Il 2023 è ormai alle porte; per il prossimo anno non mancano certo gli spunti di investimento. Il settore delle obbligazioni è uno dei pochi destinato a contenere le perdite.
I listini azionari sono finiti in negativo e mentre sul fronte valutario il dollaro è riuscito a rafforzarsi sopra la maggior parte dei cambi.
Se si vuole interpretare il presente per avere una prospettiva sulla prima parte del 2023 non si può non considerare queste direttrici: situazione sull’azionario, forza del dollaro e conflitto russo ucraino.
Una situazione difficilmente prevedibile che si conferma in evoluzione almeno fino alla prima metà del 2023. L’inverno è una stagione che non rivelerà sorprese sul fronte del conflitto armato. È il momento migliore per la Russia di massimizzare gli sforzi bellici. Se si avrà un’accelerazione in questo senso una pace di compromesso potrà arrivare prima dell’inizio della primavera.
Cosa significa una tregua della guerra in Ucraina per i mercati è presto detto: minore pressione sul prezzo dell’energia e quindi sull’inflazione. Consumi e crescita possono essere ancora salvati? Gli ultimi dati sul fronte macro hanno mostrato a dicembre che la fiducia dei consumatori Usa ha visto un rimbalzo passando a 101,4 di novembre a 108,3 contro attese per 101,0. Le aspettative per l’inflazione sui 12 mesi sono scese al 6,7% toccando il minimo da settembre 2021, rispetto al 7,1% del mese precedente.
Le obbligazioni USA: una protezione non troppo costosa dal rischio
Non possono che beneficiarne le quotazioni dei Titoli di Stato decennali degli Stati Uniti. I rendimenti dei Treasury Usa a 10 anni sono prossimi a scendere al 3,5%; un incentivo per gli investitori a mantenersi investiti su di essi per continuare a monitorare debolezza e forza dell’economia globale.
Si tratta di una protezione non troppo costosa dal rischio di una variazione imprevista della tendenza in corso. La politica monetaria sarà l’ago della bilancia negli Stati Uniti; per il momento sembra che la Federal Reserve non dovrebbe avere bisogno di aumentare i tassi in modo aggressivo nel 2023.
Se le attese verranno confermate e l’inflazione continuerà a raffreddarsi, saremo comunque ancora lontani dall’obiettivo del 2%.
Le obbligazioni sovrane in eurozona continueranno a performare in termini di interessi in modo egregio anche il prossimo anno.
Come negli Stati Uniti, anche in Europa nel 2023 l’inflazione rimarrà una preoccupazione centrale. L’aspettativa sul peggioramento del quadro economico è mantenuta soprattutto dagli effetti del paniere energetico e dalla fragilità di alcuni Stati dell’eurozona. La BCE ha un minore margine di manovra per aumentare i tassi di interesse; per questi motivi l’inflazione ha maggiori possibilità di rimanere elevata per il corso dell’intero anno.
In Ue passiamo da una situazione di tassi negativi nella maggior parte dei Paesi dell’Eurozona a rendimenti dei titoli decennali che sono sopra il 4% per Italia, Grecia e Cipro; altri arrivano sopra il 3% e nessuno sotto il 2%. La corsa a rialzo ha portato la media dei rendimenti dei Titoli di Stato nell’eurozona al 3%.
Tra le novità in questo senso l’emissione calendarizzata al primo semestre del prossimo anno di Eurobond per un valore fino a 80 miliardi di euro. Tutte le emissioni saranno effettuate sotto la denominazione EU-Bonds e finanzieranno gli obiettivi europei per gli 80 miliardi previsti dalla vendita. Si tratta di Titoli che hanno il sostegno della garanzia della tenuta dell’intera eurozona; per questo godono del rating tripla A da parte di tutte le agenzie di valutazione internazionali e dovrebbero essere accessibili anche dai piccoli investitori con un taglio minimo di mille euro.