Molti lavoratori che hanno diritto al Tfs – Trattamento di Fine Servizio – non conoscono la differenza tra tasso ordinario e tasso agevolato.
Il rischio di non ricevere il Tfs è alto non sapendo che in base al tasso scelto si dovrà scegliere una specifica certificazione.
I dubbi sul Trattamento di Fine Servizio non riguardano solamente le tempistiche di erogazione dei soldi spettanti ai dipendenti pubblici ma anche la differenza tra tasso ordinario e agevolato. Siamo nel campo dei finanziamenti del Tfs richiesti per poter accelerare il momento in cui si potranno avere i soldi dell’indennità a disposizione. Come detto l’erogazione è piuttosto lunga, dodici mesi minimo per chi raggiunge il pensionamento, ventiquattro mesi in caso di licenziamento o dimissioni e 105 giorni in caso di decesso o inabilità. Più è elevato l’importo da ricevere, poi, maggiore sarà l’attesa per il neo pensionato. Tanti lavoratori scelgono di chiedere un anticipo tramite domanda di finanziamento ad una banca che applicherà sulla somma “prestata” tassi di interesse fino al 4%. Dallo scorso 1° febbraio c’è un’alternativa più accattivante ma la scopriremo più avanti. Al momento soffermiamoci sul capire la differenza più rilevante tra tasso ordinario e agevolato.
Tfs e differenza tra tasso ordinario e agevolato
Per comprendere in cosa differiscono tasso ordinario e agevolato occorre partire dal certificato di quantificazione. Parliamo del documento rilasciato dall’INPS che certifica il Tfs spettante, le tempistiche del versamento e le modalità di erogazione. La certificazione, dunque, serve sia per conoscere quanto si riceverà e quando nonché per ottenere l’anticipo dell’indennità al 100% (a tasso ordinario) oppure fino a 45 mila euro (tasso agevolato).
Ciò che non tutti i lavoratori/pensionati sanno è che esistono due certificati di quantificazioni differenti a seconda del tasso di riferimento. Un certificato consentirà di richiedere il tasso ordinario, un altro documento diverso permetterà di fare domanda di anticipo con tasso agevolato.
Il certificato desiderato dovrà essere indicato in fase di presentazione della domanda sul portale dell’INPS. Nello specifico, il contribuente dovrà richiedere il tasso agevolato volendo ottenere fino a 45 mila euro con spread dello 0,40%. Attenzione, questo tasso è precluso a tutti coloro che hanno ricevuto segnalazioni negative nelle Centrali Rischi Finanziari. Parliamo della segnalazione che un istituto di credito mette in atto in caso di mancato pagamento di una o più rate di un finanziamento. Questo perché in caso di anticipo del Tfs è lo Stato a fare da garante e se ci dovessero essere segnalazioni non accetterà di emettere alcuna garanzia.
Due certificati di quantificazione, attenzione
La distinzione tra due certificati è una tutela per il pensionato che sarà, così, a conoscenza di ciò che andrà a richiedere. Fino a 45 mila euro con tasso agevolato, l’intero importo del Tfs con tasso ordinario. Ma come distinguere le due quantificazioni? Sul certificato per il tasso agevolato si troverà scritto chiaramente “Certificazione del Trattamento di Fine Servizio ai fini dell’anticipo finanziario ai sensi dell’articolo 23, comma 7 del DL 4/2019 convertito con modificazioni della Legge 26/2019 e dell’articolo 5 del DPCM 51/2021“. In caso di dicitura differente si sarà in presenza del certificato per la richiesta del tasso ordinario.
L’attenzione deve essere massima perché il possesso del certificato ordinario non consentirà di richiedere il Trattamento di Fine Servizio con tasso agevolato e viceversa. Se si ha tra le mani, dunque, il documento sbagliato bisognerà chiedere all’INPS quello giusto. Per l’invio di un nuovo certificato si potrebbe dover aspettare fino a 90 giorni mentre per un secondo certificato la tempistica dovrebbe essere inferiore dato che i conteggi sono già stati eseguiti.
Il certificato di quantificazione del Tfs non ha scadenza ma nel caso di una nuova emissione quello vecchio si annulla. Di conseguenza il pensionato dovrà prendere come riferimento l’ultimo documento ottenuto dall’INPS.
Sorpresa dall’INPS, 100% del Tfs in sei mesi con tasso dell’1%
Vi avevamo accennato all’inizio dell’articolo della possibilità in vigore dal 1° febbraio 2023 di poter accelerare i tempi di erogazione del Tfs. Scegliendo l’INPS come finanziatore e non una banca si potrà ricevere l’intero importo – il 100% del Trattamento di Fine Servizio – in massimo sei mesi. Non solo, il tasso di interesse sarà dell’1%. Unica altra spesa lo 0,5% applicato per le spese di amministrazione. Gli importi verranno trattenuti direttamente dall’indennità erogata.
A richiedere questo servizio sono tutti i pensionati e lavoratori che hanno cessato il rapporto di lavoro a condizione che il richiedente sia andato in pensione e abbia confermato l’adesione al Fondo Credito per il periodo di pensionamento oppure che il richiedente abbia cessato il servizio senza diritto a pensione e risulti iscritto al Fondo Credito grazie ad un nuovo lavoro risultando beneficiario del Trattamento.
Per approfittare di questa opportunità (qui un approfondimento) basterà accedere all’apposito servizio INPS presente sul portale dell’ente della previdenza sociale. Ricordiamo che l’accesso è possibile unicamente tramite credenziali digitali (SPID, Carta di Identità Digitale o Carta Nazionale dei Servizi).
Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.