I buoni fruttiferi postali (BFP) sono dei particolari titoli che garantiscono il rimborso del capitale e degli interessi maturati.
Emessi da Cassa depositi e prestiti, i BFP sono collocati sul mercato da Poste Italiane e rappresentano lo strumento di investimento più sottoscritto dagli italiani.
Non hanno costi di sottoscrizione e né di rimborso (tranne per gli oneri fiscali), il capitale può essere rimborsato in qualsiasi momento ma con una perdita di interessi maturati e ha il vantaggio di una tassazione agevolata al 12,50%. I Buoni postali sono veramente stupefacenti ed è incredibile cosa succede se si investono 2.500 euro.
Ricordiamo, però, che i Buoni postali hanno una scadenza naturale dopo la quale il buono diventa infruttifero. Quindi, dal momento della scadenza e fino alla data di prescrizione il capitale e gli interessi possono essere rimborsati entro 10 anni (ai sensi del D.M. 6 ottobre 2024, articolo 6-ter, comma 1). Poi, il giorno successivo alla data di prescrizione il titolare del Buono fruttifero postale perde il diritto di incassare sia il capitale sottoscritto sia degli interessi maturati.
Ciò però non accade per quelli emessi fino al 27 dicembre 2000 che restano fruttiferi per 30 anni, ovvero “fino al compimento del trentesimo anno solare successivo a quello di emissione”. Perché è importante ricordarsi di scadenza e prescrizione? Per i motivi indicati in seguito.
Buoni fruttiferi postali: scadenza e prescrizione sono importanti per non perdere capitale e interessi
Ritorna il caso dei sottoscrittori che si sono ritrovati con i Buoni fruttiferi postali prescritti. Si stima che sono 30mila i risparmiatori che chiedono giustizia dopo la prescrizione dei titoli e la perdita di capitale e interessi maturati. In particolare, si tratta di più di 300mila Buoni per un totale di 404 milioni di euro.
Si tratta di un argomento ricorrente portato alla luce a ottobre 2022 dall’Autorità garante della concorrenza e comunicato a Poste Italiane il 4 novembre 2022. Tra l’altro, L’AGCOM ha sanzionato Poste Italiane perché “avrebbe omesso e/o formulato in modo ingannevole” le informazioni riguardo la scadenza e la prescrizione dei Buoni postali. In pratica, secondo l’Autorità, avrebbe “indotto in errore il consumatore”.
La risposta di Poste italiane non si è fatta attendere. Infatti, a fine dicembre 2022 ha presentato un ricorso al TAR Lazio che, però, ancora è in attesa della data per l’udienza.
Questione ancora aperta
La situazione però si è riaperta il 20 gennaio 2023 quando al ministero dell’Economia e delle Finanze è arrivata una interpellanza urgente. La parte della deputata Valentina Barzotti (M5S), infatti, ha chiesto il rimborso dei Buoni prescritti ai sensi dell’articolo 8, comma 2 del decreto ministeriale del 19 dicembre 2000.
Tale comma prevede la facoltà da parte di Cassa depositi e prestiti di effettuare il rimborso dei crediti prescritti a favore dei consumatori che ne fanno richiesta, previa delibera del consiglio di amministrazione.
La risposta del MEF
La sottosegretaria di Stato, Lucia Albano, ha risposto alla deputata Barzotti affermando che la norma citata è stata abrogata dall’articolo 2, comma 2 del decreto ministeriale del 5 ottobre 2020. Inoltre, per la sottosegretaria Poste italiane ha continuato a collocare i Buoni “mantenendo sempre una condotta improntata alla massima trasparenza e rispettosa della normativa di riferimento”. Questo perché i comunicati informativi che li accompagnano sono migliorati rispetto al passato.
Per tutta risposta la deputata del Movimento 5 Stelle ha chiesto di convocare un tavolo con le associazioni dei consumatori, i risparmiatori “e tutti soggetti coinvolti cosicché anche nelle aule dei Tribunali si faccia a meno di palleggiare le responsabilità tra i soggetti partecipati”.