Nel rapporto annuale di Covip, la Commissione di Vigilanza sulla previdenza complementare indica, in tema di fondi pensione, rendimenti in negativo per il 2022. Il calo ha toccato anche l’11%. Ecco i motivi.
Le turbolenze dell’economia nel corso del 2022 si riflettono anche sui fondi pensione.
Tanto che si può parlare di un vero e proprio anno nero per i rendimenti, come certificato da Covip, ovvero la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione. Tuttavia vi è un dato in controtendenza: lo scorso anno gli iscritti sono saliti a quota 9,2 milioni.
Il resoconto di Covip segnala risultati negativi legati alle persistenti fibrillazioni dei mercati finanziari azionari ed obbligazionari, del 9,8% per i fondi negoziali, del 10,7% per quelli aperti e dell’11,5% per i Pip (piani individuali pensionistici) “nuovi”.
Certamente si tratta di dati molto significativi se pensiamo che provengono da una Commissione altamente specializzata ed istituita fin dal lontano 1993, quale Autorità preposta alla vigilanza delle forme pensionistiche complementari. Vediamo più da vicino come stanno esattamente le cose.
Fondi pensione: nel 2022 dati negativi certificati dal monitoraggio Covip
Al centro di un dibattito per rilanciarla, anche in considerazione di un sistema previdenziale che sicuramente va ripensato in modo integrale, la previdenza integrativa lo scorso anno ha attraversato oggettive difficoltà. Pensiamo infatti alle citate turbolenze dei mercati azionari e obbligazionari, peraltro legate alle conseguenze del conflitto russo-ucraino, ma pensiamo anche alla grave crisi energetica e a persistere della pandemia pur in forma attenuata.
Ecco perché, nonostante la buona notizia della crescita degli iscritti, con un + 5,4% sull’anno precedente, i quali evidentemente comprendono l’utilità di questo sistema pensionistico complementare, ciò che spicca di più è il crollo dei rendimenti delle varie forme “integrative”. Tanto che in alcuni casi, nella valutazione integrale dell’ultimo decennio, sono state di fatto meno competitive del TFR.
Lo abbiamo accennato in apertura, ma giova ribadirlo per rimarcare la rilevanza del dato: dall’ultima analisi della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) si può notare che lo scorso anno i fondi pensione negoziali hanno patito un risultato negativo pari al 9,8% e quelli aperti pari al 10,7%. Certamente un calo consistente, come lo è stato d’altronde anche quello dei rendimenti dei Piani individuali pensionistici (Pip) di ramo III – con un -11,5%.
Dal punto di vista tecnico, Covip ha spiegato che lo scorso anno i risultati delle forme complementari hanno patito della diminuzione dei corsi dei titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse nominali, che a sua volta determina il calo dei corsi dei titoli obbligazionari.
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Fondi pensione 2022: tra le ombre anche qualche luce
A mostrare un segno positivo sono state soltanto le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, con un +1,1%.
Non solo. Dall’analisi Covip emerge che alla fine dello scorso anno le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari erano pari a circa 10,3 milioni, in aumento di 564.000 unità rispetto all’anno precedente. A dette posizioni, che comprendono anche quelle di coloro che aderiscono allo stesso tempo a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,2 milioni (+5,4%). La crescita maggiore è quella legata ai cosiddetti fondi pensione negoziali: +10,1% nel 2022 per un totale di 3,806 milioni. Mentre per quanto attiene alle forme pensionistiche di mercato, sono state individuate circa 106mila adesioni in più nei fondi aperti (+6,1%) e un +84mila nei Pip “nuovi” (+2,3%).
Crescono anche i contributi, come certificato da Covip. Infatti, nel corso dello scorso anno i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e Pip hanno toccato la cifra pari a 13,9 miliardi di euro (+4,2% sull’anno precedente).
Riforma previdenziale all’orizzonte
Nel corso di questo articolo abbiamo visto che lo scorso anno è stato un anno molto complicato per i fondi pensione, i quali hanno riportato un marcato calo dei rendimenti, come conseguenza del rallentamento dell’economia e dei mercati finanziari. Tuttavia gli iscritti hanno continuato ad aumentare. Così emerge dal rapporto annuale di Covip, la Commissione di Vigilanza sulla forma integrativa.
Anche su questi temi dovranno perciò confrontarsi governo e parti sociali, chiamati a partecipare al tavolo sulla nuova riforma previdenziale, il cui varo è auspicato nel corso di quest’anno. Anzi, il ministro del Lavoro ha lasciato chiaramente intendere che detta riforma dovrà puntare, anche e soprattutto, sul rilancio della previdenza complementare.
Vero è che il governo ha già indicato alcuni obiettivi per ridisegnare l’attuale assetto previdenziale. A partire dal rilancio della previdenza complementare, che dovrà essere sviluppata in combinazione con quella obbligatoria. Si pensa ad es. a nuove campagne di adesione ai fondi pensione, ma sicuramente alla luce dei prossimi incontri tra Governo e parti sociali anche il futuro della previdenza complementare in Italia, avrà contorni più nitidi.