L’Assegno Unico rimane un miraggio per tante famiglie che ancora attendono il primo versamento nonostante abbiano inviato la domanda mesi fa.
Quali sono i motivi per i quali l’Assegno Unico continua a non arrivare e come procedere per sbloccare la situazione?
In redazione è giunto un quesito. “Chiedo per cortesia di sapere come sbloccare la domanda di Assegno Unico. Ho sollecitato inutilmente le autorità competenti (INPS Camera del Lavoro), mi dicono che devo aspettare (sono in attesa dal mese di luglio 2022)“.
Sembra irreale ma questa è la situazione di molte famiglie italiane. Da ormai un anno l’Assegno Unico è entrato a far parte del sistema di aiuti ai nuclei con figli ma ancora si riscontrano delle problematiche. La misura ha sostituito bonus e sostegni economici erogati fino al mese di febbraio 2022 ed è dedicata alle famiglie che hanno figli a carico fino ai 21 anni. La domanda di accesso alla prestazione deve essere inoltrata dagli interessati tramite portale dell’INPS. Chi riceve il Reddito di Cittadinanza – ancora per pochi mesi poi il sostegno al reddito sparirà per gli occupabili e si trasformerà in Mia per gli inoccupabili – non ha nemmeno dovuto inoltrare domanda dato che l’assegnazione avviene automaticamente.
Proprio i percettori di RdC hanno fin da subito lamentato di non aver ricevuto la prestazione. Non tutte le famiglie hanno subito ritardi, naturalmente, ma i casi di disagio sono stati numerosi.
Dal quesito non sappiamo se il cittadino è percettore di RdC o meno. Per capire i motivi della mancata erogazione dell’Assegno Unico dovremo, dunque, spaziare per cercare, poi, di trovare una soluzione.
Assegno Unico e RdC, i motivi della mancata erogazione
Per ipotizzare un’eventuale problematica nell’erogazione dell’Assegno Unico occorre esplorare inizialmente i requisiti di accesso alla misura. Il riconoscimento è legato alla presenza nel nucleo familiare di almeno un figlio fiscalmente a carico (ricordiamo che per essere considerati a carico occorrerà avere un reddito personale inferiore a 2.840,51 euro oppure 4 mila euro se minori di 24 anni).
La residenza in Italia è un’altra condizione al pari dell‘età anagrafica. Nello specifico il sussidio spetta per i figli
- minorenni a carico fino ai 18 anni,
- maggiorenni fino a 21 anni a condizione che frequentino l’università , un corso di formazione professionale o un tirocinio,
- disabili indipendentemente dall’età anagrafica.
Se tali condizioni sono soddisfatte, allora il contribuente ha diritto all’Assegno Unico. L’ISEE conta fino ad un certo punto nel senso che se presentato si verrà inseriti nella fascia corretta di appartenenza – ricordiamo che con la rivalutazione nel 2023 gli importi e i limiti ISEE sono aumentati – altrimenti si verrà inseriti nella fascia più alta ricevendo solo 54,10 euro a figlio.
Percettori di RdC, ecco quando scatta la sospensione
Come accennato, l’erogazione dell’Assegno Unico per i percettori di RdC è automatica. Significa che ai cittadini che mensilmente ricevono il sussidio al reddito non è richiesto l’invio della domanda. Ebbene, chi ha inoltrato domanda di Assegno Unico ha sbagliato. Il sistema dell’INPS, infatti, riconoscendo il nucleo familiare come già beneficiario dell’RdC, ricevendo una nuova istanza procederebbe sospendendo la richiesta in automatico.Â
L’attesa, dunque, dipende da quanto tempo un funzionario INPS impiegherà per sbloccare l’istanza stessa dopo l’errore. Inviare un sollecito è la soluzione migliore in questi casi sfruttando il servizio INPS Risponde oppure recandosi direttamente presso una sede competente. Il lettore ha proceduto un tal senso e l’attesa non è ancora finita. Le cause, dunque, potrebbero essere diverse.
Controllare lo stato della domanda per capire l’errore
Se la mancanza di erogazione dell’Assegno Unico non si spiega può rivelarsi fondamentale controllare lo stato della domanda accedendo al portale dell’INPS tramite credenziali digitali (SPID, Carta Nazionale dei Servizi o Carta di Identità Elettronica). All’interno dell’area MyINPS, infatti, si potrà risalire all’istanza inviata e scoprire a che punto si trova (il servizio è “Consulta e gestisci le domande che hai presentato).
Lo stato può presentare la dicitura
- “in istruttoria” se l’INPS sta ancora verificando la domanda e controllando la soddisfazione dei requisiti,
- “accolta” se la richiesta ha avuto esito positivo e dunque si dovrà solamente attende il pagamento (verificando la data all’interno del fascicolo previdenziale del cittadino),
- “in evidenza alla sede” se l’INPS sta procedendo con ulteriori verifiche,
- “in evidenza al cittadino” se il richiedente è chiamato a fornire ulteriore documentazione attestante i requisiti di accesso alla misura.
Come inviare correttamente un sollecito
L’INPS sta ancora verificando i requisiti. Per accelerare i tempi è possibile inviare un sollecito utilizzando il servizio INPS risponde online (l’accesso è consentito tramite credenziali digitali). Occorrerà inserire i propri dati se richiesti per poi selezionare nella richiesta
- in Gestione “Gestione Dipendenti Privati” o la voce di interesse,
- all’interno di Argomento della Richiesta “Stato di una pratica/richiesta”,
- in Tipologia della richiesta “Assegno Unico Universale”
- in Identificativo della richiesta “Altro” e poi “numero di protocollo o della domanda.
Infine si potrà aggiungere un testo ossia “Richiesta di sollecito Assegno Unico per figli a carico” aggiungendo, poi, i dettagli dell’istanza (quando si è inoltrata la domanda, lo stato in cui si trova…). Se la risposta non arriverà o non soddisferà allora è bene fare un altro tentativo scrivendo direttamente alla sede territoriale di competenza oppure al Dipartimento per le politiche della famiglia.
I contatti da utilizzare per sbloccare l’Assegno Unico
Il sito di riferimento per l’Assegno Unico Universale è quello predisposto dal Dipartimento per le politiche della famiglia (qui il link). Tra i contatti segnalati il Dipofam per inviare quesiti specifici o riguardanti casi speciali. L’indirizzo email a cui scrivere è dipofam@governo.it.
Gli altri canali consigliati sono quelli dell’INPS presumibilmente già provati dal nostro lettore. Se anche con Dipofam la situazione non dovesse sbloccarsi allora si potrebbe provare a consultare un patronato (preferibilmente quello che ha elaborato la pratica) per cercare di capire a cosa è dovuto il blocco e inviare un nuovo sollecito.