Uno dei temi principali affrontato dalla Legge di Bilancio 2023 è quello delle pensioni. Nello specifico, la manovra prevede delle novità per Opzione Donna.
Una delle preoccupazioni principali dei contribuenti era il possibile ritorno ai requisiti della Legge Fornero per il pensionamento.
Per scongiurare tale pericolo, il Governo Meloni ha deciso di inserire una nuova misura di flessibilità in uscita, per il prossimo anno: Quota 103. Ha, inoltre, stabilito il rinnovo di Opzione Donna, anche se con alcune novità molto importanti. Analizziamo, dunque, il provvedimento e scopriamo quali sono i principali cambiamenti per coloro che intendono usufruire della pensione anticipata.
Per maggiori approfondimenti, consulta il seguente articolo: “Pensione Opzione donna confermata anche per il 2023 ma cresce la penalizzazione“.
Opzione Donna: a chi è rivolta?
Opzione Donna è uno strumento di flessibilità in uscita che consente, quindi, alle lavoratrici di accedere alla pensione in anticipo, senza dover attendere la maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia. Spetta a tutte le lavoratrici dipendenti (sia del settore pubblico sia di quello privato) e alle lavoratrici autonome, che possiedono contributi previdenziali al 31 dicembre 1995.
È, dunque, necessario che le lavoratrici siano iscritte all’Assicurazione Generale Obbligatoria , al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD), alle Gestioni speciali dei lavoratori autonomi o ai suoi Fondi sostitutivi o esclusivi.
Attualmente, i presupposti per poter smettere di lavorare in anticipo attraverso Opzione Donna sono i seguenti:
- maturazione, entro il 31 dicembre 2021, di un’anzianità contributiva uguale o superiore a 35 anni. A tal fine, è utile qualsiasi forma di contribuzione, versata o accreditata in favore della lavoratrice. Tuttavia, non è consentito il cumulo gratuito dei contributi, cioè la facoltà di sommare i versamenti accumulati in differenti Gestioni pensionistiche. Coloro che hanno contributi con varie casse previdenziali, dunque, possono usufruire della ricongiunzione dei contributi, ma a titolo oneroso;
- possesso di almeno 58 anni di età (per le lavoratrici dipendenti) o di 59 anni di età (per le lavoratrici autonome);
- cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Per le lavoratrici autonome, invece, non è richiesto tale requisito.
Sono, invece, escluse da Opzione Donna le lavoratrici:
- che hanno già utilizzato i contributi maturati per raggiungere il requisito contributivo;
- iscritte alla Gestione separata INPS;
- che possiedono già i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia o di anzianità;
- beneficiarie delle misure a favore degli esodati.
La finestra per accedere al pensionamento e la penalizzazione sull’importo
Le lavoratrici che possiedono tutti i presupposti stabiliti dalla normativa per accedere ad Opzione Donna, non ricevono immediatamente l’assegno pensionistico, ma devono rispettare delle finestre di uscita. Nello specifico, devono attendere:
- 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, se lavoratrici dipendenti;
- 18 mesi dal momento di maturazione dei requisiti, se lavoratrici autonome.
Le contribuenti, inoltre, hanno diritto alla cd. cristallizzazione del diritto alla pensione. Cosa significa? Che, se hanno raggiunto tutti i requisiti entro il 31 dicembre 2021, possono esercitare il loro diritto anche in un secondo momento, dopo la prima decorrenza utile. Questo, infatti, ha un impatto positivo sull’ammontare dell’assegno spettante, perché consente di accumulare maggiori contributi.
Uno svantaggio di tale sistema consiste, sicuramente, nel ricalcolo interamente contributivo della pensione, che comporta una penalizzazione della cifra spettante abbastanza consistente. I tagli, infatti, vanno dal 25% al 35%. Con il nuovo ricalcolo nel 2023, la riduzione dell’importo continuerà ad essere di circa il 30%.
Leggi anche il seguente articolo: “Opzione Donna con 35 anni di contributi: ecco come calcolarli per accedere alla pensione“.
Le novità del 2023 per usufruire di Opzione Donna
Il Governo Meloni ha deciso di confermare tale strumento di flessibilità in uscita anche per il prossimo anno, in attesa che la Riforma delle Pensioni renda, eventualmente, la misura strutturale. A partire da gennaio, tuttavia, ci saranno dei cambiamenti.
Nel 2023, infatti, le donne potranno andare in pensione in anticipo in momenti diversi, in base al numero di figli. In particolare:
- a 58 anni con 2 o più figli;
- a 59 anni con un solo figlio;
- a 60 anni negli altri casi.
Durante la conferenza stampa di presentazione della Legge di Bilancio 2023, il Ministro dell’Economica, Giancarlo Giorgetti, ha giustificato in questo modo la decisione: “per quanto riguarda la scelta sociale, abbiamo forse tagliato sulla spesa previdenziale, ma abbiamo investito sulla spesa previdente, cioè sui figli, su coloro che domani potranno mantenere tutti i pensionati e la spesa pensionistica. Perché la più grande Riforma delle Pensioni è quella che premia la natalità, altrimenti non ce n’è per nessuno”.
Tale scelta ha suscitato numerose perplessità e critiche. A d esempio, in molti si sono chiesti come mai i presupposti di accesso per la pensione anticipata per gli uomini non sono, invece, legati al numero di figli avuti. Sotto questo punto di vista, la misura appare discriminatoria.
Come presentare domanda per Opzione Donna?
La richiesta per usufruire di Opzione Donna può essere inoltrata:
- in via telematica all’INPS, tramite l’apposito sito web;
- attraverso il Contact Center, al numero 803 164 (gratuito, da rete fissa) oppure allo 06 164 164 (da rete mobile, a pagamento);
- tramite Enti di patronato e intermediari INPS.
Se si sceglie l’invio telematico, bisogna collegarsi al sito www.inps.it, tramite una delle credenziali digitali SPID, CNS, CIE o PIN INPS (per i cittadini stranieri che non possiedono un documento di riconoscimento italiano).
Quota 103: chi potrà beneficiare del nuovo strumento?
La manovra finanziaria per le pensioni costerà alle casse pubbliche circa 800 milioni di euro. Una novità è l’introduzione, dal prossimo anno, di Quota 103. Si tratta di uno strumento che permetterà a tutti di accedere alla pensione anticipata, con 62 anni di età e 41 di contribuzione. In base alle prime stime dell’INPS, dovrebbero essere circa 48 mila i lavoratori coinvolti.
Tuttavia, chi è intenzionato a smettere di lavorare usufruendo di tale strumento, non può superare 5 volte la pensione minima. Questo significa che i nuovi pensionati non possono ricevere più di 2.850 euro al mese.