La legge 104 riconosce alla persona disabile e a suoi familiari benefici e agevolazioni ma in caso di sfratto tutela l’inquilino? Ecco cosa sapere.
Fin dal 1992, anno in cui è entrata in vigore, la legge 104 rappresenta il riferimento normativo in materia di assistenza e diritto delle persone con disabilità.
Riconosce una serie di agevolazioni fiscali e benefici, anche non molti conosciuti, sia per le persone con disabilità sia per i loro familiari: permessi retribuiti, congedi straordinari oppure l’esenzione del bollo auto sono per citarne qualcuno.
L’inquilino disabile con legge 104 può essere sfrattato? Ecco cosa dice la normativa
Tra le molte lettere che arrivano in Redazione alcune riguardano proprio la legge 104 e la possibilità o meno che un inquilino disabile possa essere sfrattato. Poiché la normativa è molto articolata cerchiamo di chiarire questo dilemma.
Come si diceva all’inizio, i destinatari della legge 104 sono le persone con disabilità ma anche o loro caregiver, ovvero i familiari che si prendono cura di loro. La legge 104 tutela entrambi i destinatari con aiuti, assistenza e sostegno tecnico e psicologico.
Tra le tante tutele vi è anche una norma che impedisce alla persona con disabilità di essere sfrattata? Purtroppo, in linea generale la risposta è negativa. Cioè, all’interno della legge 104 non vi è nessuna norma che impedisce a un proprietario di sfrattare un inquilino disabile. Questo però non vuol dire che non ci siano delle soluzioni che possono almeno ritardare o rallentare l’iter di sfratto.
Come ritardare lo sfratto
Per ritardare uno sfratto è possibile chiedere al giudice la sospensione per disabilità. Si tratta di una soluzione temporanea nata proprio per limitare il disagio abitativo ai soggetti fragili. Può essere utilizzato purché la disabilità sia grave e ci siano le seguenti condizioni:
- essere disabile e avere un reddito annuo lordo inferiore a 27mila euro;
- presenza all’interno del nucleo familiare di una persona con età superiore ai 65 anni, un malato terminale o un disabile con invalidità civile superiore al 66%, purché sia riconosciuta.
Qualora il giudice accetti la richiesta di sospensione, la notifica di sfratto sarà ‘congelata’ per un massimo di 18 mesi.
Un’altra possibilità per evitare lo sfratto è far valere le ragioni mediche. In pratica, l’inquilino disabile o un suo familiare si dovrebbe appellare alla Costituzione e al diritto alla salute dell’individuo. Ciò significa far prevalere il diritto dell’inquilino disabile a rimanere nell’abitazione. Comunque, questa soluzione è possibile solo in presenza di disabilità grave e certificata da un medico competente.
Come avviene l’iter di sfratto
A prescindere dalla disabilità un qualsiasi inquilino ha il dovere di pagare il canone mensile. Se ciò non dovesse succedere, il proprietario di un appartamento ha il diritto di ottenere ciò che gli spetta e quindi anche di inviare una notifica di sfratto.
Per legge l’inquilino ha 20 giorni di tempo per pagare oppure sarà allontanato da casa. Ovviamente perché ciò non accada deve pagare l’affitto dovuto al proprietario.
Volendo potrebbe chiedere al giudice il cosiddetto termine di grazia, ovvero altri 90 giorni di tempo per versare il canone mensile dovuto. Se il giudice è d’accordo, l’udienza è rinviata 10 giorni dopo la scadenza degli ulteriori 3 mesi. In pratica, l’inquilino disabile avrebbe 100 giorni per trovare i soldi per l’affitto oppure cercare un altro alloggio.
Alla scadenza dei 90 giorni qualora l’inquilino non avesse ancora pagato il giudice emetterebbe la notifica di sfratto, anche in presenza di legge 104.