La pensione di reversibilità è un trattamento pensionistico riconosciuto ai superstiti del pensionato deceduto.
Il beneficio è riconosciuto anche nel caso in cui il soggetto defunto non ha maturato il diritto alla pensione.
Questo è il caso in cui la pensione viene definita “indiretta” ed è riconosciuta solo in situazioni particolari. Vale a dire, quando, la persona venuta a mancare ha maturato i 15 anni di anzianità contributiva e assicurativa o 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui 3 anni, come minimo, nei 5 anni precedenti la data del decesso.
Pensione di reversibilità: quando spetta ai superstiti?
Il diritto pensionistico della reversibilità è riservato a coloro che, al momento del decesso del pensionato, sono a suo carico. Non bisogna, quindi, possedere i requisiti reddituali che l’ordinamento ha stabilito per identificare il soggetto autonomo economicamente, cioè capace di sostentarsi da solo.
La pensione ai superstiti, difatti, è identificata ai soli parenti a carico del defunto e dunque mantenuti di solito dallo stesso.
La decorrenza spetta dal primo giorno del mese successivo al quale è venuto a mancare il pensionato. La pensione di reversibilità spetta al coniuge superstite anche nel caso di separazione o divorzio, se è titolare dell’assegno divorzile.
La normativa richiede anche un altro requisito, come la mancanza di nuove nozze dopo il divorzio, e dopo il decesso del pensionato.
Il beneficio è riconosciuto anche ai figli naturali, adottivi o affiliati se:
- minorenni;
- inabili al lavoro senza limiti di età;
- studenti entro i 21 anni oppure entro i 26 anni se universitari a carico e non svolgono attività lavorativa.
I superstiti che beneficiano della reversibilità, una volta raggiunto il requisito anagrafico e contributivo della pensione di vecchiaia hanno diritto a fare richiesta di quest’ultima.
In questo modo, si troverà a riscuotere sia la sua pensione diretta che quella indiretta.
Spetta anche a soggetti diversi dal coniuge ma solo in alcuni casi
La pensione di reversibilità è rivolta anche ai nipoti, genitori e fratelli e sorelle del pensionato deceduto, solo se a carico al momento del decesso.
Nello specifico nei casi in cui la pensione di reversibilità spetta ai genitori, quando il soggetto deceduto non abbia il coniuge, figli e nemmeno nipoti.
I genitori, però, al momento del decesso devono essere a carico fiscale del pensionato deceduto. Inoltre, devono avere almeno un’età di 65 anni e non essere titolari di pensione diretta o indiretta.
Il beneficio, in mancanza di coniuge, figli, nipoti e genitori, è previsto anche ai fratelli celibi e alle sorelle nubili. Devono essere, però, a carico della persona defunta e riconosciuti inabili al lavoro.
La pensione di reversibilità non è illimitata
Il diritto della pensione di reversibilità in alcuni casi non è a tempo indeterminato.
Il coniuge perde il beneficio quando contrae nuove nozze, mantiene il diritto a due anni della quota pensionistica nella misura spettante alla data del nuovo matrimonio.
Il pagamento avviene una tantum comprendendo la mensilità della tredicesima.
I figli non hanno più diritto alla pensione di reversibilità quando compiono la maggiore età. Il beneficio si mantiene a condizione che siano studenti universitari fino ai 26 anni.
Il diritto viene meno per i figli inabili nel momento in cui viene meno il loro stato di inabilità lavorativa. La stessa condizione vale per i nipoti.
I genitori perdono il benefico pensionistico se ottengono un’altra pensione. Per i fratelli e le sorelle se conseguono un’altra pensione, contraggono matrimonio o cessano di essere inabili.
Indennità una tantum: cos’è?
L’indennità una tantum è un riconoscimento economico erogato nei confronti dei superstiti dei soggetti defunti che non hanno raggiunto il diritto pensionistico. Tali però erano assicurati e la loro pensione sarebbe stata calcolata solo sulla base del metodo contributivo.
L’indennità è pagata una tantum e la somma coincide alla pensione sociale in vigore al momento del decesso della persona assicurata. L’importo deve essere moltiplicato per il numero degli anni contributivi a favore del lavoratore.
Calcolo dell’indennità una tantum
La pensione di reversibilità non prevede il pagamento dell’intero importo spettante alla persona deceduta.
Il beneficio è calcolato sulla base di una quota percentuale che cambia a seconda del grado di parentela con il soggetto che ne ha diritto. Tali percentuali sono:
- 60% per il solo coniuge;
- 70% in favore di un unico figlio;
- 80% per il coniuge e un figlio oppure due figli senza coniuge;
- 100% se c’è il coniuge e due figli o tre o più figli.
La pensione di reversibilità quando è cumulabile con gli altri redditi
La pensione di reversibilità può essere cumulata con i redditi personali del superstite.
La condizione necessaria è quella del limite, non deve superare di tre volte il trattamento minimo INPS che per l’anno 2023 è pari a 572,19 euro mensili (annuali 7438,47 euro).
In caso in cui il soggetto superstite superi il limite reddituale previsto, l’importo pagato è soggetto a una decurtazione in base all’ammontare del reddito.
La decurtazione è:
- del 25% quando l’importo supera tre volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti;
- pari al 40% se l’importo è superiore a quattro volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti;
- del 50%, quando l’importo è maggiore di cinque volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti.
Nuovi importi pensionistici per l’anno 2023
La Legge di Bilancio 2023 prevede l’aumento anche per le pensioni di reversibilità a seguito della rivalutazione. A partire già dal mese di gennaio 2023 i beneficiari hanno ricevuto l’aumento, basato sulla rivalutazione annuale degli assegni a seguito dei dati sull’inflazione rilevati dall’ISTAT. Altri aumenti pensionistici partiranno dal mese di marzo. Gli aumenti sono pari a una percentuale massima del 7,3%.