È in arrivo una nuova rivalutazione degli assegni pensionistici, suddivisa in 6 fasce. In cosa consiste tale sistema?
Addio all’attuale metodo di rivalutazione a tre scaglioni. Nel 2023 e 2024, un nuovo Bonus comporterà l’aumento delle pensioni minime.
Per effetto di un recente Bonus, gli assegni previdenziali minimi, nel 2023, saliranno a 570 euro e a 580 euro, nel 2024. Si applicherà un nuovo sistema con 6 fasce, che assicurerà la rivalutazione piena solo per le pensioni di importo fino a 2.100 euro.
Si passerà, poi,all’80%, per le cifre inferiori o pari a 2.625 euro, al 55% per quelle tra i 2.626 e i 3.150 euro, al 50% tra i 3.151 e i 4.200 euro, al 40% tra i 4.201 e i 5.250 euro e al 35% per le prestazioni di importo superiore a quest’ultima soglia.
I tecnici del Governo Meloni hanno pensato a tale manovra per indicizzare le pensioni all’aumento del costo della vita. Nella Legge di Bilancio 2023, inoltre, sono state introdotte ulteriori misure, come Quota 103 (con 62 anni di età e 41 di contributi) ed il Bonus del 9,19% per i lavoratori che opteranno per il rinvio della pensione anticipata. Ma analizziamo, nel dettaglio, il provvedimento.
Per tutte le informazioni più dettagliate, consulta il seguente articolo: “Nuova rivalutazione pensioni: in arrivo aumenti per le minime“.
Rivalutazione pensioni: addio al sistema di indicizzazione a tre fasce
A partire dal 1° gennaio 2023, finirà di essere in vigore l’attuale sistema basato sulle 3 fasce di reddito, per la rivalutazione delle pensioni. Nello specifico:
- il 100% per gli assegni fino a 4 volte il trattamento minimo INPS (ossia circa 525 euro);
- il 90% per quelli superiori a 4 volte e fino a 5 volte il minimo;
- il 75% per le pensioni superiori a 5 volte il minimo.
Nei giorni scorsi, il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il Decreto che istituisce al 7,3% la quota di indicizzazione al caro vita, relativamente alla rivalutazione che dovrà subentrare dal prossimo gennaio.
L’Esecutivo, inoltre, ha stabilito che, per il Biennio 2023-2024, sarà predisposto un nuovo sistema di perequazione degli assegni pensionistici, a favore dei trattamenti al minimo. Esso, infatti, prevede la rivalutazione piena per le pensioni fino a 4 volte il minimo e riduce, progressivamente, gli adeguamenti per le prestazioni superiori a tale soglia.
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Sei nuove fasce: quali conseguenze sugli importi delle pensioni?
Dunque, anche per il 2023, la rivalutazione sarà piena per gli assegni fino a 4 volte il minimo INPS (cioè di circa 2.100 euro). Superato tale tetto, poi, subentrano le riduzioni. Nello specifico, l’adeguamento sarà dell’80% per le pensioni uguali o minori a 5 volte il minimo, del 55% per quelle tra 5 e 6 volte il minimo, del 50% per gli assegni tra 6 e 8 volte il minimo, del 40% tra 8 e 10 volte il minimo e, infine, del 35% per le pensioni superiori a 10 volte il minimo (di circa 5.250 euro). Per i trattamenti al minimo (di 525 euro), invece, è prevista una rivalutazione maggiorata.
Il Ministro Giorgetti ha sottolineato che, per le pensioni minime, le rivalutazioni saranno “rafforzate”. In che modo? Il minimo sarà innalzato dell’1,5%, nel 2023, e del 2,7% nel 2024. Considerando che l’indicizzazione è del 7,3%, i trattamenti previdenziali più poveri dovrebbero innalzarsi fino a circa 570 euro il prossimo anno e a circa 580 nel 2024.