Per perdere il diritto al Superbonus basta un piccolo errore rilevato dall’Agenzia delle Entrate con riferimento al reddito, all’ammontare dei lavori e al valore della casa.
Se l’AdE dovesse rilevare incongruenze nei dati dichiarati dal cedente sarebbe immediato addio al Superbonus.
Quando il tema da affrontare è il Superbonus occorre prestare sempre la massima attenzione. La controversa misura cambia più spesso del tempo ed è talmente ricca di cavilli e tecnicismi che stare al passo con ogni piccolo dettaglio è difficile non solo per i cittadini ma anche per gli addetti ai lavori. Basti pensare che il Centro Studi ICAF ha rilevato ben ottanta criticità del Bonus edilizio in questione, molte delle quali potrebbero far perdere la misura in un attimo. Prima di approfondire una di queste criticità ricordiamo le ultime novità . Iniziamo dalla decisione di abbassare l’aliquota dal 110% al 90% già nel 2023 lasciando la massima detraibilità esclusivamente ad alcune condizioni. E continuiamo con una notizia recente, che risale a pochi giorni fa. Il Governo ha optato per il blocco della cessione dei crediti e dello sconto in fattura lasciando ai contribuenti unicamente la strada della detrazione da portare nel modello 730.
Il motivo è presto detto. Agendo in questo modo si recuperano 30 miliardi di euro da destinare alla Riforma delle Pensioni. Sempre meno famiglie, dunque, riusciranno ad approfittare del Superbonus per ristrutturare casa. Ma passiamo, ora, a quelle famiglie che sono riuscite ad ottenere la detrazione al 110 o al 90% e che non sanno che tutto potrebbe crollare da un momento all’altro.
Perdere il Superbonus, la fatale incongruenza
Alcuni dei problemi del Superbonus sono legati alla furbizia innata di tanti italiani. Fin da subito molti contribuenti hanno cercato di ingannare lo Stato dichiarando più spese di quelle effettivamente effettuate. Per ovviare alla riconosciuta problematica è stato imposto il divieto di superare le cifre presenti in appositi listini massimi di riferimento per i lavori edili nonché i plafond massimi cedibili onde evitare problematiche con il Fisco.
Tale direttiva non ha fermato gli italiani che hanno escogitato nuove tecniche truffaldine. Frazionamenti e accatastamenti per ottenere più subalterni e aumentare il plafond del credito da cedere, margini extra sugli interventi da cedere inserendo lavori non cedibili, assegnazione del ruolo di responsabile dei lavori a periti, avvocati, ragionieri non dell’ambito tecnico ingegneristico per coprire compensi amministrativi non agevolabili. Insomma, il solo fatto di poter ristrutturare l’abitazione gratuitamente non è bastato. Tanti contribuenti hanno voluto di più e pensando unicamente a loro stessi hanno creato disagi al resto della popolazione onesta.
I controlli sono partiti a raffica e ora a rimetterci saranno non solo i veri truffatori, quelli che hanno agito consapevolmente ma tutti i cittadini. La superficialità non è più ammissibile, il detto La Legge non ammette ignoranza sarà seguito letteralmente. Il credito nasconde tante insidie ed è bene che tutti sappiano.
La Circolare 23/E del 2022 e il cavillo del punto 5.3
Un cavillo da approfondire è quello della Circolare numero 23/E del 23 giugno 2022. Nello specifico il punto 5.3 tratta i principi chiave dell’accertamento tributario due dei quali sono degni di nota ossia il principio della coerenza reddituale e il principio della proporzione di valore. Si tratta di questioni fondamentali per l’Agenzia delle Entrate ma poco note ai cittadini che peccando della sopracitata superficialità rischiano di trovarsi a dover pagare tutti i lavori del Superbonus.
L’AdE scrive più o meno chiaramente che il Superbonus si perderà immediatamente in caso di accertamento dell’incoerenza reddituale e patrimoniale tra il valore e l’oggetto dei lavori asseritamente eseguiti e il profilo dei committenti beneficiari delle agevolazioni in esame. Dove venisse rilevata, dunque, una differenza tra patrimonio del cedente e valore dell’immobile allora si potrebbe dire addio alla misura.
Non solo, continuando a leggere si capisce come perdere il Superbonus sarà facile qualora l’AdE scoprisse una sproporzione tra l’ammontare dei crediti ceduti e il valore dell’abitazione oggetto di restyling. Questo è un punto chiave del Bonus edilizio ma difficilmente sarà stato portato alla luce durante un’assemblea condominiale.
Altro che gratis, si rischia di pagare tutto
Restare nei limiti del prezziario MITE non basta. I tariffari regionali? Poco contano se è sfuggito il piccolo dettaglio fondamentale che l’ammontare dei lavori deliberati finanziati con crediti fiscali debba essere proporzionale al valore della singola unità immobiliare. Stesso discorso per la congruità tra reddito e patrimonio del cedente e il valore degli interventi effettuati. I controlli del Fisco vertono in numerose direzioni e un solo passo falso rischia di compromettere il diritto al Superbonus. I dati necessari per appurare il rispetto delle direttive sono nelle mani dell’Agenzia delle Entrate. Basterà una verifica incrociata per appurare la verità .
Può un proprietario di un immobile dal valore catastale di 130 mila euro, ad esempio, cedere crediti per 130/180 mila euro senza sorvolare sul criterio della proporzione di valore? E se il reddito lordo ammonta a 25 mila euro come si possono cedere crediti per 85 mila euro? La coerenza reddituale verrebbe meno.
Attenzione, dunque, ai piccoli ma fondamentali cavilli che i fautori del Superbonus hanno “dimenticato” di segnalare. Un accertamento del Fisco e si potrà dire addio alla misura.