I lavoratori dipendenti hanno diritto all’indennità di malattia professionale anche se soffrono di specifici disturbi psichici. Eco quali.
L’indennità di malattia deve ricomprendere anche le ipotesi di ansia e depressione derivanti dall’attività lavorativa.
A stabilirlo è la Corte di Cassazione, tramite l’Ordinanza n. 29611 dell’11 ottobre 2022. Se, dunque, il lavoratore è afflitto da tali patologie a causa dell’impiego che svolge, ha diritto al sussidio economico.
Il Testo Unico n. 1124/65 contiene un elenco dei requisiti per ricevere l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. In particolare, sottolinea che tutte le patologie fisiche e psichiche attribuibili al rischio lavorativo sono indennizzabili.
La Cassazione ha esaminato proprio il caso di un dipendente che aveva sviluppato la depressione a causa dell’attività lavorativa. Di conseguenza, l’INAIL (l’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) gli ha riconosciuto l’indennità di malattia.
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Indennità di malattia per ansia e depressione: quando spetta?
In base ai rapporti dell’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), la depressione è la malattia mentale più comune al mondo.
Quando è provocata da circostante legate alle mansioni che si svolgono a lavoro, da diritto all’indennità di malattia. Si tratta di una prestazione economica che è erogata in presenza di infortuni o eventi dannosi per i dipendenti, dai quali deriva l’incapacità temporanea al lavoro.
L’INAIL precisa che il sussidio spetta a partire dal quarto giorno di manifestazione della malattia professionale (i primi tre, invece, sono a carico del datore di lavoro). Termina, invece, con la fine della malattia e la guarigione clinica del lavoratore.
Il pagamento dell’indennità di malattia da parte dell’INAIL avviene nelle seguenti modalità:
- al dipendente viene corrisposto il 60% della retribuzione media giornaliera fino al 90° giorno;
- a partire dal 91° giorno e fino alla fine della malattia, il sussidio aumenta al 75% della retribuzione media giornaliera.
Se il lavoratore è ricoverato presso una struttura di cura, la normativa prevede la riduzione di 1/3 della cifra dell’indennità. Questa regola, tuttavia, vige solo nell’ipotesi in cui il dipendente ricoverato non abbia figli a carico.
Il datore di lavoro, inoltre, ha l’obbligo di versare il 100% della retribuzione nella giornata in cui si è verificato l’infortunio; allo stesso modo, deve pagare il 60% della stessa retribuzione per i successivi 3 giorni, qualora il CCNL non disponga diversamente.
Come viene pagata l’indennità di malattia?
Il dipendente che si assenta da lavoro perché soffre di ansia o di depressione riceve l’indennità di malattia in uno di questi modi:
- accredito su conto corrente bancario o postale;
- versamento su libretto di deposito nominativo bancario o libretto di deposito nominativo postale;
- accredito su carta prepagata munita di codice IBAN;
- vaglia postale non trasferibile, intestato al percettore oppure pagamento in contanti (presso lo sportello postale o bancario), per gli importi non superiori ai mille euro di retribuzione.
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Prevenire la depressione: attenzione a questi segnali
Al fine di scongiurare gli effetti disastrosi di ansia e depressione, è fondamentale che il paziente, i suoi familiari, gli amici o i colleghi si accorgano in tempo dei sintomi delle malattie. Se si agisce tempestivamente, tramite percorsi con psicologi o psicoterapeuti, aumentano le possibilità di guarigione.
Quali sono, dunque, i segnali di allarme più diffusi della depressione da lavoro? Tra i principali ritroviamo:
- aumento degli stati di ansia;
- diminuzione della capacità di prendere decisioni;
- perdita di interesse per quello che si fa;
- sensazione di noia per le attività lavorative da svolgere;
- assenza di motivazione;
- senso di inadeguatezza e inutilità;
- perenne stato d’animo triste;
- aumento delle assenze dal lavoro.
Per quanto sia importante superare gli stati depressivi ed ansiogeni legati al lavoro, è utile fare riferimento ad una citazione della Fondazione Umberto Veronesi. “Il lavoro non è solo una fonte di reddito, ma anche il principale fattore di riconoscimento del nostro ruolo sociale, la fonte di una parte significativa dei nostri rapporti interpersonali e un’importante fonte di gratificazione psicologica e di sostegno alla nostra autostima.”