Alcuni contribuenti aderiscono a Fondi pensione, grazie ai quali si può accedere alla RITA ed avere fantastici sconti sui requisiti pensionistici.
La Legge n. 232/2016 ha introdotto la cd. RITA, la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata. Si tratta di uno strumento che consente di ottenere un determinato reddito, nella fase di passaggio tra la fine dell’attività lavorativa e la maturazione dei requisiti per la pensione.
Rientra tra le forme di pensionamento anticipato, anche se non prevede una pensione vera e propria. Consiste, infatti, solo in una misura che accompagna temporaneamente il beneficiario all’uscita dal lavoro. Vediamo, dunque, quali sono i vantaggi di tale meccanismo ed in che modo vi si accede.
Per ulteriori approfondimenti, consulta il seguente articolo: “Come aiuta la RITA ad andare in pensione 5 o 10 anni prima“.
RITA: a chi spetta?
Una nostra Lettrice ha inviato il seguente quesito:
“Buongiorno, sono nata nel 1962 ed ho maturato circa 30 anni di versamenti contributivi. Nel 2013 sono stata licenziata ed ho goduto di tre anni di Cassa Integrazione. Ero iscritta al fondo pensionistico Cometa, i cui versamenti ho, poi, riscattato. Non sono più riuscita a rientrare nel mondo del lavoro. Posso usufruire del trattamento RITA? Grazie.”
La RITA consente l’accesso al pensionamento 5 o 10 anni prima del raggiungimento dell’età pensionabile. In particolare, il beneficiario può richiedere l’erogazione di tutto o di una parte del montante maturato per il periodo compreso tra l’accettazione della domanda e il compimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia.
Tale meccanismo è riservato esclusivamente ai lavoratori del settore privato e pubblico che risultano iscritti ad un Fondo pensione complementare oppure a Piani Individuali Pensionistici (cd. PIP). La RITA è, infatti, un sistema di anticipo pensionistico che viene “autofinanziato” dal contribuente, proprio attraverso il Fondo pensione. Per tale motivo, possono beneficiarne solo i titolari di una pensione integrativa che possiedono specifici requisiti.
Ci sono due modi per accedere allo strumento. Il primo è riservato a coloro che hanno cessato l’attività lavorativa. In tal caso, sono necessari: almeno 20 anni di contribuzione effettiva, 5 anni di iscrizione e contributi nel Fondo previdenziale complementare e trovarsi a 5 anni dal pensionamento di vecchiaia (bisogna, quindi, avere 62 anni).
Il secondo metodo, invece, riguarda i lavoratori disoccupati, che devono: aver cessato l’attività lavorativa e trovarsi in stato di disoccupazione da almeno 24 mesi, possedere almeno 20 anni di contribuzione, avere 5 anni di iscrizione e contribuzione nel Fondo previdenziale complementare e trovarsi a meno di 10 anni dal raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia (devono, dunque, avere 57 anni).
I vantaggi fiscali
Il vantaggio principale della Rendita Integrativa consiste nella tassazione. La parte imponibile, infatti, è soggetta ad una ritenuta a titolo d’imposta con un’aliquota del 15%, che viene ridotta dello 0,3% per ciascun anno successivo al quindicesimo di iscrizione a forme pensionistiche complementari. La soglia massima di riduzione, tuttavia, è di 6 punti percentuali, fino a raggiungere un’aliquota sostitutiva del 9%.
Pe l’utilizzo dell’aliquota ridotta, vengono considerati fino a massimo 15 anni di adesione alla previdenza complementare, precedenti al 1° gennaio 2007. Il titolare della RITA, tuttavia, ha la facoltà di non beneficiare della tassazione sostitutiva, indicandolo nella Dichiarazione dei Redditi; in tale ipotesi, alla Rendita si applica la tassazione ordinaria.
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Cumulabilità con le pensioni
Nel momento in cui il beneficiario raggiunge il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, la Rendita Integrativa viene interrotta, per consentire l’erogazione dell’ordinaria pensione da parte dell’INPS.
La prestazione, però, è compatibile con altre forme pensionistiche. In particolare:
- Quota 100;
- pensione anticipata;
- Opzione Donna;
- Ape Sociale.
In questi casi, dunque, la Rendita può essere un buon metodo per integrare tali trattamenti.
La RITA è davvero conveniente?
Non è semplice stabilire se usufruire della RITA sia la scelta migliore, perché tutto dipende dalle specifiche priorità dell’interessato. Prima di considerare seriamente tale opportunità, tuttavia, consigliamo ai lettori di chiedere consiglio ad un esperto, per evitare di andare incontro a seri pericoli.
Specifichiamo, infatti, che accedendo alla somma accumulata nel Fondo pensione in anticipo, inevitabilmente si riduce la rendita che sarebbe spettata al lavoratore nel momento in cui avrebbe maturato il diritto alla pensione di vecchiaia.
Accedere al pensionamento attraverso la RITA, dunque, è un passo che deve essere ben ponderato.
In conclusione, consigliamo alla gentile Lettrice che ci ha chiesto chiarimenti di rivolgersi ad un esperto per valutare la situazione nel dettaglio. Anticipiamo, però che se ha già riscattato il Fondo non può accedere alla Rendita, che viene erogata sulla base del montante contributivo accumulato.
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