L’ipotesi Opzione Uomo, con la possibilità di andare in pensione a 58 anni e con 35 anni di contribuzione, è davvero fattibile?
La Legge di Bilancio 2023 non ha riservato grandi sorprese in ambito pensionistico. Come prospettato, sono state prorogate Opzione Donna e Ape Sociale ed è stata introdotta Quota 103, in sostituzione di Quota 102.
Bisognerà, dunque, attendere ancora per la Riforma delle pensioni, ma Giorgia Meloni è intenzionata ad attuarla entro la fine della legislatura. Nei prossimi anni, dunque, dovrebbe esserci una vera e propria rivoluzione dell’intero sistema pensionistico, con la possibile adozione di un innovativo strumento: Opzione Uomo. Di cosa si tratta?
Leggi anche: “Pensioni tra conti, ricette e regole: la soluzione passa per Opzione Uomo e Quota 102“.
Opzione Uomo: pensione a 58 anni per tutti?
Il rinnovo di Opzione Donna è sicuro, anche se fanno discutere le modifiche al requisito anagrafico di accesso, basate sul possesso di figli. Per scoprire a cosa ci riferiamo, è possibile consultare il seguente articolo: “Pensione Opzione Donna: nel 2023 straordinarie novità per le lavoratrici”.
Dal prossimo anno, le lavoratrici potrebbero accedere al pensionamento anticipato a 58 anni di età, se possiedono 2 o più figli, a 59 anni, se possiedono un solo figlio, oppure a 60 anni, se non hanno figli. In altre parole, ad eccezione dell’anzianità contributiva di 35 anni, lo strumento dovrebbe ruotare intorno alla maternità.
Dopo le accuse di discriminazione, tuttavia, potrebbe esserci un passo indietro su tale innovazione. L’alternativa potrebbe essere innalzare semplicemente di un anno il requisito anagrafico, a 60 anni per tutte, oppure di spostare solo il termine per la maturazione dei presupposti, dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2022.
Ma che fine ha fatto la proposta della cd. Opzione Uomo, che riconosceva la possibilità di beneficiare della pensione a 58 anni anche ai lavoratori?
È possibile estendere Opzione Donna anche agli uomini?
La pensione a 58 per le lavoratrici è, senza dubbio, un enorme vantaggio, perché attribuisce uno sconto di ben 8 o 9 anni sull’età pensionabile. Quello che, al contrario, è meno conveniente è il calcolo dell’assegno col sistema contributivo puro, che comporta una notevole riduzione dell’importo.
Innanzitutto, più tardi si va in pensione con Opzione Donna, minore sarà la penalizzazione economica. All’età di uscita, infatti, è legato il cd. coefficiente di trasformazione, per mezzo del quale il montante contributivo accumulato dalla lavoratrice si tramuta in pensione. Inoltre, maggiori sono i contributi maturati prima del 1996, maggiore sarà la penalizzazione (in alcune ipotesi può raggiungere anche il 30%). Di conseguenza, meno anni rientrano nel calcolo retributivo (fino al 31 dicembre 1995) e minore è il taglio dell’assegno previdenziale.
Proprio l’aspetto economico è quello che viene valutato più attentamente dalle lavoratrici, prima di decidere se fruire della pensione anticipata. L’impatto che esso potrebbe avere sulla determinazione della cifra dell’assegno, è uno dei motivi che rendono acceso il dibattito su un’ipotetica Opzione Uomo.
Opzione Uomo è un progetto realmente attuabile?
L’introduzione di un’Opzione Uomo, con la pensione a 58 anni per tutti, dunque, è un’ipotesi che il Governo sta seriamente valutando. Per lo Stato, infatti, sarebbe conveniente, per una serie di ragioni. Si tratterebbe, infatti, di uno strumento realmente flessibile, perché lascerebbe la facoltà ai lavoratori di decidere quando andare in pensione, in base all’anzianità anagrafica e contributiva che si vuole raggiungere. In virtù del ricalcolo contributivo, anche un solo anno di lavoro in più significherebbe aumentare il montante e il coefficiente di trasformazione.
Inoltre, una misura simile non avrebbe un impatto disastroso per le finanze pubbliche (come, invece, avrebbe una Quota 41 aperta a tutti). Opzione Uomo, dunque, potrebbe addirittura essere da esempio per la futura riforma del sistema previdenziale.
Nelle ultime settimane, tuttavia, di questo strumento di pensione anticipata non si parla più (non ve ne è traccia neanche nella Legge di Bilancio). Ma se il futuro delle pensioni è il calcolo contributivo, sarà necessario garantire la flessibilità. Quest’ultima di ottiene solo tramite proposte che comportano diversi vantaggi o svantaggi a seconda del contribuente e della sua storia lavorativa.
Con la possibilità di una pensione a 58 anni per tutti (uomini e donne), ognuno potrebbe scegliere se smettere di lavorare prima e, per esempio, guadagnare un assegno di mille euro, oppure attendere i 67 anni di età e percepirne uno da 1.500 euro.
La pluralità di scelta, in pratica, dovrebbe essere l’essenza della flessibilità.