Il denaro sul conto corrente rischia di perdere di valore a causa dell’inflazione che aumenta e non intende arrestarsi.
La Banca centrale europea continua ad aumentare i tassi e di conseguenza la crisi economica italiana avanza inesorabile.
Gli ultimi mesi del 2022 hanno visto l’aumento delle tariffe del gas e dell’energia elettrica, dei beni alimentari e i tassi dei mutui. Questi, come reso noto dalla Banca d’Italia, a ottobre sono saliti fino al 3,23%; nel mese di settembre i tassi erano del 2.65%.
Conto corrente: cosa accade ai nostri risparmi in questo periodo di crisi economica
Le conseguenze negative, come sempre, ricadono sui finanziamenti sottoscritti soprattutto dalle famiglie. Inoltre, a costare di più saranno i prestiti con un tasso variabile che rappresentano il 40% del totale. Sembra, invece, che i tassi per il mutuo prima casa destinati agli under 36 anni non siano cambiati.
Il resto dei beneficiari di un qualche finanziamento secondo il Codacons potrebbe pagare fino a 1.800 euro all’anno in più. Soldi in più che si andranno ad aggiungere alla forte inflazione che sta mettendo in ginocchio le finanze dei clienti di banche e istituti di credito: siano essi privati o aziende.
La situazione, però, potrebbe continuare anche nel 2023 anche se i beneficiari del mutuo potrebbero contare su una serie di norme, tra le quali la sospensione delle rate.
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Anche i finanziamenti per le ristrutturazioni delle case sono aumenti ma con importi e durata medi in calo rispetto agli anni precedenti: 13.700 euro in 5,7 anni.
L’aumento dei tassi per le banche è un beneficio sul fronte patrimoniale ma non su quello marginale. Tra l’altro la BCE non si occupa solo dei tassi ma anche al rientro della liquidità che in questi anni è stata immessa sul mercato in grande quantità.
Ecco i dati negati segnalati da ottobre 2022: i prestiti bancari hanno rallentato e si assestano al 3,4% (nel mese precedente era del 4%); invece i prestiti alle famiglie sono aumentati del 4%.
I depositi bancari del settore privato a ottobre sono calati dello 0,1% che rappresenta il valore più basso dal 2021.