Il bonus contributivo permette ad alcune lavoratrici donne di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro accedendo alla pensione di vecchiaia.
Lo sconto dell’età pensionabile permette di godersi il meritato riposo dopo anni di lavoro prima del previsto.
La pensione anticipata fa parte del sistema pensionistico italiano. Si presenta in varie forme rivolte a categorie di cittadini differenti. Caregiver, precoci, lavoratrici donne ma non tutti gli scivoli sono convenienti per i lavoratori. Prendiamo come esempio Opzione Donna. Per accedere alla misura sarà necessario accettare il sistema di calcolo contributivo pur rientrando in quello misto o retributivo (più vantaggiosi). Piuttosto che andare in pensione a 60 anni, dunque, per poter vantare un assegno pensionistico più ricco (parliamo anche del 30%) sarebbe consigliabile attendere i 67 anni. A volte, poi, si potrebbe sfruttare un Bonus contributivo che consentirebbe di raccogliere i vantaggi della pensione di vecchiaia riuscendo, però, ad anticipare di qualche mese l’uscita dal mondo del lavoro. La Legge italiana, infatti, stabilisce che le lavoratrici madri possono approfittare di uno sconto sull’età pensionabile. Non tutte, però. Scopriamo chi sono le destinatarie del “Bonus contributivo”.
Bonus contributivo per le lavoratrici madre, di cosa si tratta
La normativa stabilisce che le lavoratrici madri alle quali spetta un assegno pensionistico calcolato con sistema contributivo possono anticipare la pensione di quattro mesi per ogni figlio. Un aiuto non indifferente per chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996. Due figli significheranno otto mesi di anticipo rispetto ai 67 anni, tre figli un anno di anticipo. Dodici mesi sono il limite massimo consentito dalla Legge.
Rimangono escluse dall’agevolazione tutte le donne lavoratrici che hanno iniziato a maturare contributi prima del 1° gennaio 1996 e che rientrano, dunque, nel sistema di calcolo misto (a cavallo tra il 31 dicembre 1995 e il 1° gennaio 1996) oppure retributivo (tutti i contributi versati entro il 31 dicembre 1995).
L’unico modo per approfittare dell’anticipo è accettare il sistema puramente contributivo. Tale opzione è consentita a condizione di aver maturato meno di 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995 e 15 anni o più di cui almeno cinque dal 1° gennaio 1996. Esiste, ad onor del vero, un’altra possibilità per uscire prima dal mondo del lavoro. Le lavoratrici madri possono, infatti, esercitare la facoltà di computo nella Gestione Separata (Dm 282/1996, articolo 3). Questa opzione consente di tramutare in contributivi tutta la contribuzione antecedente al 1° gennaio 1996.
Rispetto alla già citata Opzione Donna, invece, dobbiamo dare un’amara notizia. I quattro mesi di anticipo per ogni figlio fino ad un massimo di dodici non sono compatibili con la misura. Nessuna agevolazione, dunque, per le lavoratrici che accedono alla pensione con Opzione Donna (caregiver da almeno sei mesi, invalide con più del 74% di disabilità accertata, dipendenti licenziate o occupate presso aziende in stato di crisi).
Requisiti e dettagli della pensione di vecchiaia
Solamente le lavoratrici con figli e contributi versati dopo il 1996 possono accedere alla pensione di vecchiaia qualche mese prima del previsto. I requisiti generali di accesso sono, ricordiamo, 67 anni di età e venti anni di contribuzione maturata. Nessun cambiamento, dunque, nel 2023 rispetto al 2022. Per poter richiedere la pensione è necessario, ricordiamo, cessare l’attività lavorativa. La decorrenza scatta il primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti necessari oppure il primo giorno del mese successivo all’inoltro della domanda di pensionamento.
Chi non ha maturato i venti anni di contributi dovrà attendere i 71 anni per lasciare il lavoro a condizione che abbia versato almeno cinque anni di contribuzione obbligatoria, volontaria, da riscatto.
Non serve, invece, il requisito anagrafico per chi matura 41 anni e dieci mesi di contribuzione (se donne) e 42 anni e dieci mesi (se uomini) e rientra nel sistema retributivo o misto. L’occasione per i lavoratori del sistema contributivo di andare in pensione prima nel 2023 si presenta al raggiungimento dei 64 anni di età e dei venti anni di contributi ma ad una condizione. L’ammontare dell’assegno dovrà essere superiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale. Raggiungendo i 67 anni, invece, l’importo dell’assegno pensionistico dovrà essere non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.
Conclusioni generali
Abbiamo portato a termine la panoramica su alcune misure pensionistiche che consentono l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Tra le tante aggiungiamo la pensione per precoci ossia per coloro che hanno maturato almeno un anno di contribuzione prima dei 19 anni e l’APE Sociale, una forma di accompagnamento alla pensione di vecchiaia rivolta a quattro categorie di cittadini (caregiver, invalidi al 74%, addetti alle mansioni gravose e disoccupati) e disciplinata da serie regole (ad esempio l’assegno non potrà superare i 1.500 euro).
In generale, per poter contare su un assegno più alto è consigliabile attendere i 67 anni e maturare il più alto numero di contributi soprattutto se si appartiene al sistema contributivo. Sono tanti 67 anni, ma le lavoratrici con figli possono anticipare di pochi mesi l’uscita dal mondo del lavoro. Approfittando del Bonus contributivo di quattro, otto o dodici mesi, la domanda di pensionamento potrà essere inoltrata diverso tempo prima del compimento dei 67 anni.
Per portare a termine correttamente la procedura ci si potrà rivolgere a CAF o patronati oppure chiamare il Contact Center dell’INPS. In alternativa la richiesta di accesso alla pensione potrà essere inoltrata direttamente sul portale dell’INPS. Concludiamo con una puntualizzazione sul Bonus contributivo per le madri lavoratrici. Lo sconto si applica sull’età anagrafica e non sui contributi maturati. I venti anni di contribuzione minima, dunque, sono requisito imprescindibile sia a 67 anni che 66 anni e 8 mesi (con un figlio), 66 anni e 4 mesi (con due figli) o 66 anni (con tre figli).