Il Trattamento di Fine Servizio può essere richiesto in anticipo alle banche ma occorrerà pagare gli interessi sui propri soldi. I lavoratori si chiedono perché.
Chiedere un prestito ad un’istituto di credito per l’anticipo del Tfs significa dover corrispondere gli interessi sulla somma accumulata nel tempo.
Il Trattamento di Fine Servizio spetta ai dipendenti pubblici assunti con contratto a tempo indeterminato prima del 1° gennaio 2001. Consiste in una somma che dovrà essere erogata al lavoratore una volta cessata l’attività lavorativa (per licenziamento, dimissione, raggiungimento dell’età pensionabile). Le tempistiche di erogazione variano a seconda del motivo della richiesta di Tfs ma in generale sono molto lunghe. Si va da un lasso temporale non inferiore a 105 giorni (in caso di decesso o infermità) fino ad anni di attesa specialmente per importi molto alti. L’erogazione, poi, non avviene sempre in un’unica soluzione. Per somme comprese tra 50 mila e 100 mila euro, infatti, sono previsti due pagamenti a distanza di un anno l’uno dall’alto mentre per importi superiori a 100 mila euro le rate sono addirittura tre (a distanza di dodici e ventiquattro mesi). Fortunatamente è possibile richiedere un anticipo del Tfs durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. Le condizioni, però, sono da valutare soprattutto rivolgendosi alle banche.
Trattamento di Fine Servizio, che beffa per i lavoratori
Quando sentono parlare di Trattamento di Fine Servizio i lavoratori tendono a mostrare disappunto. I motivi di questo disagio sono legati sia alle tempistiche di erogazione – che come detto sono molto lunghe – sia agli interessi da dover versare in caso di richiesta di un anticipo. Anticipo di pagamento dei propri soldi, quelli accumulati durante anni e anni di lavoro. Perché si devono corrispondere interessi sulle somme spettanti di diritto, somme che appartengono al lavoratore stesso?
Chiedere un prestito alla banca come anticipo del Tfs consentirà sicuramente al lavoratore di non dover ricorrere ad altre tipologie di finanziamento – la cessione del quinto per esempio – ma ciò non toglie lo svantaggio del perdere una parte dei soldi accumulati. Le banche, poi, non lesinano sugli interessi. Oggi la stima è di tassi compresi tra il 3 e il 4% (se dice bene) per i dipendenti pubblici con la possibilità di poter richiedere solamente fino a 45 mila euro.
TFS: cosa accadrà nel prossimo futuro?
Qualcosa cambierà? Al momento siamo in attesa delle decisione della Corte di Cassazione sulla legittimità del pagamento differito del Trattamento di Fine Servizio ai dipendenti statali. La sentenza dovrebbe arrivare il prossimo 10 maggio. I lavoratori non accettano più di dover attendere anche fino a cinque anni per recuperare i propri soldi. L’ipotesi più plausibile è che la Cassazione appoggi la domanda di riconoscimento dell’illegittimità. Se così fosse lo Stato dovrebbe procedere con erogazioni per circa dieci miliardi di euro.
Una decisione che cambierà, dunque, le sorti dei lavoratori pubblici e che potrebbe aprire la strada verso nuovi ricorsi, questa volta “contro” gli interessi applicati dalle banche sugli anticipi. Lamentarsi senza agire non porta da nessuna parte infatti ma forse gli istituti di credito potrebbero modificare le percentuali di tassi ora che hanno la concorrenza dell’INPS.
L’INPS e l’anticipo del Trattamento di Fine Servizio
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha deciso di erogare il Trattamento di Fine Servizio facendo le veci di un finanziatore. Inizia, così, la concorrenza alle banche dallo scorso 1° febbraio 2023. I vantaggi promessi dall’ente sono molteplici. Innanzitutto i lavoratori potranno richiedere fino al 100% dell’importo del Tfs. Il tasso applicato, poi, sarà dell’1% circa – notevolmente inferiore rispetto agli interessi dei prestiti bancari. Occorrerà aggiungere, però, uno 0,5% una tantum per le spese e uno 0,15% per l’adesione al Fondo. Il prelievo verrà applicato sulla somma da versare in modo tale che l’importo erogato al lavoratore sarà quello finale.
Un altro vantaggio del servizio INPS riguarda le tempistiche del versamento. Dimenticate i lunghi tempi di attesa, l’ente della previdenza sociale promette pagamenti in sei mesi. La domanda può essere inoltrata da subito accedendo al portale dell’INPS e alla sezione dedicata. Sarà necessario essere in possesso delle credenziali digitali – SPID, Carta Nazionale dei Servizi o Carta Elettronica di Identità. I tempi di lavorazione possono durare anche 180 giorni. Prima di erogare la somma, infatti, l’INPS dovrà verificare eventuali morosità del richiedente, l’estinzione anticipata di altri finanziamenti e solo alla fine dei controlli e di eventuali recuperi procederà con il versamento della quota di Tfs richiesta.
La richiesta all’INPS può giungere dai pensionanti che hanno confermato l’adesione al Fondo Credito per il periodo di pensionamento e da coloro che dopo aver cessato l’attività lavorativa senza diritto a pensione risultano ugualmente iscritti al Fondo Credito grazie ad un nuovo impiego e sono, dunque, beneficiari del Trattamento di Fine Servizi (o di Fine Rapporto).