La F1 sta per fare tappa ad Imola, ma c’è da dire che questa pista porta sempre alla mente brutti ricordi. Ecco chi perse la vita.
Tra poco meno di un mese, il mondiale di F1 farà tappa ad Imola, per la quarta edizione del Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna. Una volta, questo appuntamento si chiamava Gran Premio di San Marino, almeno fino al 2006, ultimo anno in cui fu disputato sino all’abbandono, durato sino al 2020.
Imola è ormai nuovamente una tappa fissa del calendario della F1, ma c’è da dire che questa pista ha regalato tantissime gioie, così come tanti dolori. Un primo ricordo non troppo positivo risale al 1982, quando le Ferrari 126 C2, progettate dall’ingegner Mauro Forghieri, dominarono la scena con Didier Pironi e Gilles Villeneuve.
Il canadese venne superato dall’amico francese, e tra i due nacque una vera e propria faida, che avrebbe portato Gilles a schiantarsi mortalmente due settimane dopo, nelle qualifiche del Gran Premio del Belgio a Zolder. Gerhard Berger ebbe ad Imola un terrificante incidente, con la sua Ferrari che andò in fiamme nel 1989, uscendo miracolosamente illeso dall’impatto.
Nessun miracolo avrebbe però salvato Roland Ratzenberger ed Ayrton Senna, nel 1994, visto che entrambi persero la vita in due schianti terrificanti, che cambiarono per sempre questo sport per quello che era conosciuto nel passato. Ripercorriamo quei tragici giorni, non senza l’amaro ricordo di coloro che sono stati strappati via alla loro vita.
F1, il tragico destino di Ayrton Senna
Il fine settimana del Gran Premio di San Marino di F1 del 1994 iniziò il 29 di aprile, con un brutto incidente che vide protagonista Rubens Barrichello, il quale riuscì ad uscire solamente con un grosso spavento e qualche frattura dall’impatto della sua Jordan-Hart avvenuto alla Variante Bassa, durante le sessioni di prove libere.
Il giorno dopo, la fortuna non avrebbe assistito Roland Ratzenberger, ovvero l’altra vittima di Imola nella storia della F1, ma di lui parleremo in seguito. Con ogni rispetto per il povero austriaco, la morte che fece più rumore fu ovviamente quella di Ayrton Senna, che perì il primo maggio del 1994, durante il Gran Premio della domenica.
Ayrton partì come sempre in pole position, ma al settimo giro, la sua Williams-Renault lo tradì all’improvviso, facendolo partire per la tangente alla velocissima curva del Tamburello. Il brasiliano distrusse tutta la parte sinistra della vettura, ed il puntone della sospensione gli perforò il cranio, uccidendolo praticamente sul colpo.
Nonostante i velocissimi tentativi di rianimarlo, Senna non riprese mai conoscenza, ed il suo cuore cessò di battere alle 18:40 di quella domenica, all’Ospedale Maggiore di Bologna. Tramontò, assieme a lui, anche un’era vera e propria, ma purtroppo non fu l’unico a pagare con la vita la sua più grande passione.
La scomparsa di Roland Ratzenberger
La F1 non pianse solo Ayrton Senna nel drammatico fine settimana del Gran Premio di San Marino del 1994, perché il giorno prima, il 30 aprile di quel maledetto anno, toccò anche ad un pilota che in quanto a popolarità era agli antipodi del grande brasiliano. Parliamo di Roland Ratzenberger, un pay driver che aveva avuto esperienze nel mondo dell’endurance, ma che non aveva mai corso nel Circus.
Da quanto si dice, pare che avesse i soldi per correre solo le prime cinque gare del campionato con la semi-sconosciuta Simtek-Ford, la monoposto che lo porterà alla morte. Nato il 4 luglio del 1960 a Salisburgo, in Austria, era coetaneo di Senna, e con lui condivise un destino infausto e beffardo.
Durante le qualifiche del sabato, la regia inquadrò la sua monoposto distrutta alla staccata della Tosa, con la testa del pilota che seguiva drammaticamente i movimenti dell’auto, facendo capire che versava in uno stato di incoscienza. All’epoca non c’era l’attenzione che c’è oggi, e vennero mandate in diretta con le riprese dall’elicottero le immagini dei medici che praticavano su di lui il massaggio cardiaco.
Roland trovò la morte poco dopo, una volta arrivato all’Ospedale Maggiore di Bologna, senza mai aver ripreso conoscenza dopo lo schianto, che avvenne a 314 km/h di velocità. Il tutto fu causato dalla perdita dell’ala anteriori, che si andò ad incastrare sotto le gomme anteriori, rendendo ingovernabile la monoposto. Fu l’inizio della fine di quel tipo di categoria, che da quel momento in poi sarebbe cambiata per sempre.