La retorica da falco contro l’inflazione ha depresso le aspettative di molti investitori che si erano rivolti ai BTP con cedole indicizzate.
L’inflazione è diventata la variabile che sta mettendo in discussione i profitti sul reddito fisso. Questo vale anche per coloro che hanno sottoscritto obbligazioni indicizzate.
La BCE sta imponendo la sua stretta monetaria senza riserve. Sui mercati ormai tutto tende a essere influenzato dalle mosse della banca centrale, sia in Ue che negli Stati Uniti. Oltre all’aumento dei tassi di interesse la BCE taglierà l’acquisto dei bond in scadenza per 15 miliardi di euro al mese a partire da marzo 2023.
Francoforte stessa sta nutrendo il pessimismo sul mercato finanziario, facendo soffrire di conseguenza le obbligazioni sovrane. I titoli di Stato scontano nel presente il calo dell’interesse degli investitori con rendimenti che si aggirano oggi tra il 3,5 e il 4 lordo.
Oltreoceano il Pil americano nel terzo trimestre è cresciuto del 3,2%, sopra le attese degli analisti che puntavano su un +2,9%. La crescita del Pil Usa nel terzo trimestre è stata rivista al rialzo, dopo le contrazioni nei primi due trimestri dell’anno, che lo hanno ridotto prima dell’1,6% e poi dello 0,6%
I dubbi sul corso dell’inflazione fa temere per i BTP con cedole indicizzate
Paradossalmente i timori per l’inflazione sono così acuiti che la notizia è stata accolta in modo negativo dai mercati; sia negli Stati Uniti che in Unione europea gli investitori temono che le Banche centrali continuino a inasprire la stretta monetaria rialzando i tassi di interesse in modo più incisivo.
Non è detto che l’inflazione alla fine salirà ulteriormente; è così che chi ha sottoscritto Titoli di Stato come il BTP Italia si trova oggi con un titolo che può diventare un fardello nei prossimi anni. Il valore negativo dei rendimenti netti intaccati da un’inflazione reale superiore al 7% potrebbe non essere più la variabile chiave per preferire i Titoli di Stato indicizzati all’inflazione italiana.
Intanto per il 2023 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha fornito le linee guida sulle nuove emissioni di Titoli di Stato. Ci potrà essere, secondo quanto riferito, un nuovo collocamento del BTP futura nel corso dell’anno. Tutto dipenderà dall’evoluzione delle condizioni di mercato. In particolare, lo Stato si riserva la massima flessibilità per attingere ai migliori risultati in termini di costo opportunità per questo tipo di finanziamenti.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha ricordato che, diversamente da quanto preannunciato, non ha ritenuto opportuno effettuare emissioni di BTP Futura nel corso di quest’anno. Al suo posto è stato invece offerto ai risparmiatori un titolo analogo; si tratta del BTP Italia il cui collocamento è stato effettuato con sorpresa anche dal nuovo Governo nel mese di novembre.
Nel 2023 scadono tre BTP Italia e non è detto la politica monetaria renda necessario emetterne altri
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha ricordato che nel 2023 scadono tre BTP Italia per un totale di 25 miliardi di euro. Nel corso del 2022 i due BTP Italia emessi hanno attirato investimenti per un totale di oltre 21 miliardi di euro.
Si tratta di un importo considerevole, in considerazione anche dell’esiguo ammontare dei reinvestimenti provenienti dall’unico Titolo in scadenza nell’anno, pari a poco oltre 2 miliardi di euro.
Il bisogno di cambiamento si fa sentire e mette in discussione la capacità dello Stato di finanziare l’attuale debito pubblico. Nonostante un’inflazione che in Italia sembra vicina al suo picco massimo il Mef ha continuato a proporre il titolo agli investitori al dettaglio. L’entusiasmo iniziale verso il BTP Italia è dovuto alle sue caratteristiche tecniche ottimizzate per fare fronte all’incertezza dell’attuale ciclo di mercato.
Tuttavia, adesso i suoi rendimenti sul mercato obbligazionario rimangono altalenanti, e lo saranno finché non avremo dati che mostreranno un’inflazione in frenata. Chi sottoscrive il BTP Italia con un’ottica di investimento di lungo periodo può nel frattempo contare su un premio fedeltà rilasciato in due fasi. Questa è pari all’1% ed è distribuito in coincidenza della metà e alla conclusione della vita del titolo.
Le decisioni difficili dei Governi si affiancano a quelle degli investitori e dei risparmiatori. Tutti cercano un modo per evitare che l’inflazione pesi sui risparmi accantonati e allo stesso tempo evitare perdite di natura finanziaria.
Cedola fissa o indicizzata, quali BTP preferire data la possibile inflazione in calo
L’ultimo BTp Italia emesso sotto il governo Meloni, con codice ISIN IT0005517195 ha scadenza il 22 novembre 2028 e come gli altri una cedola reale garantita di 1,60%. Dopo settimane di sostanziale stabilità della quotazione, salita persino sopra la pari esso è sceso ai prezzi intorno a 96,7 centesimi. Si tratta di un crollo del valore del capitale investito del 3,30% con un rendimento medio netto del 2,43% all’anno.
Se i prezzi sono scesi velocemente nelle ultime sedute, guardando al medio termine vi sono elevate probabilità che risalgano. Il BTP Italia come gli altri Titoli di Stato è esposto alle incertezze economiche che si sconteranno sicuramente sul calo del Pil per il primo semestre del 2023.
La cattiva notizia è invece per coloro che lo hanno comprato sul mercato secondario e che speravano di guadagnare dalla rivalutazione delle cedole. Il confronto con BTP con medesima scadenza come il BTP dicembre 2028, mostra l’assenza della convenienza del rendimento indicizzato, data la cedola superiore del BTP ordinario e intorno oggi al 3,80%.
Se, come la tendenza delle politiche monetaria proseguirà di questo passo, l’inflazione media in Italia nei prossimi anni non sarà sufficientemente alta da giustificare l’investimento. In altre parole, avremmo fatto meglio a scommettere sulla cedola fissa.