Congedo straordinario, se l’invalido lavora è pur sempre richiedibile? La verità poco conosciuta

Il lavoratore che assiste un familiare invalido grave può chiedere il congedo straordinario anche se il soggetto con disabilità dovesse svolgere un’occupazione? 

Tra le prestazioni concesse ai caregiver troviamo il congedo straordinario, una misura che consente di assentarsi dal posto di lavoro fino a due anni.

congedo figlio lavoratore
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L’obiettivo dello Stato è aiutare i caregiver che assistono familiari con disabilità grave nello svolgimento delle proprie mansioni di sostegno dato che possono interferire con lo svolgimento dell’attività lavorativa. Una persona invalida, infatti, ha bisogno di molte attenzioni, in qualsiasi ora del giorno e della notte. Deve essere accompagnata alle visite mediche, alle terapie, deve essere aiutata in molti casi a vestirsi, mangiare, lavarsi. Insomma, occuparsi di un familiare affetto da una patologia familiare richiede tempo, pazienza e tanta volontà. Riconoscendo la fatica del caregiver, lo Stato concede delle agevolazioni si natura assistenziale ed economica non solo al disabile – lavoratore o meno – ma anche a chi assiste. Tra le prestazioni concesse, una delle più note è il congedo straordinario. Permette al caregiver lavoratore di assentarsi dal luogo di lavoro per un periodo massimo di due anni ricevendo comunque la retribuzione base. Un aiuto importante ma ci sono delle condizioni da rispettare per poter accedere alla misura. Prima tra tutte la convivenza con la persona disabile. E se l’invalido lavorasse?

Congedo straordinario, è concesso anche se l’invalido lavora?

In redazione è giunto un quesito. “Ho mio figlio invalido che ha trovato lavoro da poco. Ha sempre bisogno di me, ultimamente la situazione è peggiorata. Posso chiedere il permesso di due anni?“. Il riferimento del lettore è al congedo straordinario che permette di astenersi dal lavoro per un periodo massimo di due anni. Richiedibile dal caregiver dipendente pubblico o privato, lo scopo della misura è assistere un familiare affetto da disabilità grave.

Il congedo è fruibile in modo continuativo oppure frazionato a giorni, settimane o mesi. Pur non recandosi al lavoro, il caregiver otterrà ugualmente la retribuzione mensile naturalmente nella quota fissa. (gli elementi variabili non verranno corrisposti). Da sapere, poi, che durante l’assenza dal lavoro il dipendente maturerà l’anzianità di servizio solamente ai fini contributivi. Nessun avanzamento di carriera, né ferie o mensilità supplementari come la tredicesima né Trattamento di Fine Rapporto.

Arrivando al quesito del lettore, il congedo straordinario è richiedibile anche qualora il disabile dovesse svolgere un’attività lavorativa. Ad affermarlo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociale nonché l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Lavorare compatibilmente con la condizione di invalidità, infatti, non esclude che la disabilità esista realmente e che richieda l’assistenza da parte di una terza persona. Anche se il figlio disabile dovesse lavorare, dunque, il genitore può richiedere il congedo straordinario.

Condizioni di accesso alla misura

Il lavoro dell’invalido non toglie al caregiver lavoratore dipendente di fare domanda di congedo straordinario. Condizione necessaria è che si rispetti l’ordine di priorità nonché il requisito della convivenza. Iniziamo con il primo aspetto. La normativa stabilisce che c’è un ordine da seguire nella richiesta del permesso di due anni. Ad averne diritto per primi sono il coniuge, il convivente di fatto e la parte dell’unione civile. Dovessero mancare allora il diritto passa ai genitori (anche affidatari o adottivi). Se anche questi fossero deceduti o mancanti potrebbero richiedere il congedo i figli, poi, fratelli e sorelle e, infine, i parenti fino al terzo grado o affini (ad esempio anche la nuora).

Condizione necessaria è che i familiari citati siano conviventi. Un nipote convivente passerebbe davanti nel diritto di richiesta del permesso rispetto ad un figlio non convivente. Ricordiamo, però, che la convivenza può iniziare anche successivamente alla domanda di accesso alla prestazione ma entro il primo giorno di assenza dal luogo del lavoro. Dovrà durare, poi, per tutto il periodo di congedo.

Esistono solo tre eccezioni al requisito della convivenza. Se chi assiste abita nello stesso palazzo del disabile ma in appartamenti differenti, se richiede la residenza temporanea di dodici mesi o qualora si tratti di un genitore che assiste un figlio disabile. Nel caso del nostro lettore, dunque, il congedo straordinario sarà richiedibile anche in assenza di convivenza con il figlio lavoratore.

Richiesta di congedo straordinario, la procedura da dipendente privato o pubblico

La modalità di presentazione della domanda di congedo straordinario varia a seconda del tipo di impiego del caregiver. Se pubblico la richiesta dovrà essere inoltrata all’amministrazione di appartenenza. Se privato, il permesso dovrà essere richiesto all’INPS tramite compilazione del modulo SR10. La procedura sarà telematica e prevede l’utilizzo delle credenziali digitali – agendo in autonomia tramite portale dell’ente della previdenza sociale. In alternativa si potrebbe chiedere la collaborazione di un Patronato.

Da sapere che esiste una tempistica da rispettare. Qui per scoprire come procedere se l’INPS non dovesse rispondere in tempo.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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