C’è una malattia reumatica che da accesso ad alcuni importanti sussidi economici. Scopriamo di quale si tratta.
La fibromialgia è una patologia molto comune, che colpisce i muscoli e i tessuti fibrosi, detta anche “malattia invisibile”.
Essa, purtroppo, non rientra ancora nell’elenco delle infermità per le quali si può ottenere il riconoscimento dell’invalidità. La legge, tuttavia, stabilisce dei sussidi economici per i malati. Da qualche anno, poi, se ne discute anche in Parlamento, grazie alla proposta di vari disegni di legge, rivolti all’inserimento della fibromialgia nei LEA (i Livelli Essenziali di Assistenza), utile per la concessione dell’invalidità. Vediamo, quindi, quali sono le misure previste dal nostro ordinamento in ausilio dei soggetti affetti da questa subdola patologia.
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Che cos’è la fibromialgia e perché necessita di sussidi economici?
Per comprendere l’importanza di attribuire carattere invalidante alla fibromialgia e quanto sia fondamentale predisporre determinati sussidi economici a favore dei malati, bisogna sottolineare quali sono i suoi sintomi. In particolare, è necessario capire quanto essi possano influire sulla vita delle persone.
La parola “fibromialgia” indica un dolore nei muscoli e nelle strutture connettivali fibrose (ossia i legamenti ed i tendini). Gli esperti parlano di “sindrome”, perché si manifesta attraverso segni e sintomi specifici che si presentano in contemporanea. Nello specifico, si tratta di:
- dolori muscolari diffusi;
- disturbi del sonno;
- colon irritabile;
- bruciore alle parti intime;
- “fibro-fog” (cioè la difficoltà di concentrarsi e compiere semplici elaborazioni mentali);
- stanchezza cronica.
Questi sintomi possono essere fortemente invalidanti, perché possono causare una drastica riduzione della capacità lavorativa ed influire sulle relazioni personali.
Quali sono i sussidi economici per la fibromialgia?
Il nostro ordinamento, come già accennato, stabilisce degli specifici sussidi economici per le persone affette da fibromialgia. Bisogna sottolineare, tuttavia, che, poiché la malattia non rientra tra quelle per le quali si può richiedere l’invalidità, non è possibile ottenere assegni di assistenza o pensioni di invalidità INPS.
Gli unici sussidi economici disponibili, infatti, sono quelli relativi ad un Fondo creato con la Legge di Bilancio 2022 e le agevolazioni approvate a livello regionale, appositamente per i malati di fibromialgia.
In particolare, i pazienti hanno diritto ai seguenti benefici:
- Fondo di 5 milioni di euro, destinato allo studio, l’analisi e la cura della fibromialgia, aperto con la Legge di Bilancio 2022 presso il Ministero della Salute. Si spera che tale misura sia solo un primo passo verso provvedimenti più efficaci;
- indennità regionale del valore di 800 euro annui, prevista in via sperimentale dalla Regione Sardegna. Altre Regioni, come la Lombardia, la Puglia, la Sicilia e l’Emilia Romagna, hanno usato il Fondo del Ministero della Salute per istituire centri di ricerca sulla fibromialgia.
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In cosa consiste il Registro Italiano Fibromialgia?
Ma cosa si sta facendo, concretamente, per classificare la malattia come invalidante? Nel corso degli anni, ci sono state una serie di iniziative.
Ad esempio, nel 2019, su intervento del SIR (Servizio Informazione Religiosa) e grazie al patrocinio del Ministero della Salute, è stato attivato il Registro Italiano Fibromialgia. Fino ad oggi, sono state registrate le informazioni cliniche di oltre 4 mila pazienti, provenienti da 48 centri specialistici italiani.
La portata di questa operazione è enorme, se si pensa che si tratta di uno dei primi registri in Europa che riguarda le malattie da dolore cronico. L’acquisizione dei dati avviene attraverso una piattaforma telematica in cui sono conservate le informazioni anagrafiche e cliniche dei pazienti, quelle riguardanti la qualità della vita e la terapia. Tali dati vengono aggiornati di continuo.
Grazie al database è possibile effettuare una serie di verifiche tra i malati, tra cui:
- capire la reale portata della fibromialgia;
- accertarne il livello di gravità;
- imparare a conoscere il decorso naturale della malattia;
- verificare l’intervallo di tempo tra l’esordio dei sintomi e la diagnosi;
- osservare e aggiornare il percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale (PDTA);
- comprendere gli esiti e gli effetti socio- economici della patologia.
L’obiettivo è anche di ottenere uno strumento utile per la ricerca clinica sulla fibromialgia.
La necessità di riconoscere la fibromialgia come malattia invalidante
I sussidi economici riservati ai pazienti affetti da fibromialgia sono davvero inconsistenti. Per quale motivo non è qualificata come sindrome invalidante?
La circostanza deriva dal fatto che la causa della patologia non è conosciuta. È considerata una sindrome reumatica non tipica e, dunque, non è inserita nella guida dell’INPS per l’ottenimento dell’invalidità.
L’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), però, ha incluso la fibromialgia tra le patologie dolorose croniche invalidanti. In Italia, invece, l’invalidità derivante da questa malattia è stata ammessa solo da alcune Commissioni mediche dell’ASL, come quella di Varese.
Emerge, dunque, quanto sia ancora lunga e tortuosa la strada verso il riconoscimento della fibromialgia come patologia invalidante. Dei passi in avanti, di sicuro, sono stati fatti, come la predisposizione di specifici sussidi economici. Non resta che attendere le mosse future.