L’estensione della flat tax è una delle maggiori novità di questo Governo, ma perché le istituzioni puntano così tanto su questo meccanismo? Cerchiamo di chiarirlo, svolgendo alcune utili precisazioni sulla cd. tassa piatta.
L’approvazione della manovra del Governo permette, tra le molte novità, anche l’estensione della flat tax al 15% per autonomi e partite Iva fino a 85mila euro annui.
Insomma in tema di flat tax 2023, è certamente interessante chiedersi come funzionerà il regime forfettario e quanto di fatto risparmieranno lavoratori autonomi nonché coloro che hanno scelto di aprire una partita Iva
Come previsto specificamente dalla legge di Bilancio, la flat tax a partire dal primo gennaio di quest’anno al 15% sarà applicabile agli autonomi e partite Iva entro il tetto di 85mila euro di ricavi.
La novità attiene proprio alla soglia di reddito, per cui la tassa piatta – prevista dal primo governo Conte ma solamente per i redditi fino a 65mila euro – oggi potrà valere su un importo superiore di ben 20mila euro. Approfondiamo dunque queste novità, che sicuramente interesseranno un gran numero di lavoratori non subordinati.
Flat tax e regime forfettario 2023: una discriminazione verso i dipendenti?
D’altronde il Governo aveva già ampiamente promesso che avrebbe inciso sul carico fiscale gravante sui cittadini, riducendo ove possibile le tasse o comunque auspicando novità nel corso dell’anno.
Ebbene, grazie a questo importante aggiornamento da parte dell’Esecutivo Meloni, sale appunto di ventimila euro il range entro cui si può pensare di entrare nel regime forfettario, con un risparmio non indifferente sul piano delle tasse per i lavoratori autonomi.
Opportuno ricordare che la flat tax ha la peculiarità di sostituire l’Irpef a scaglioni e i suoi addizionali, la quale invece è versata dai lavoratori subordinati in base al loro reddito. Ecco perché se da un lato è vero che l’agevolazione per le partite Iva è oggettiva, è altrettanto vero che dall’altro lato – con l’approvazione della nuova soglia per la flat tax – gli osservatori del mondo del fisco e delle tasse si sono domandati se non sia in qualche modo in atto una sorta di discriminazione (indiretta) verso i dipendenti.
Ricapitolando, con il sistema flat tax 2023 abbiamo che il regime ordinario, che prima scattava sopra i 65mila euro, ora potrà essere applicato sopra gli 85mila. Entro questa fascia, sarà possibile avvalersi del regime forfettario.
Flat tax al 15%: perché è stata introdotta?
La flat tax al 15% consiste in una tassa piatta con una sola aliquota valevole sui lavoratori autonomi e le partite Iva. Come detto, la grande novità di quest’anno è rappresentata dalla soglia di accesso, perché si arriva a far valere questa tassa fino a 85mila euro. Soltanto sopra questo tetto sarà obbligatoria l’adesione al regime ordinario.
Si tratta di una tassa introdotta per una serie di risvolti che la rendono, quanto meno agli occhi del Governo, una scelta opportuna. La flat tax infatti semplifica il sistema fiscale, ed almeno negli auspici è in grado di generare crescita economica.
Non solo. L’abbassamento delle tasse e la semplificazione del fisco favoriscono la crescita dei consumi e degli investimenti, dando luogo a maggiore occupazione e stimolando il recupero dell’evasione fiscale.
Ecco perché secondo coloro che hanno ben accolto questa novità, non vi sarebbero dubbi nell’affermare che i sistemi di flat tax sono stati inseriti con la speranza di stimolare la crescita e lo sviluppo economico di un intero paese, al di là dei concreti benefici a favore di chi aderisce a questo regime fiscale.
A chi converrà di più?
Secondo alcune stime fatte dall’Osservatorio sui conti pubblici, la tassa piatta permetterà di far risparmiare diverse migliaia di euro di tasse ogni anno a lavoratori autonomi e liberi professionisti. E sempre secondo quanto analizzato dall’Osservatorio la flat tax converrà maggiormente a chi ha un reddito più elevato. E’ stata fissata una sorta di cifra chiave: ebbene, fino a un fatturato di 16.300 euro l’anno è preferibile aderire fiscalmente al regime ordinario, che comporta l’Irpef sotto forma di scaglioni. A quelle cifre è infatti una tassa più bassa della flat tax al 15%.
Al crescer del fatturato, invece, ovvero proprio dai 16.300 euro all’anno in su, è sempre meglio scegliere la flat tax, ma al contempo è vero che si allarga sempre più il divario rispetto a chi versa l’Irpef – che infatti, come è ben noto, continua ad aumentare. Ecco perché c’è chi sostiene una sorta di iniquità nel rapporto tra Irpef e flat tax, con un divario crescente tra autonomi e partite Iva da un lato e lavoratori assunti alle dipendenze dall’altro.