Busta paga e contributi. Le novità di febbraio indicano che i lavoratori del settore pubblico e di quello privato potranno contare su un netto maggiore di stipendio, a parità di lordo. Ecco perché e i vantaggi.
Come ogni lavoratore subordinato sa o dovrebbe sapere, la busta paga consiste in quel documento che il datore di lavoro dà ad un suo dipendente, in quanto contenente l’importo della retribuzione da questo incassata ed una serie di informazioni relative al rapporto di lavoro in essere, ai dati identificativi del datore di lavoro e del lavoratore e alle varie trattenute operate.
Si può chiaramente comprendere che il lavoratore dipendente farà bene a dare un’occhiata alla busta paga consegnata mensilmente dall’azienda – per controllare che tutti i calcoli stipendio siano stati compiuti nel modo giusto ed in particolare per vedere se, viste le politiche adottate negli ultimi tempi, sia eventualmente spettante qualche bonus o agevolazione. Soprattutto potrebbe domandarsi se per le ricorrenze legate al carnevale è prevista qualche maggiorazione o bonus e potrebbe interrogarsi anche sul nuovo e potenziato sgravio contributivo, già annunciato dal Governo. Che cosa c’è da precisare a riguardo? Vediamolo insieme.
Bonus Renzi in busta paga: come ottenerlo sullo stipendio e in quale forma
Aumento di stipendio a carnevale? E’ giorno feriale o festivo?
Un lavoratore potrebbe chiedersi se, nel quadro di agevolazioni e bonus oggi vigenti, sia previsto qualcosa anche per le giornate di carnevale che, come noto, fanno parte del calendario di febbraio. Ebbene nonostante le scuole chiuse in più Regioni d’Italia – ma non tutte come ad es. Lazio o Liguria – e le conseguenze a livello retributivo per il personale scolastico beneficiario, non dobbiamo aver dubbi sul fatto che né il giovedì e neanche il martedì grasso sono da considerarsi dei giorni festivi.
Conseguentemente se si lavora in questi giorni non è lecito aspettarsi bonus o aumenti di retribuzione perché si tratta a tutti gli effetti di un giorno feriale e non festivo. Per questo è uguale a qualsiasi altro giorno lavorativo in calendario durante l’anno.
Sgravio contributivo nello stipendio in legge di Bilancio 2023: le novità in arrivo
Una buona notizia per i lavoratori del settore pubblico e di quello privato è però che a febbraio avremo lo sgravio contributivo, di cui si trova traccia nell’ultima manovra. Si tratta di fatto una nuova sforbiciata al cuneo fiscale, che permetterà un aumento delle retribuzioni nette dei dipendenti, a parità di lordo.
Si tratta chiaramente di una importante mossa a favore di chi lavora alle dipendenze, specialmente ora che il potere di acquisto è minacciato dall’inflazione in crescita. Ricordiamo anche che con l’espressione “cuneo fiscale” si deve intendere la somma delle imposte, sia dirette che indirette, e dei contributi previdenziali che vanno a pesare sul costo del lavoro. Ecco perché è giusto definire il “cuneo fiscale” come la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la paga netta incassata materialmente dal lavoratore.
Meno contributi da versare dunque grazie alla decurtazione voluta a livello politico, come contromossa per il carovita che minaccia i risparmi dei lavoratori e famiglie. In termini pratici ciò vuol dire che il dipendente pubblico o privato che ha uno stipendio con un imponibile lordo della previdenza al di sotto delle soglie che seguono, potrà contare su uno sgravio contributivo della quota di contributi che, altrimenti, sarebbe stata dovuta all’istituto di previdenza (di solito uguale al 9,19% o 8,80% per i dipendenti pubblici). Queste le percentuali di riferimento:
- meno 3% per chi ha uno stipendio lordo al di sotto di 1.923 euro mensili;
- meno 2% per chi ha uno stipendio lordo al di sopra della suddetta soglia ma comunque al di sotto di 2.692 euro al mese.
Ulteriori precisazioni sull’aumento stipendio febbraio 2023
Ribadiamo che la legge di Bilancio per l’anno 2023, allo scopo di diminuire il peso dei contributi sulle buste paga dei lavoratori subordinati, ha disposto una decurtazione del cuneo fiscale anche per l’anno in corso, vale a dire un taglio della contribuzione per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti (IVS) a carico del lavoratore. Lo sgravio vale per i periodi di paga dal primo gennaio 2023 al 31 dicembre 2023, e costituisce di fatto una riedizione potenziata della misura in vigore l’anno anteriore, prevista dalla legge di Bilancio 2022. Di fatto questa si era espressa in un esonero sulla quota dei contributi previdenziali di 0,8 punti percentuali dal primo gennaio al 30 giugno dello scorso anno, per poi salire al 2% dal primo luglio al 31 dicembre.
Rispetto alla versione precedente dello sgravio contributivo nello stipendio, la manovra 2023 differenzia però la percentuale di esonero sulla scorta della retribuzione imponibile del lavoratore, come abbiamo visto sinteticamente sopra. Peraltro a meno di un mese dall’entrata in vigore della manovra 2023, l’istituto di previdenza ha pubblicato una circolare ad hoc, la n. 7 del 24 gennaio, con la finalità di dare i chiarimenti necessari per l’inclusione in busta paga dell’esonero contributivo già a cominciare dalla mensilità di gennaio.
Proprio con questa circolare l’Inps ha dato ai datori di lavoro le indicazioni per applicare i suddetti sgravi già con queste buste paga, anche a quella di gennaio se possibile. Nel caso in cui l’azienda, ad esempio perché ha già redatto il cedolino, non riuscisse ad applicare lo sgravio allo stipendio, potrà sanare la situazione con la busta paga di questo mese, in cui riconoscerà anche l’arretrato per il mese anteriore.