Tra i punti chiave della manovra economica, vi sono i previsti aumenti delle pensioni minime a proteggere il potere di acquisto dei pensionati. Che cosa dobbiamo aspettarci per il nuovo anno?
Tra le priorità di questo Governo non può che esserci la materia della previdenza ma, in attesa di una riforma strutturale ed organica, le istituzioni debbono adottare misure idonee al momento e ad essere una risposta alla difficile fase socioeconomica odierna, caratterizzata dal boom inflazione e dall’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità.
Rischi concreti di erosione del potere di acquisto e, proprio per salvaguardare i risparmi dei pensionati e delle loro famiglie, ecco le novità in tema di pensioni minime, con aumenti in vista per il 2023.
Di seguito parleremo proprio di questo, in considerazione dei lavori in corso di svolgimento sulla legge di Bilancio. E ricorderemo che cosa sono le pensioni minime.
Pensioni minime: il contesto di riferimento
Spesso scambiata per l’assegno sociale, la pensione minima è un trattamento differente per finalità, che riguarda circa due milioni e mezzo di aventi diritto. Prevista da una legge del 1983, la pensione minima deve essere garantita a coloro i quali altrimenti verserebbero in condizioni di oggettiva indigenza. Essa è dunque mirata a permettere una vita libera e dignitosa, e a far fronte alle fondamentali spese di ogni giorno.
Il suo ammontare è rivalutato di anno in anno sulla scorta del tasso di inflazione, così come individuato dall’ISTAT. L’importo delle pensioni minime non è legato agli anni di contributi versati. Inoltre, al di là dell’anzianità contributiva in gioco detto assegno scatta per tutti i percettori di pensione, se non si toccano i valori minimi di cui alla legge.
Ricordiamo ancora che questa integrazione al minimo copre tutti i tipi di pensione, ovvero: tutti i trattamenti di vecchiaia, quelli anticipati di anzianità, le pensioni di reversibilità ai superstiti che – se di ammontare più basso della soglia via via prevista dalla legge – sono incrementati per raggiungere le soglia fissata per condurre un’esistenza dignitosa.
Ricordiamo inoltre che chi nella sua vita non ha versato contributi non potrà incassare la pensione, come neanche l’integrazione, ma potrà contare sull’assegno sociale, che vale per tutti i cittadini, anche stranieri a condizione di essere residenti nel nostro paese da almeno 10 anni, a partire dai 67 anni di età.
Legge di Bilancio 2023 e novità per tutelare il potere di acquisto: possibile la pensione minima a 1000 euro?
Come accennato poco sopra, è interessante dare un’occhiata alla situazione attuale e a quali saranno gli aumenti per le pensioni minime, sulla scorta delle regole vigenti e di ciò che potrebbe cambiare. Ricordiamo che la manovra va approvata entro fine anno, onde evitare di cadere nell’esercizio provvisorio, il quale limiterebbe grandemente la spinta riformatrice del Governo e gli investimenti.
Ebbene, l’aumento delle pensioni minime è stato un cavallo di battaglia del centrodestra nella campagna elettorale estiva, in particolare di Forza Italia. Perciò non ci si deve stupire se il testo della legge di Bilancio comprende anche una parte espressamente dedicata proprio all’incremento da riconoscere a questi trattamenti. Non solo. Alcuni emendamenti affrontano espressamente il delicato argomento e, come intuibile, stanno rendendo assai vivace il dibattito politico sulla maggiorazione da assegnare ai pensionati, che vivono in condizioni di difficoltà economica.
Il punto è che la manovra non può non tener conto dell’equilibrio dei conti pubblici, che deve ove possibile essere sempre ricercato. Per questo è al momento in archivio l’idea di portare le pensioni minime a 1000 euro al mese. Se ne potrebbe parlare forse molto più in là nel corso di questa legislatura, ma il fatto oggettivo è che non vi sarebbero risorse sufficienti a coprire un trattamento di questo importo.
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Diverse ipotesi di aumento pensioni minime sul tavolo
In questi giorni si sta anche parlando di una possibile pensione minima portata a 600 euro, per lo meno per gli over 75 in possesso di determinati requisiti. L’idea arriva da Forza Italia, ma non è detto che si trasformi in un articolo della legge di Bilancio, se pensiamo che l’iniziativa si scontra comunque con la necessità di contenere la spesa previdenziale e di trovare un equilibrio nell’utilizzo delle risorse a disposizione.
In effetti si registra una certa incertezza su questi temi, vista la varietà di proposte emerse. C’è anche chi sostiene l’ipotesi della percorribilità della strada favorevole all’importo delle pensioni minime a 570 euro per tutti i pensionati beneficiari di questo trattamento. Come pure si è parlato delle pensioni a 600 o anche 590 euro ma solo per chi ha superato i 75 anni.
Alcuni numeri interessanti nella legge di Bilancio 2023
Tuttavia qualche punto fermo c’è. Infatti all’interno della bozza della manovra, sottoposta alla fase degli emendamenti e della valutazione del parlamento, compare che le pensioni minime registreranno incrementi tali da far recuperare il 100% dell’inflazione fissata, per il 2023, al 7,3%. Una mossa chiaramente pensata per proteggere il potere di acquisto ed evitare che il boom inflazione vada a pesare in modo spropositato sulle tasche e sui risparmi di non pochi pensionati.
Sono i numeri a chiarire meglio di ogni altra cosa la prospettiva: infatti la pensione minima avrà nel 2023 un valore più alto perché passerà dagli attuali 525,38 a 563,73 euro (salvo novità). Mentre a conti fatti, il totale per l’anno prossimo sarà in aumento da 6.829,94 a 7.328,49 euro.
In particolare, nel 2023, l’integrazione sarà riconosciuta in modo pieno a chi ha un reddito personale non maggiore di 7.328,49 euro, oppure in misura parziale a chi ha un reddito sotto i 14.656,98 euro – ovvero il doppio del trattamento minimo.
Mentre gli assegni pensionistici e assistenziali che non oltrepassano il minimo, in modo straordinario e a partire dall’inizio del prossimo anno, conseguiranno un ulteriore incremento di 1,5% nel 2023 e 2,7% nel 2024. La linea nel disegno di legge di Bilancio indica peraltro che gli aumenti in oggetto sarebbero da intendersi comunque come temporanei, perché finiranno per essere riassorbiti dopo due anni.
Resta comunque il fatto che siamo ancora sul terreno delle ipotesi, finché il testo della manovra non sarà approvato entro fine anno – ad evitare l’esercizio provvisorio. I diretti interessati, nel frattempo, dovranno fare riferimento alle norme valide nel 2022.