Quota 103 e non solo. I dipendenti che non vogliono attendere di maturare il requisito anagrafico di cui alla legge Fornero – il compimento dei 67 anni di età – possono contare su varie possibilità per vedersi accordare in anticipo il trattamento della pensione. Una panoramica sintetica dei percorsi per la pensione 2023.
Con una riforma pensioni che tarda ad arrivare, ma che in molti auspicano varata entro il 2023, non mancano i lavoratori che vorrebbero avere le idee più chiare circa le strade al momento percorribili per andare in pensione, avendo conseguito i relativi presupposti.
Ebbene, contiamo fino a otto differenti alternative per lasciare il mondo del lavoro e diventare pensionati. Nel corso di questo articolo, ripercorreremo i tratti salienti di queste alternative, per dare un quadro sintetico ma completo dei meccanismi di pensionamento 2023. Rilevano Quota 103 e Quota 41, ma non solo. Ecco tutti i dettagli in proposito.
Accesso all’Ape Sociale confermato nel 2023: i beneficiari
Anzitutto non dimentichiamo l’Ape Sociale, meccanismo che consente a determinate categorie di lavoratori in situazione di difficoltà acclarata – ad es. perché hanno svolto per anni lavori gravosi e usuranti o perché assistono un familiare disabile o ancora perché hanno perso il lavoro – di conseguire un’indennità mensile-ponte come anticipo pensionistico. All’Ape sociale hanno diritto anche coloro che hanno un’invalidità civile maggiore o pari al 74%.
Ma occhio ai requisiti da avere per accedere alla pensione. Essi sono sia anagrafici che contributivi: l’interessato può in particolare accedere all’Ape Sociale soltanto con 63 anni di età e almeno 30 anni di anzianità contributiva minima, che divengono 36 per i lavoratori che hanno svolto attività gravose. Su questo il sito dell’Inps spiega altresì che questi ultimi lavoratori devono anche aver esercitato un’attività usurante per 7 anni negli ultimi 10 oppure per 6 anni negli ultimi 7.
Opzione Donna 2023: cosa cambia nel 2023?
Come l’Ape Sociale, anche il differente meccanismo agevolativo che prende il nome di Opzione Donna sopravvive, ma l’istituto ha ricevuto degli ‘aggiustamenti’. Infatti, a seguito della manovra, dal 2023 le lavoratrici:
- potranno andare in pensione a 60 anni (o anche a 59 anni con un figlio e a 58 anni con due o più figli),
- ma rispetto al meccanismo precedente l’anticipo pensionistico sarà previsto soltanto per le donne caregiver, per le invalide con una percentuale acclarata di almeno il 74% e per le lavoratrici di aziende in crisi.
Peraltro un’agevolazione in più è prevista per le ultime lavoratrici citate, perché l’uscita dal mondo del lavoro sarà per loro possibile già a 58 anni d’età, e al di là del numero dei figli. Tuttavia oggi il campo di applicazione di Opzione Donna è stato ristretto per una precisa scelta di politica previdenziale.
Quota 41 precoci: di che si tratta?
C’è anche un particolare percorso per la pensione rivolto ai cosiddetti lavoratori precoci, ovvero chi ha:
- 41 anni di contribuzione, di cui 12 mesi anteriori al compimento del 19° anno di età,
- e si trova in specifiche condizioni. Questo perché possono usufruire di Quota 41 precoci soltanto i lavoratori che:
- siano in situazione di disoccupazione (dopo un licenziamento, o per dimissioni per giusta causa);
- hanno un’invalidità maggiore o pari al 74%;
- sono caregiver e dunque si occupano dell’assistenza continuativa di familiari disabili;
- hanno svolto o esercitano attività lavorative assai faticose o usuranti.
Il requisito contributivo pari a 41 anni può essere conseguito, su richiesta dell’interessato, anche cumulando i periodi assicurativi in base alla legge 24 dicembre 2012, n. 228. Per ulteriori informazioni rinviamo comunque alla pagina web ad hoc dell’Inps.
Quota 103: meccanismo, limite e bonus Maroni
Si tratta del meccanismo di pensionamento agevolato su cui, in via temporanea e in attesa di una riforma pensioni strutturale e organica, l’attuale Governo punta per l’anno in corso. Detto percorso consente di lasciare il lavoro con 62 anni d’età e 41 anni di contributi regolarmente versati.
Vi è però una importante limitazione nel meccanismo in oggetto, perché colui che andrà in pensione deve ricordare che fino al raggiungimento della soglia di vecchiaia (67 anni) il trattamento con Quota 103 non sarà cumulabile con differente reddito da lavoro. Sarà escluso soltanto il lavoro autonomo “occasionale” non superiore ai 5mila euro di guadagni. Non solo: la manovra recentemente approvata indica che l’ammontare della pensione non potrà comunque oltrepassare il livello uguale a 5 volte il minimo Inps.
Ma c’è un’alternativa al pensionamento via Quota 103: chi ha i requisiti può anche scegliere un rinvio dell’uscita dal mondo del lavoro avvalendosi del cosiddetto “bonus Maroni”, vale a dire un incentivo che sarà pari al trasferimento nello stipendio della porzione di contributi a carico del lavoratore subordinato (circa il 9,19%). Quest’ultimo godrà dunque di un sostanziale aumento del mensile.
C’è ancora possibilità di accedere alla pensione con Quota 100 e Quota 102?
Negli anni passati erano temi assai discussi sia Quota 100 che Quota 102, meccanismi di pensionamento sperimentali e provvisori che non sono stati confermati. Ci si potrebbe chiedere se nel 2023 sia ancora possibile averne accesso, e la risposta che diamo è positiva. Ma attenzione: se è vero che l’accesso alle due misure pensione rimane possibile anche negli anni seguenti alla maturazione dei requisiti, è altrettanto vero che detta maturazione deve essersi verificata.
In termini pratici, ciò vuol dire che può usufruire di Quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi) chi aveva già conseguito i requisiti previsti dalle norme entro il 31 dicembre del 2021, mentre Quota 102 (64+38) sarà sfruttabile solo da chi aveva già ottenuto i requisiti anagrafici e contributivi al 31 dicembre dello scorso anno.
Il pensionamento secondo la legge Fornero
Non dimentichiamo infine quanto previsto, sul punto delle strade per il pensionamento, da parte della legge Fornero. Infatti, anche per quest’anno sarà altresì possibile andare in pensione:
- a 67 anni di età ed almeno 20 anni di contributi regolarmente versati;
- oppure con 42 anni e dieci mesi di anzianità contributiva (un anno in meno per le donne).
Come si può notare i percorsi di pensionamento sono più d’uno, e spetterà al singolo valutare quale scegliere, alla luce dei requisiti posseduti e dunque della propria situazione personale.