L’Assegno ordinario di invalidità ha durata triennale. Passati i tre anni si dovrà chiedere il rinnovo della prestazione ma non sarà così per sempre.
Approfondiamo la conoscenza con l’Assegno di invalidità per capire quando il rinnovo non dovrà più essere richiesto e quali sono i nuovi importi 2023.
L’Assegno ordinario di invalidità viene concesso dall’INPS alle persona con ridotta capacità lavorativa (meno di un terzo) a causa di una infermità fisica o mentale. L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale prevede l’erogazione della prestazione economica ai lavoratori dipendenti, autonomi (commercianti, artigiani, coltivatori diretti, mezzadri e coloni) e ai lavoratori iscritti alla Gestione Separata. Per poter iniziare a ricevere la somma spettante occorrerà presentare domanda di riconoscimento dell’invalidità. Condizione necessaria oltre la soddisfazione dei requisiti sanitari è aver maturato almeno 260 contributi settimanali (cinque anni di contribuzione e assicurazione) di cui 156 nel quinquennio precedente alla data di inoltro della richiesta di accesso alla prestazione. Non occorre aver cessato il rapporto lavorativo. Tra le condizioni per continuare a godere nel tempo del beneficio, avanzare richiesta di rinnovo ogni tre anni.
Non sarà l’INPS a contattare l’interessato, questo va sottolineato. Spetta alla persona con invalidità procedere entro le tempistiche corrette con l’inoltro della domanda di rinnovo della prestazione.
Assegno d’invalidità, quando è stop al rinnovo
Una nostra lettrice chiede “Sono andata a fare la revisione dell’invalidità civile e mi hanno detto che questa è definitiva, per sempre. Non devo più fare la revisione, voi cosa dite. Possono veramente non farla più?“.
Come già detto l’Assegno di invalidità civile ha durata triennale. Significa che ogni tre anni l’invalido è obbligato a inoltrare domanda di rinnovo della prestazione. Questo fino a tre riconoscimenti consecutivi.
Se la Commissione accorda per tre volte il beneficio, l’Assegno diventerà definitivo o, come dice la lettrice, per sempre. Non occorrerà più presentare richiesta di rinnovo. Attenzione, l’INPS ha comunque la facoltà di poter richiedere la revisione della prestazione in qualsiasi momento. Secondo la normativa, infatti, l’ente della previdenza sociale può disporre controlli medico-legali per controllare che i requisiti da soddisfare per l’accesso al beneficio siano ancora presenti. Le verifiche, dunque, potranno essere richieste in qualsiasi momento dall’INPS e saranno volte ad appurare che le condizioni vincolanti per l’erogazione dell’Assegno continuino a sussistere.
I requisiti da soddisfare
A tal proposito ricapitoliamo i requisiti sanitari e amministrativi per maggiore chiarezza.
- Riduzione a meno di un terzo della capacità lavorativa accertata dalla Commissione medico-legale INPS,
- 260 contributi settimanali di cui 156 maturati nei cinque anni precedenti all’inoltro della domanda. La contribuzione può essere utilizzata in toto, anche quella estera maturata in Paesi convenzionati con l’Italia. Non rientrano i periodi di astensione facoltativa dopo il parto, i periodi di lavoro all’estero in Paesi non convenzionati, i periodi di servizio militari eccedenti alla leva, i periodi di malattia superiori ad un anno e i periodi di iscrizione a forme di previdenza obbligatoria diverse da quelle sostitutive.
Per rispondere al quesito, dunque, è possibile che la revisione non vada più fatta a condizione che la prestazione sia già stata rinnovata per tre volte consecutive. Se così non fosse trascorsi i tre anni dal rinnovo occorrerebbe presentare nuova richiesta ricordando che alla domanda occorrerà allegare il modello SS3 compilato dal medico curante. Questo certificato medico darà il via al corretto iter di riconoscimento della riduzione della capacità lavorativa.
Importo della prestazione e limiti reddituali
L’Assegno di invalidità viene erogato mensilmente dall’INPS a partire dal 1° giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda. L’inoltro della richiesta può avvenire telematicamente tramite il sito internet dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (per accedere al servizio occorrerà essere in possesso delle credenziali digitali) oppure chiamando il Contact Center al numero 803 164 (per telefonate da fisso) o 06 164 164 (da mobile). In alternativa la richiesta di accesso alla prestazione o la domanda di rinnova si potrà inviare lasciandosi aiutare da CAF e patronati.
L’importo viene rivalutato annualmente grazie al meccanismo della perequazione che tiene conto dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita. Ci sono dei limiti reddituali, poi, da rispettare per poter ottenere il beneficio che sono stati “ritoccati” nel 2023 al pari dei trattamenti pensionistici. La perequazione è stata fissata al 7,3% (8,8% per i trattamenti minimi) con la pensione minima in salita fino a 572,18 euro. Chi percepisce importi minori potrà contare su un’integrazione fino al raggiungimento di questa cifra.
Requisiti reddituali nel 2023
Il trattamento minimo a 572,18 euro garantisce più soldi per i percettori dell’Assegno Ordinario Unico nel 2023. Anche i limiti reddituali saranno più elevati. Si parla di 14.876,68 euro di reddito personale e di 22.315,02 euro. Con riferimento all’importo della prestazione occorre ricordare che viene calcolato in base ai contributi versati (sistema misto se precedenti al 1° gennaio 1996, sistema contributivo se successivi).
Attenzione a non perdere l’Assegno di invalidità
I motivi principali che potrebbero causare la perdita del beneficio sono due. Il superamento dei limiti reddituali e l’incompatibilità. L’Assegno ordinario di invalidità civile, infatti, è incompatibile con le pensioni indirette di invalidità erogate dall’Assicurazione Generale Obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti. L’incompatibilità riguarda anche le prestazioni a carattere diretto (invalidità per cause di guerra, di servizio o lavoro) e le pensioni delle Gestioni pensionistiche per gli autonomi o dipendenti a carattere obbligatorio.
Per quanto riguarda il limite reddituale, superandolo occorrerà comunicare immediatamente l’accaduto all’INPS che procederà interrompendo l’erogazione del beneficio. Si hanno trenta giorni di tempo per regolarizzare la posizione e compilare il modello AP 70.
Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.