Riforma delle pensioni e Superbonus, solamente una misura sopravviverà per uscire dal difficile contesto venutosi a creare in Italia.
Sarà un addio alla cessione del credito per riuscire ad alzare gli assegni pensionistici degli italiani. I piani del Governo.
Pensioni e Superbonus sono due tematiche calde nella nostra nazione. Argomenti differenti che, però, risultano strettamente collegati. Per mettere in atto la Riforma delle pensioni, infatti, l’esecutivo ha pensato di sacrificare il Bonus edilizio o meglio la cessione del credito e lo sconto in fattura. I lavoratori ambiscono ad un miglioramento del sistema pensionistico da tempo. Vorrebbero maggiore flessibilità e assegni più alti anche andando in pensione prima dei 67 anni di età. Sogni che potrebbero avverarsi utilizzando i soldi tolti al Superbonus. Questa è stata una misura controversa fin dal suo esordio sulla scena. Un po’ per colpa della struttura di base non efficace, un po’ per la furbizia tipica di tanti italiani che hanno approfittato delle crepe normative per “rubare soldi”. Modifiche, cambiamenti, blocchi, dubbi sono gli elementi che hanno caratterizzato il Bonus edilizio dal 2019 ad oggi.
Il cambio del Governo ha, poi, destabilizzato tanti cittadini con l’abbassamento dell’aliquota dal 110% al 90% già nel 2023. Ma ora giunge inesorabile un’altra notizia, lo stop definitivo alla cessione del credito e allo sconto in fattura. Rimarrà unicamente la detrazione ma i soldi risparmiati verranno utilizzati per le pensioni.
Superbonus, come l’addio alla cessione del credito influirà sulle pensioni
Il Governo Meloni ha optato per il blocco della cessione dei crediti e dello sconto in fattura. Questo significherà poter attuare la Riforma delle pensioni nonché la riforma fiscale. I soldi non ci sarebbero stati continuando a mantenere inalterato il Superbonus e i Bonus edilizi in generale. Imprese e famiglie non saranno contente della decisione ma i pensionati gioiranno. Volendo quantificare il guadagno con riferimento alle pensioni, la stima è di 30 miliardi di euro da poter dedicare per le riforme fiscali e previdenziali. Parliamo di cambiamenti attesi da tempo che andranno ad aumentare rispettivamente gli importi degli assegni pensionistici e gli scivoli strutturali per lasciare il lavoro.
La premier Meloni ha più volte ribadito come le truffe del Superbonus siano costate circa duemila euro a famiglia. In più c’è il problema dei crediti bloccati che le banche non possono assorbire da risolvere. Doppia questione con un’unica soluzione, dire addio alla cessione del credito e allo sconto in fattura per i Bonus edilizi, nessuno escluso. D’ora in poi, dunque, i cittadini potranno approfittare esclusivamente della detrazione per recuperare parte dei soldi spesi.
Il guadagno per i pensionati
Ora che i soldi ci sono, la Riforma delle pensioni potrà ripartire seguendo tra strade parallele. Il Governo e i sindacati ragioneranno sullo sconto per le lavoratrici di quattro mesi per ogni figlio sull’età pensionabile (pensione di vecchiaia) per un massimo di dodici mesi. Le donne, così, potrebbero lasciare il lavoro a 66 anni invece di 67. In più potrebbero arrivare modifiche interessanti anche per Opzione Donna dato che i cambiamenti del 2023 hanno indispettito molte lavoratrici rimaste escluse dalla formula.
Per quanto riguarda l’argomento giovani, invece, l’idea è di estendere per i contributi puri il diritto all’integrazione al minimo per tutelare chi andrà in pensione con un assegno di importo non idoneo al costo della vita. In terza battuta si ragiona sulla maggiore flessibilità da garantire ai lavoratori. Le richieste dei sindacati sono 62 anni di età per il pensionamento oppure 41 anni di contributi per tutti indipendentemente dall’età.
Da punto di vista fiscale, poi, si ipotizzano riduzioni delle tasse per alcuni pensionati. Il progetto è scendere a tre scaglioni IRPEF. Parliamo del 23% fino a 15 mila euro, del 27% da 15 mila a 50 mila euro e del 43% sopra i 50 mila euro. Ne trarrebbero vantaggio i pensionati con redditi tra 35 mila e 40 mila euro con un guadagno di 100/120 euro in più nel cedolino.
E arriviamo alla “delusione” Superbonus
Per ritrovarsi con una Riforma pensionistica occorrerà accettare il blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura. Il Decreto Legge numero 11 del 16 febbraio 2023 ha definitivamente chiuso la questione confermando la decisione del Governo. Vige, dunque, il divieto per le pubbliche amministrazioni di essere cessionarie di crediti d’imposta di interventi fiscali maturati con i Bonus edilizi. In più, non ci sarà cessione del credito né sconto in fattura per tutti i nuovi lavori iniziati dopo l’entrata in vigore del Decreto, 17 febbraio 2023.
Nessuna possibilità di cedere i crediti per le spese di riqualificazione energetica per le parti comuni di condomini fino a 200 mila euro né per gli interventi di riduzione del rischio sismico. Unica strada la detrazione.
Il Decreto, poi, contiene un’altra indicazione con riferimento al Superbonus e alla responsabilità per i cessionari e i soggetti che acquistano i pacchetti di credito d’imposta dagli istituti di credito. Se i soggetti in questione hanno acquisito una serie di documenti scatta immediatamente l’esclusione dalla possibilità che possano incorrere in condotte negligenti. Non ci sarà responsabilità acquisendo
- il titolo edilizio abilitativo degli interventi o l’autocertificazione in caso di edilizia libera,
- la notifica preliminare dell’avvio dei lavori,
- la visura catastale ante operam,
- le fatture, ricevute e documenti attestanti le spese sostenute,
- le asseverazioni obbligatorie per Legge,
- la delibera di approvazione dei lavori e la relativa tabella di ripartizione per interventi su parti comuni di condomini,
- la documentazione Requisiti tecnici – Ecobonus per interventi di efficienza energetica,
- visto di conformità dei dati riguardanti la documentazione che attesta il diritto al Bonus edilizio,
- l’attestazione rilasciata dai soggetti addetti alla normativa antiriciclaggio.