Arrivano novità dalla manovra di bilancio 2023 anche in merito al POS e all’obbligo dei pagamenti: c’è lo stop sotto questa soglia? I dettagli
Il tema inerente il POS e l’obbligo dei pagamenti desta sempre grande attenzione, a maggior ragione ora che si parla dello stop sotto una certa soglia. E non si tratta della sola novità.
Si tratta di qualcosa che al momento è ancora allo stato di bozza, ma potrebbero esservi cambiamenti importanti in merito al POS e allo stop obbligo pagamenti sotto i trenta euro. Una proposta che consentirebbe ai commercianti poter far richiesta del contante circa i piccoli acquisti, nel rispetto della legge.
E come detto non sarebbe la sola novità, dal momento che è allo studio del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, anche l’eventuale introduzione di nuovi criteri, per quanto concerne l’esclusione.
Le possibilità di trovare le migliori strade al fine della garanzia della “proporzionalità della sanzione”, e circa l’assicurazione in merito alla “economicità delle transazioni” in relazione ai costi delle medesime, è sino a giugno.
Per quanto concerne quanto deciso in precedenza, vi era l’obbligo del POS per ogni acquisto, anche quelli più piccoli, sin dal 01.07.22. Con le relative conseguenze nel momento in cui vi fosse stato un rifiuto di dar seguito al pagamento elettronico.
Stop obbligo pagamenti POS sotto i 30 euro? Alcuni aspetti sul tema
Tanti gli aspetti importanti su cui aggiornarsi quando si parla in generale di economia in ottica decisioni dell’Esecutivo. Si pensi in tal senso al bonus luce e gas 2023 per famiglie imprese e le novità da sapere.
O ancora al RdC che si avvia all’addio nel 2024, ma ecco le condizioni a cui stare attenti per non perderlo subito.
Tornando però al punto, rispetto al POS, le decisioni prese in precedenza in materia, per alcuni ritenute drastiche, si ponevano lo scopo di limitare l’impiego del contante. Uno degli strumenti principali in merito all’evasione fiscale. E, altresì lo scopo, si legava allo stimolo nell’impiego di carte di credito e bancomat.
Il nuovo Esecutivo a guida Giorgia Meloni, sarebbe intenzionato a permettere una piccola zona “franca“, al fine di incentivare gli acquisti. E al contempo in ottica riduzione, quanto più si può, del carico delle commissioni sui commercianti per ciascuna transizione.
Attualmente, la sola eccezione riguarda i tabaccai, in merito a sigarette e marche da bollo. Così come coloro che possono far riferimento ad una “Oggettiva impossibilità tecnica“. Si pensi all’assenza di rete perché ci si trova magari in alta montagna, ad esempio.
La direzione ora sembrerebbe essere quella di andare verso l’esclusione di ciascun pagamento al di sotto dei trenta euro.
Al fine della valutazione di altre forme di esclusione, come detto in precedenza, occorrerà attendere giugno. Attualmente circa l’esecutivo, in aggiunta all’eventuale stop pagamenti POS sotto i trenta euro, vi sarebbe anche la sospensione di procedimenti e termini inerenti l’adozione delle sanzioni.
Ovverosia quelle legati a coloro che non accettano (accettavano) il pagamento mediante la macchinetta.
POS obbligatorio: la storia in breve
Quando si parla di POS obbligatorio si fa riferimento a qualcosa che si lega a chi eroga prodotti e servizi, pur con le relative eccezioni. Si tratta di una imposizione arrivata nel 2012 col Governo Monti, pur senza regime sanzionatorio.
Con la legge di Stabilità del 2016 arriveranno le prime proposte in tema sanzioni, quantomeno sulla carta. E nel dettaglio cinquecento euro in caso l’esercente fosse risultato privo della macchinetta e mille, in aggiunta alla sospensione dell’attività, qualora non si fosse messo in regola dopo la prima segnalazione.
In effetti, le reali prime multe vedranno la relativa quantificazione nell’ambito del decreto fiscale 2019. E dunque, trenta euro in aggiunta al quattro per cento del valore della transizione rifiutata. Pur in tal caso però non si è andati realmente nel concreto prima dell’arrivo del Governo Draghi, dove vi è stata l’introduzione di tali suddette sanzioni a partire dal 30.06.22.
Ora, la storia potrebbe cambiare ancora, col nuovo Esecutivo che potrebbe sospenderle. E ciò potrebbe andare in direzione contraria a quanto si prevede nel Recovery Plan, dove si richiede l’introduzione di sanzioni al fine di disincentivare il pagamento non tracciabile.
Come funziona il POS e i costi
Vi sono state da parte di tanti commercianti ed associazioni varie critiche inerenti al POS, ma chiaramente non per la difesa del pagamento non tracciabile. Si tratta di un servizio, e perciò ciascuna transizione fatta si lega al pagamento di alcune commissioni, o al canone al mese.
Nella prima casistica, con le commissioni, si prevede anzitutto il pagamento dello strumento, all’incirca tra i 30 ed i 300 euro, in base a ciò che si richiede. In base alle proposte disponibili, la commissione bancaria può arrivare sino all’uno – due per cento di quanto incassato.
Col POS a canone al mese, i costi possono oscillare tra venti e ventisette euro mensili, nelle migliori delle previsioni. Il canone dà copertura del noleggio dello stesso e in caso di sospensione del servizio lo si dovrà restituire.
Ciò si lega anche all’entrate all’anno, maggiormente si fattura e maggiore sarà il peso dello stesso. Una prima azione in ottica riduzione di tale peso si è avuta col Piano Cashless dell’allora GovernO Conte II. Si prevedeva il credito di imposta al trenta per cento in merito alle commissioni. E in aggiunta, zero costi per le transizioni al di sotto dei cinque euro su PagoBancomat.
Tuttavia, vi è stata la sospensione di tale piano a partire dal 30.06.22.