time è un particolare tipo di contratto di lavoro subordinato che si contraddistingue dalla riduzione delle ore di lavoro rispetto all’orario ordinario.
In pratica, il lavoratore è impegnato per meno ore rispetto ai lavoratori a tempo pieno e previsto dal contratto nazionale del lavoro applicato. Di conseguenza, anche lo stipendio è inferiore a rispetto ai dipendenti a tempo pieno.
Esistono due tipologie di contratto part time: orizzontale e verticale. Con il primo, che è quello più comune, il dipendente lavora tutti i giorni con un orario ridotto spalmano ogni giorno. Ad esempio, lavora part time orizzontale chi svolge un orario di 20 ore settimanali, ossia 4 ore su 5 giorni.
Il part time verticale, invece, svolge l’attività a tempo pieno ma solo in determinati giorni della settimana o in determinate settimane al mese. Un esempio può essere un lavoratore che lavora tutti i giorni per 8 ore su 5 giorni ma solo 2 settimane al mese.
Lavoro part time e pensione minima: è possible? La risposta sorprende tutti
Comunque sia a fini della pensione non c’è una differenza tra le due tipologie di contratti part time ed è la normativa che lo dice. Infatti, l’articolo 1, comma 350 della legge numero 178 del 30 dicembre 2020 stabilisce che “il periodo di durata del contratto di lavoro a tempo parziale, che prevede che la prestazione lavorativa sia concentrata in determinati periodi, è riconosciuto per intero utile ai fini del raggiungimento dei requisiti di anzianità lavorativa per l’accesso al diritto alla pensione”.
A questo punto sono molti a chiedersi quanto vale un lavoro part-time ai fini pensionistici.
Facciamo un esempio per capire meglio. Quindi, poniamo il caso di un lavoratore che ha svolto per 17 anni un’attività con contratto part time. Al raggiungimento dei 20 anni di contribuzione ha i requisiti per ricevere la pensione di vecchiaia. Infatti, come stabilisce la normativa un anno a tempo parziale sarà considerato un anno pieno ai fini della maturazione per la pensione.
Inoltre, se avesse versato alcuni contributi prima del 1996 potrà andare in pensione a 67 anni di età e 20 anni di contributi a prescindere dall’importo maturato. L’INPS in questo caso pagherà la pensione minima.
Invece, qualora non avesse maturato contributi prima del 1996 per richiedere la pensione minima dovrebbe possedere un ulteriore requisito: una pensione maturata pari ad almeno 1,5 volte il minimo, ovvero circa 780 euro. Altrimenti, bisognerà attendere i 71 anni di età e in questo caso prenderà la somma maturata dal calcolo dei contributi a titolo di pensione.