A gennaio 2023 l’ISEE deve essere rinnovato da molti contribuenti anche da coloro che sono lavoratori non a basso reddito.
Da marzo 2022 l’ISEE è diventato un documento ‘per tutti’, ovvero non solo da nuclei familiari o singoli con basso reddito ma anche da molti altri lavoratori.
Il motivo è l’Assegno Unico e Universale per i figli entro i 21 anni. In realtà, per ottenere questa misura non è obbligatorio presentare l’ISEE. Infatti, l’Assegno unico sarà erogato per diritto a tutti coloro che abbiano i requisiti; serve però per determinare l’esatto importo che spetta al contribuente.
Infatti, ricordiamo che fino a 15mila euro il nucleo familiare potrà percepire un importo massimo di 175 euro netti al mese (ma potrebbero esserci delle maggiorazioni). Invece, sopra i 15mila euro l’importo mensile scende fino ad arrivare a 50 euro per ogni figlio se il reddito è sopra i 40mila euro. Quest’ultimo importo sarà erogato a tutti coloro che non presentano la Dichiarazione sostitutiva unica (DSU). Attenzione però perché la componente patrimoniale e reddituale incide sull’ISEE anche nel 2023, ecco come.
ISEE 2023: come incidono i soldi sul conto corrente mettendo a rischio bonus e agevolazioni dei contribuenti
Tutti sanno che i soldi sul conto corrente non solo saranno ‘mangiati’ dall’inflazione ma incidono anche sull’ISEE. Infatti, quando si presenta una nuova DSU al CAF o a un patronato è necessario consegnare il saldo e la giacenza media non solo dei conti correnti, ma anche delle carte di credito, di debito, di un conto deposito o di qualsiasi altra forma di risparmio.
Il saldo e la giacenza media che dovrà essere considerato è quella entro il 31 dicembre di due anni prima rispetto alla presentazione della DSU. Quindi, per l’ISEE 2023 il saldo e la giacenza media si deve riferire al 2021. Il meccanismo è talmente contorto che molti contribuenti rischiano di perdere prestazioni, bonus o agevolazioni.
Ciò che incide sulla fruizione di qualunque agevolazione è la DSU e non l’ISEE. Infatti, quest’ultima considera il reddito totale del nucleo familiare in base ai componenti. Quindi più il nucleo è numeroso più l’ISEE si abbassa a parità di redditi e patrimonio. La DSU, invece, è il documento in cui sono riportati i dati reddituali e patrimoniali di ogni componente del nucleo familiare. Anzi, a dirla tutta è proprio il reddito che influenza l’ISEE per l’80%, mentre la componente patrimoniale incide solo per il 20%.
DSU 2021 cosa comporta per i contribuenti
Rinnovando l’ISEE a gennaio 2023, il saldo e la giacenza media dei conti correnti dovranno essere, come detto, quelli dell’anno 2021. Meccanismo anomalo che può comportare una variazione di dati, anche consistente perché i dati potrebbero essere completamente cambiati.
Utilizzare una parte del TFR o ereditare dei soldi o ricevere una qualsiasi somma di denaro (purché sia lecita) ha delle conseguenze per l’ISEE. Però molto dipende dall’importo ricevuto. Per quanto riguarda l’Assegno Unico non dovrebbero esserci molti problemi se nel 2021 risultasse un saldo un po’ più alto. Infatti, l’incidenza sulla componente patrimoniale è molto bassa.
Cosa diversa se fosse stato il reddito di cittadinanza perché questa misura ha tra i requisiti quello di rispettare le dotazioni mobiliari. Quindi la somma di denaro non solo avrebbe aumentato l’ISEE ma il reddito di cittadinanza non deve superare i 6mila euro.
Ritornando all’Assegno Unico per poter percepire la quota intera i contribuenti non devono superare i 15mila euro di ISEE. Nel caso in cui la soglia fosse superata, invece, la somma in banca sarà considerata ai fini dell’ISEE.