Sarà possibile aumentare la tassa di soggiorno su iniziativa delle autorità locali. Questo è quanto stabilito dall’emendamento del PD approvato in manovra dalla Commissione Bilancio, che sta alimentando polemiche tra gli albergatori.
Un periodo senza dubbio positivo per il made in Italy che, in occasione del periodo delle feste, va a segnare ottimi dati dell’export, a conferma che la nostra produzione continua riscuotere successo in tutto il pianeta.
E se il turismo nel nostro paese registra anch’esso dati molto positivi, notizie certamente meno buone arrivano per quanto riguarda la tassa di soggiorno, che potrà essere di fatto raddoppiata in alcune località della penisola.
C’è chi ha già fermamente criticato questo emendamento introdotto alla manovra ma tant’è: secondo gli ultimi aggiornamenti al testo della legge di Bilancio, da approvarsi in via definitiva entro fine anno – onde evitare il temuto esercizio provvisorio – serviranno più soldi per stare in albergo come turisti a partire dal 2023. Che cosa cambia nel dettaglio? E perché si può parlare di vera e propria stangata sulla tassa di soggiorno? Vediamolo insieme nel corso di questo articolo.
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Aumento tassa di soggiorno dal primo gennaio 2023: l’emendamento che fa discutere
Il citato emendamento alla manovra, a firma PD, in materia di imposta di soggiorno e approvato in Commissione Bilancio, non poteva che creare più di un malumore, considerato anche che proprio il turismo è uno di quei settori che maggiormente ha patito il periodo della pandemia e che, ora, non senza difficoltà si sta rialzando grazie alle prenotazioni e visite dei turisti stranieri e non.
Non a casoi sono immediatamente arrivate le critiche di Federalberghi e Federturismo Confindustria: “Il settore si sta appena risollevando dopo la pandemia”, queste le parole che riassumono uno stato d’animo ben evidente. “Maggioranza e opposizione si uniscono per sbloccare l’aumento delle tasse sui turisti“, ha aggiunto ancora Federalberghi a commento di una novità che sembra sempre più certa.
Ma linea emersa è quella accennata: di fatto un raddoppio della tassa di soggiorno fino 10 euro extra per stare in hotel. Infatti l’emendamento alla manovra comporta che le città con presenze turistiche 20 volte sopra quelle dei residenti possano accrescere più agevolmente l’imposta denominata ‘tassa di soggiorno’ anche da subito – ovvero a partire dall’1 gennaio 2023. Per disporre l’aumento saranno di riferimento i dati pubblicati dall’Istat riguardanti le presenze turistiche medie, riferite al triennio anteriore all’anno in cui le istituzioni locali decideranno di varare l’aumento.
Attenzione però, perché per il periodo 2023-2025 sarà considerata la media delle presenze turistiche del 2017-2019, saltando il riferimento degli anni della pandemia. In ogni caso, cambia che i comuni non saranno più individuati con il meccanismo del decreto ministeriale.
Tassa di soggiorno fino a 10 euro con l’emendamento alla manovra
Come abbiamo sopra accennato, un emendamento alla manovra approvato in commissione Bilancio facilita l’innalzamento dell’imposta di soggiorno a 10 euro nei Comuni capoluogo di provincia che, sulla scorta delle ultime rilevazioni, abbiano avuto presenze turistiche venti volte maggiori a quelle dei residenti. In buona sostanza sarà scelta discrezionale dell’autorità locali aumentare la tassa di soggiorno fino a 10 euro, ma è molto probabile che questa sarà la linea adottata.
Sono i numeri, come sempre, a chiarire al meglio la situazione. In linea generale finora la tassa di soggiorno era stabilita dai Comuni:
- con una prima aliquota più bassa per i B&B e affittacamere,
- mentre per i turisti soggiornanti in alberghi di fascia medio-alta il costo da pagare all’amministrazione locale è stato finora in media sui 5 euro.
Il punto è che, alla luce di questo emendamento, i comuni potranno scegliere di fare cassa arrivando a far pagare anche 10 euro. Chiaro che questo potrà pesare sui consumi in vacanza dei turisti e delle loro famiglie: facendo un rapido conto, per un soggiorno di una settimana in una città d’arte il rischio concreto è quello di sforare i cento euro di tassa di soggiorno. Anzi con questo nuovo intervento una famiglia con due figli potrebbe trovarsi con un contro di 280 euro a settimana per la sola tassa di soggiorno.
I punti deboli della tassa di soggiorno
Ecco perché sono giunte le critiche degli albergatori, i quali hanno rilevato che, per questa via, i comuni potranno incrementare le entrate a colpi di tasse che colpiranno la fascia di turisti che pernotta negli hotel, senza che – al contempo – siano combinate regole ad hoc per quella vasta platea di soggetti che, a vario titolo e non sempre legalmente, dà alloggio nelle maggiori località turistiche e città d’arte. Alla tassa in oggetto si somma peraltro l’Iva su prodotti e servizi turistici, rendendo i visitatori del nostro paese tra i turisti più tartassati nel globo.
Senza contare che è un dato di fatto quello per cui per turisti ed albergatori la tassa di soggiorno è già una tassa poco gradita di suo, anche perché c’è chi tra gli albergatori ha fatto notare che – in teoria – avrebbe dovuto costituire tecnicamente un’imposta di scopo mirata agli investimenti per lo sviluppo del turismo. Invece la situazione si è rivelata differente e le risorse sono arrivate al settore turismo in modo molto scarso, e solo per alcuni territori.