La Lancia potrebbe rispolverare un grande classico, modernizzando la Montecarlo. L’auto ha fatto faville in passato e darebbe un nuovo look al marchio italiano.
La Lancia Montecarlo, ribattezzata Scorpion per il mercato americano e, dal 1975 al 1978, Beta Montecarlo è tra le vetture più iconiche del marchio torinese. La sportiva disegnata dalla carrozzeria Pininfarina lasciò tutti a bocca aperta negli anni ’70. L’auto fu lanciata in due versione: Coupé e Targa.
La Targa aveva una capote in tela removibile manualmente. In totale furono realizzati 7.798 esemplari dal 1974 al 1982 con la eccezione del 1979, anno in cui fu fermata la fabbricazione della Montecarlo. Oggi la Lancia ha in listino la sola city car Ypsilon, molto in voga tra i giovani, ma in pochi della nuova gen si ricordano le imprese della Delta e delle altre bellissime sportive.
Il marchio torinese con la Montecarlo si mise in concorrenza con la 124 Sport Coupé e la X1/9, avendo la medesima paternità. Pininfarina fu commissionato per la realizzazione di una V6 da 3 litri con motore centrale. Il progetto X1/8 fu ultimato nel 1971 da Paolo Martin, per poi essere denominato X1/20, da cui nacque la Fiat Abarth SE 030. Per la creazione della gamma Beta la Fiat prese una decisione inaspettata e decise di “regalare” la vettura alla cugina Lancia. Alfa Romeo, rivoluzionata la 33 Stradale: guardate che spettacolo.
Il render della Lancia Montecarlo
La Montecarlo aveva lo stesso motore bialbero a 4 cilindri della sportiva Fiat, ma con sospensioni MacPherson, cambio a cinque velocità e freni a disco su tutte le ruote. La Lancia dichiarò che l’auto poteva raggiungere i 190 km/h, scattando da 0 a 100 km/h in 9,3 secondi. Oggi non sarebbe considerata una accelerazione bruciante, ma parliamo di 50 anni fa. Esteticamente l’auto era molto avanti, avendo dei cerchi in lega da 8,8Jx13″, fatti apposta per la Montecarlo. Lava una Lamborghini dopo 20 anni: non crederete ai vostri occhi (VIDEO).
La sportiva rappresentava il non plus ultra sul piano degli interni, con il rivestimento nel tessuto vinilico elastico. Il volante era a due razze. Negli Stati Uniti la Montecarlo montava un propulsore di dimensioni più piccole, ovvero da 1756 cm³ dotato di catalizzatore che forniva solo 81 CV rispetto ai 120 della Montecarlo europea. Nel 1979 venne commercializzata la seconda seria. La mascherina fu cambiata con il nuovo logo Lancia, simile a quella della Delta e una modifica alle pinne dei montanti posteriori.
Nell’abitacolo spiccava il volante Momo a tre razze e i nuovi materiali Lancia. Sotto il cofano, grazie a Magneti Marelli, arrivarono dei nuovi carburatori per accrescere la coppia. Dopo anni il progettista David Obendorfer ha voluto rivisitare i concetti stilistici della Lancia Montecarlo, realizzando un render clamoroso.
Il modello della casa piemontese ha lasciato un segno nel cuore degli appassionati Lancia. Ora la vettura appare più un crossover a cinque porte con un passo di 2,68 metri, lunghezza 4,54 metri, larghezza 1,85 e altezza 1,56. Se l’obiettivo era trasformare la Lancia in una mini Urus ci sono andati vicini. Il tecnico ha immaginato un nuovo modello con frontale robusto con un’ampia calandra. I gruppi ottici, inoltre, sono inseriti in una fascia nera, rendendo il bicolor molto accattivante.
Le immagini della rappresentazione grafica nel video del canale YouTube Damor 85 lasciano meravigliati. Sotto il cofano il tecnico immagina un powertrain ibrido plug-in. L’auto, infine, potrebbe essere realizzata sul pianale EMP2 di produzione del Gruppo Stellantis. Ad oggi non c’è alcuna conferma che la vettura possa trovare spazio, sebbene dovrebbe essere allargata la gamma Lancia nei prossimi anni. La moda delle vetture a ruote alte sta dilagando, quindi mai dire mai.