Toto Wolff ha deciso di esprimersi su una tematica molto delicata che riguarda la F1 moderna. Ecco cosa ha detto il boss Mercedes.
La F1 ha deciso di gareggiare in luoghi lontani negli ultimi anni, puntando sempre di più sul business e lasciando a casa la propria vera anima. Quando, negli anni Cinquanta, vennero disputate le prime edizioni del campionato del mondo, venivano disputate pochissime gare, e man mano ne sono state aggiunte molte altre.
Adesso siamo arrivati a ben 22 con la stagione appena terminata, e per il 2023 ce ne sono in programma 24, anche se con la cancellazione del GP della Cina bisognerà capire se tale tappa verrà rimpiazzata o meno. In lizza ci sono il Portogallo e la Turchia, ma ciò non cambia poi di molto la sostanza.
Il problema della F1 moderna è stato l’abbandono di tanti tracciati storici, favorendo l’ingresso in calendario di tappe in luoghi che non hanno cultura motoristica, ma in grado di sganciare vagonate di milioni che finiscono nelle casse degli organizzatori. Da questo punto di vista, il pioniere è stato Bernie Ecclestone, che lanciò alcuni tracciati inediti disegnati dal suo architetto di fiducia, vale a dire Hermann Tilke.
Le prime creature di quest’ultimo furono la pista di Sepang in Malesia, quella di Shanghai in Cina e quella di Sakhir in Bahrain, per poi aprire il campo a tanti altri nuovi paesi. Nel 2008 è stata la volta del cittadino di Singapore, la prima gara in notturna della storia, ed in seguito Abu Dhabi nel 2009.
Fortunatamente, le piste di Yeongam in Corea e quella di Nuova Delhi in India sono durate soltanto poche stagioni, ma Liberty Media ha deciso di seguire alla lettera il percorso iniziato da Ecclestone, puntando su dei calendari molto difficili da interpretare. Essendo un’azienda statunitense, il CEO Stefano Domenicali conta molto sulle gare oltreoceano, ed oltre al GP degli Stati Uniti ad Austin, nel 2022 è stato inserito quello di Miami.
Purtroppo per i veri appassionati, il tracciato situato in Florida è un vero e proprio obbrobrio, fatto per organizzare un finto spettacolo adatto solo ai “ricconi”. La stessa cosa accadrà il prossimo anno a Las Vegas, dove si correrà addirittura al sabato sera, con i biglietti meno cari che verranno venduti alla modica cifra di 1000 euro.
Oltre alle tappe appena menzionate, si spinge sempre di più per andare in Medio Oriente. Nel 2004 si corse per la prima volta in Bahrain, ed un lustro più tardi arrivò anche Abu Dhabi. Lo scorso anno sono entrate in calendario il Qatar e l’Arabia Saudita, con quest’ultima che ora vuole organizzare anche una seconda tappa da aggiungere a quella di Jeddah.
Nel Circus l’ipocrisia è al massimo, dal momento che gli organizzatori non ci hanno pensato un attimo a cancellare il GP di Russia visti gli accadimenti in Ucraina, però si è deciso di correre tranquillamente in paesi dove i diritti umani sono un optional. Incredibile, in tal senso quello che è accaduto proprio a Jeddah lo scorso marzo, quando alcune bombe sono esplose a pochi chilometri dalla pista, decidend però di proseguire con il regolare svolgimento dell’evento.
A tutto ciò non sembra esserci un limite, e nel frattempo le piste europee sono sempre meno. La Germania non ha un GP, stesso destino che ora ha colpito la Francia, mentre l’Italia può dirsi fortunata con le tappe di Imola e Monza, anche se quest’ultima pare essere a serio rischio in chiave futura.
F1, Toto Wolff parla di un tema molto delicato per il Circus
La F1, come detto, ha deciso di vendere la propria anima in cambio di vagonate di milioni, ma le tante gare in Medio Oriente stanno davvero diventando un problema. Per il GP dell’Arabia Saudita, la cui prima edizione venne disputata esattamente un anno fa, venne addirittura imposto un dress code molto severo da rispettare, pena pesantissime sanzioni da pagare.
Toto Wolff, boss della Mercedes, ha parlato proprio delle tematiche sociali che collegano un GP di F1 alla realtà del paese che lo ospita, sottolineando alcuni aspetti interessanti: “A mio modo di vedere, quando andiamo a correre un Gran Premio da qualche parte accendiamo i riflettori su quel paese“.
Wolff ha aggiunto: “Così facendo, si può dare il via ad un cambiamento, questo è uno dei grandi poteri dello sport in generale. Non possiamo nasconderci quando giriamo il mondo, conosciamo nuove culture, leggiamo i giornali di quei posti. Sento però che quando siamo da qualche parte, in un modo o nell’altro, abbiamo un impatto su quei luoghi. Ciò è molto importante per me personalmente e per tutto il nostro movimento“.
Il team principal della Mercedes ha parlato di verità sacrosante, che però spesso vengono messe in dubbio da alcuni paesi. Impossibile dimenticare quanto accadde in Ungheria lo scorso anno, quando Sebastian Vettel si dichiarò a favore della comunità LGBTQ+ ed indossò una maglietta ed un casco con l’arcobaleno.
In quel caso, arrivarono persino delle minacce dal presidente Vitkor Orban, il quale non è proprio fautore di tali diritti, anzi, ne è un convinto oppositore. Purtroppo però, nel Circus moderno contano solo e soltanto i denari, e per chi comanda è meglio correre in Arabia Saudita, vicino a bombe e scenari pericolosi, piuttosto che organizzare un bel GP al Nurburgring o a Magny-Cours, su tracciati veri e sicuri portatori di pubblico e spettacolo.
Con le gestione attuale, la situazione non andrà mai in miglioramento, e purtroppo dovremo fare il callo con un Circus in caduta libera. L’unica speranza è che le squadre ed i piloti ci regalino delle sfide corrette ed equilibrate, anche se le piste che fanno da teatro possono fare tutta la differenza del mondo.