Da gennaio, sono previsti requisiti molto più stringenti per accedere ad Opzione Donna. Quali sono e cosa cambia?
Opzione Donna è stata prorogata anche per il 2023, ma la platea delle beneficiarie risulta abbastanza ristretta rispetto a prima.
Fanno molto discutere i correttivi ad Opzione Donna stabiliti con la nuova Legge di Bilancio. Dovrebbero, infatti, usufruire della misura soltanto le lavoratrici invalide almeno al 74%, le caregivers di familiari disabili gravi, le disoccupate o in esubero da aziende con tavoli di crisi attivi. Sono stati modificati, inoltre, i requisiti anagrafici, che sono diventati molto meno convenienti.
Queste novità stanno suscitando molti dubbi, soprattutto tra le lavoratrici che avevano maturato i requisiti per la “vecchia” versione di Opzione Donna.
Cerchiamo, dunque, di risolvere gli interrogativi più frequenti delle nostre lettrici.
Per ulteriori chiarimenti, consulta il seguente articolo: “Opzione donna 2023, cambia (quasi) tutto: le novità da conoscere per poter accedere alla pensione anticipata“.
Opzione Donna: a chi è riservata?
L’innovazione principale di Opzione Donna 2023 riguarda i requisiti di accesso. Innanzitutto, da quest’anno, la misura previdenziale sarà riservata solo alle lavoratrici che appartengono a tali categorie:
- caregivers da almeno 6 mesi del coniuge o di un parente di primo grado convivente con handicap grave, ai sensi dell’ 3, comma 3, della Legge 104/1992. È possibile accedere alla misura anche se si è caregivers di un parente o un affine di secondo grado convivente, ma solo se i genitori o il coniuge del disabile hanno più di 70 anni d’età, oppure sono anch’essi affetti da patologie invalidanti o, ancora, sono deceduti o mancanti;
- invalide (inabili al lavoro) almeno al 74%;
- disoccupate licenziate oppure dipendenti di aziende per le quali è in atto un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa.
Possono andare in pensione in anticipo sia le dipendenti (pubbliche o private) sia le lavoratrici autonome che, entro il 31 dicembre 2022, hanno raggiunto almeno 35 anni di contribuzione ed i seguenti presupposti anagrafici:
- 60 anni, se senza figli;
- 59 anni, se con 1 figlio;
- 58 anni, se con 2 o più figli oppure se si tratta di lavoratrici licenziate o dipendenti di un’impresa in crisi.
Da quanto illustrato finora, emerge come, a differenza degli scorsi anni, non c’è più la distinzione, relativa al requisito anagrafico, tra lavoratrici autonome e dipendenti.
Confermata, invece, la condizione per la quale le lavoratrici devono risultare iscritte all’Assicurazione Generale Obbligatoria o a Fondi sostitutivi o esclusivi e avere contributi versati alla data del 31 dicembre 1995. A questa categoria appartengono coloro che sono soggette ad calcolo della pensione tramite sistema misto ma che, fruendo di Opzione Donna, accettano, invece, il ricalcolo dell’assegno con il metodo contributivo puro.
Cosa sono le finestre mobili e quando è possibile il cumulo dei contributi?
La Legge do Bilancio 2023 ha lasciato invariata anche la modalità di erogazione della prima rata della prestazione previdenziale. Restano, infatti, in vigore le finestre mobili di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le lavoratrici autonome. Di conseguenza, le prime finestre ci saranno dal prossimo 1° febbraio 2023 (per le dipendenti) e dal 1° agosto 2023 (per le autonome).
Non è, invece, possibile il cd. cumulo dei contributi, ossia la possibilità di cumulare in maniera gratuita la contribuzione versata in Gestioni previdenziali differenti, utile per il raggiungimento dei 35 anni di versamenti.
Non perdere il seguente approfondimento: “In pensione con Opzione donna anche con i vecchi requisiti ma non tutte lo sanno e perdono l’occasione“.
Chi può accedere ad Opzione Donna con i vecchi requisiti?
Le lavoratici che hanno raggiunto i presupposti anagrafici e contributivi, in vigore prima dell’ultima modifica, possono smettere di lavorare sfruttando le vecchie condizioni di Opzione Donna, attraverso la cd. cristallizzazione dei requisiti.
È sufficiente, dunque, maturare tutte le condizioni richieste entro i termini prefissati, per poi usufruirne anche in un secondo momento. In altre parole, le donne che hanno maturato 35 anni di anzianità contributiva e 58 anni di età (se dipendenti) o 59 anni (se autonome) entro il 31 dicembre 2021, possono accedere alla pensione anticipata, sfruttando i requisiti vecchi, anche successivamente a tale data. Non si applica, inoltre, l’adeguamento alle speranze di vita.