Sonno, lo studio è inequivocabile e potrebbe spaventarti: ecco cosa succede se dormi male

Molti studi concordano sul fatto che se si dorme male si va incontro a gravi problemi di salute. Ecco perché e cosa fare per rimediare.

Tante funzioni fondamentali del nostro organismo vengono compromesse quando dormiamo male, anche se non ci sono patologie conclamate di disturbi del sonno.

cosa succede se si dorme male
InformazioneOggi

Potremmo pensare che solamente chi ha problemi gravi come l’insonnia cronica vada incontro a disturbi di salute. In realtà, il “semplice” dormire male ci mette tutti a rischio. Ecco cosa dicono gli ultimi studi in merito.

Le conseguenze su Cuore e Cervello se si dorme male

Tutti abbiamo certamente passato almeno “una nottataccia” nella vita, e tutti siamo di sicuro stati meglio dopo un bel riposo ristoratore. Quando si parla di “dormire male”, però, intendiamo una via di mezzo tra la patologia (es. insonnia cronica) e ciò che può accadere nella quotidianità, anche senza soffrire di disturbi del sonno veri e propri.

In pratica, se non riusciamo a riposare lo stesso numero di ore tutte le notti, o se soffriamo di continui risvegli, probabilmente andremo incontro a diversi disturbi di salute, tra cui l’arteriosclerosi. E sappiamo che questa condizione è la via migliore per rischiare di avere un evento anche fatale come l’ictus o un infarto.

Una circolazione sanguigna regolare, com’è intuibile, fa funzionare in maniera efficiente tutti gli organi e anche il cervello. Quando non dormiamo bene, di contro, il cervello comincia a manifestare problemi di performance: mancanza di memoria e concentrazione, minor capacità di apprendimento e confusione sono alcuni di questi.

Non a caso altri studi hanno messo in evidenza come la mancanza di Melatonina (l’ormone che regola il ritmo sonno-veglia) o di Vitamina D concorressero ad aumentare i rischi di Alzheimer e, di nuovo, di patologie cardiovascolari.

Lo studio che avverte: a cosa andiamo incontro con un sonno irregolare

Una delle ultime ricerche ha evidenziato come non dormire bene possa portare a numerosi problemi di salute. Parliamo dello studio effettuato recentemente da Kelsie Full, professore associato di epidemiologia al Vanderbilt University Medical Center, insieme ai suoi colleghi.

Lo studio ha interessato 2.032 anziani di diverse etnie e provenienze geografiche; ma sono stati escluse alcune categorie: lavoratori e persone con patologie cardiache preesistenti. L’osservazione delle caratteristiche del sonno dei soggetti esaminati è durata una settimana.

Trascorso questo tempo, il team di ricercatori ha concluso quanto segue: “è emerso che gli individui con una significativa irregolarità nella durata e nella struttura del sonno avevano maggiori probabilità di avere elevate quantità di placca carotidea e calcificazione coronarica, oltre a un’aterosclerosi sistemica e a un indurimento delle arterie più marcati“.

Le condizioni di cui sopra sono uno dei tasselli che lega la relazione tra il dormire male e l’aumento di rischio di ictus e infarti. Sempre dalle dichiarazioni dei ricercatori emerge che il meccanismo alla base è la compromissione del ritmo circadiano: quest’ultimo è un equilibrio che gli esseri umani hanno sviluppato per sopravvivere, alternando i comportamenti e le funzioni diurne e notturne.

Secondo gli esperti, “L’interruzione o il disallineamento dei ritmi circadiani può interrompere le funzioni cardiovascolari, con conseguente promozione di uno stato infiammatorio cronico, di alterazioni del metabolismo del glucosio, di una maggiore attivazione del sistema nervoso simpatico e di un aumento persistente della pressione arteriosa“.

Tutti i fattori sopra citati, come sappiamo, sono quelli che aumentano il rischio di arteriosclerosi, che di nuovo ci porta ad essere maggiormente soggetti a infarti miocardici, eventi cardiovascolari gravi e ictus.

(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici o pubblicazioni su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)

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