È entrata in vigore la cd. APP, lo strumento che permette di passare al part-time, anticipando parzialmente la pensione. A chi è rivolta?
L’APP, Anticipo della Prestazione Previdenziale, spetta agli iscritti all’ENPAM, ossia l’Ente di previdenza dei medici.
In particolare, è rivolta ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta. In base a tale sistema, i professionisti che hanno raggiunto i presupposti per la pensione possono scegliere se continuare con il lavoro part-time e, contemporaneamente, ottenere un assegno pensionistico parziale dall’ENPAM.
L’opzione potrà essere esercitata entro il 30 aprile.
Ma analizziamo, nel dettaglio, la misura e scopriamo quali sono i requisiti per richiederla.
Anticipo della pensione per i medici che decidono di continuare a lavorare
Per mezzo dell’APP (Anticipo Prestazione Previdenziale) medici di famiglia e pediatri di libera scelta hanno l’opportunità di ottenere un part-time, con riduzione dell’orario lavorativo fino al 70%; allo stesso tempo possono iniziare anche a percepire un anticipo di pensione.
La condizione necessaria, però, è di essere affiancati da un collega più giovane. È quest’ultimo, infatti, che sarà responsabile nel periodo lavorativo scoperto dal part-time. In cambio, riceverà apposita retribuzione e una convenzione a tempo indeterminato.
L’APP riguarda solo i lavoratori che possiedono già tutti gli elementi per la pensione e, dunque, non comporta delle penalizzazioni sulla prestazione. Per sapere se si rientra tra i beneficiari, è sufficiente accedere alla propria area riservata sul sito ENPAM, cliccando sull’icona “Anticipo della Prestazione Previdenziale”, e richiedere la certificazione dei requisiti pensionistici.
In caso di esito positivo, basterà consegnare tale documentazione all’ASL di appartenenza, insieme ad uno specifico modulo.
I medici di famiglia dovranno presentare il Modulo B (scaricabile dal sito SISAC- Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati). I pediatri, invece, dovranno inoltrare il Modulo A (anch’esso disponibile sul portale SISAC).
I giovani medici che, invece, sono interessati ad assistere i colleghi più anziani, devono inviare richiesta compilando il Modello C (“Domanda di ammissione alla procedura di ricambio generazionale – APP”), reperibile sul sito SISAC.
Ricordiamo che è fondamentale compiere tali operazioni entro il 30 aprile 2023.
Una situazione preoccupante
In realtà, l’Anticipo della Prestazione Previdenziale non è una novità assoluta, ma era già stato ideato dall’ENPAM nel 2015. Il suo scopo originario era quello di “incentivare il ricambio generazionale negli studi medici, mentre ora può essere uno strumento concreto per fronteggiare la carenza di nuove leve”, come sottolinea il Presidente dell’Ente, Alberto Olivetti.
La mancanza di personale medico di base era già stata denunciata durante l’emergenza pandemica. La situazione, purtroppo, è destinata a peggiorare nei prossimi anni, in vista dei nuovi pensionamenti, a causa della carenza di corse di studio di formazione in medicina generale e di specializzazione in pediatria.
Moltissimi cittadini, dunque, potrebbero avere difficoltà a trovare un medico di base disponibile.
Dai dati forniti dall’ENPAM alla fine del 2021, emerge che più della metà dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta ha oltre 60 anni di età. Il numero di giovani medici destinati a ricoprire tali ruoli, tuttavia, è idoneo ad occupare solo il 50% dei posti messi a disposizione.
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Gli obiettivi della pensione APP
Il problema del ricambio generazionale non è l’unica emergenza che si tenta di risolvere con la pensione APP. Oliveti, infatti, sottolinea l’esistenza di una difficoltà salariale e previdenziale. “La cattiva programmazione nazionale, a causa dei troppi pensionamenti e dei pochi rimpiazzi, rischia di portare alla cancellazione di posti di lavoro, con riduzione del monte compensi nel settore della medicina generale. Questo significa che nei prossimi anni rischiano di entrare contributi previdenziali insufficienti per pagare le pensioni previste”.
Al riguardo, nel Decreto Milleproroghe è stata introdotta una norma che permette ai medici convenzionati di continuare a lavorare fino a 72 anni, per evitare il peggioramento di una situazione già molto critica. Si tratta, ovviamente, di una scelta a discrezione del professionista, esercitabile fino al 2026. È rivolta, in particolare, alle ASL interessate da carenza di personale medico convenzionato collocabile. Si applica, inoltre, agli addetti ai servizi di continuità assistenziale, emergenza territoriale e medicina dei servizi, e agli specialisti ambulatoriali convenzionati.