Fa molto discutere l’approvazione di un nuovo farmaco contro l’Alzheimer. Gli effetti collaterali raccontati nello studio preoccupano molto.
Si sta parlando molto nelle ultime settimane, di un nuovo farmaco che, secondo gli ultimi studi pubblicati, potrebbe portare ad una vera e propria svolta nella lotta contro l’Alzheimer.
Il nuovo farmaco in questione si chiama Lecanemab. I risultati della sua sperimentazione sono stati pubblicati nella prima settimana di gennaio sul New England Journal of Medicine. E una delle evidenze a cui sembrano essere giunti i ricercatori, è che riesca a rallentare in modo significativo il declino cognitivo nei pazienti.
Anche se questo avviene nello studio soltanto nei casi in cui la somministrazione è avvenuta nella fase precoce della malattia.
Come funziona Lecanemab, il nuovo farmaco contro l’Alzheimer
Lecanemab è un anticorpo monoclonale sviluppato dalle aziende Eisai e Biogen.
Il suo scopo è quello di andare a colpire una proteina chiamata beta amiloide. È infatti questa che, accumulandosi nel cervello dei malati, va a formare delle placche che vanno a danneggiare il tessuto nervoso. E questo farmaco è riuscito dunque a rallentare l’azione di questa proteine. Va precisato però che gli stessi ricercatori hanno precisato come allo stadio attuale, non può comunque essere considerato un farmaco risolutivo nella lotta contro questa malattia.
Farmaco contro Alzheimer, arriva l’ok della FDA: cosa dice il nuovo studio
Ma il buon esito dello studio, che dimostra come si sia verificato un rallentamento della malattia nel 27 per cento dei casi, ha convinto le case farmaceutiche a presentare richiesta alla Fda per una sua approvazione accelerata. In Italia l’importanza di questo studio è stata rimarcata da Giuseppe Di fede, che ricopre il ruolo di neurologo al Carlo Besta di Milano. Il medico ha dichiarato che si tratta “della sperimentazione più interessante e avanzata fra quelle in corso. Per la prima volta vediamo non solo la riduzione delle placche, ma anche un beneficio clinico significativo, che è poi il dato che davvero ci interessa”
E dopo alcuni mesi di riflessione, è arrivato l’ok da parte dell’FDA. La scelta però non è stata condivisa da tutto il mondo scientifico. Ci sono molti che restano invece preoccupati per la sicurezza di questo farmaco, sostenendo che lo stesso studio clinico presentato di recente, non lascia tranquilli in tal senso. nello studio infatti c’è un dato che preoccupa molto.
Il 13 per cento dei pazienti in seguito all’assunzione del farmaco, ha riportato edemi cerebrali. Mentre un altro 17 per cento è stato colpito da emorragia. Complicazioni che però, come attesta il trial, si sono risolte nei soggetti nell’arco di qualche settimana.
Due pazienti sono deceduti per emorragia cerebrale dopo la conclusione dello studio
Esiste però un 3 per cento dei casi in cui questi problemi hanno creato nei pazienti sintomi forti. Infine il dato più preoccupante, che dovrà essere ulteriormente analizzato. Dopo la conclusione dell’iter di sperimentazione, due pazienti sono infatti deceduti colpiti da un’emorragia cerebrale. Una coincidenza fin troppo sospetta, che andrà approfondita dagli stessi ricercatori. Per questo, non tutti sono sicuri che la FDA abbia fatto bene a concedere un’autorizzazione di questo tipo, per un farmaco su cui si è studiato ancora troppo poco.
“Le informazioni presenti nell’articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi”.