L’INPS ha svelato l’ammontare, per il 2023, del Bonus mamme disoccupate. Quali sono i requisiti per richiederlo?
La Legge di Bilancio ha confermato il cd. Bonus mamme disoccupate, per un ulteriore anno.
Si tratta di una prestazione pagata dall’Istituto di previdenza, ma che viene riconosciuta previa richiesta al Comune di residenza.
Il sussidio prende anche il nome di Assegno di maternità comunale, ma la designazione può variare a seconda del Comune che lo prevede. È, inoltre, definito “assegno di maternità di base“, perché ne hanno diritto coloro che sono privi di copertura previdenziale oppure che possiedono una copertura non superiore ad una certa soglia, fissata ogni anno.
Vediamo, quindi, quali sono gli specifici requisiti per richiedere il Bonus mamme disoccupate.
Bonus mamme: le condizioni per richiederlo
Il Bonus mamme è un sostegno introdotto con lo scopo di offrire maggiore tutela ai nuclei familiari in difficoltà economica. È stato, infatti, ideato per le neo madri con un reddito esiguo e senza un impiego (anche se quest’ultima condizione non è essenziale).
In particolare, possono richiedere il sussidio coloro che hanno un ISEE non superiore a 19.185 euro, per il 2023. L’ammontare erogato, invece, è di 1.917,30 euro, suddiviso in cinque mensilità da 383,46 euro. Tale cifra è stata stabilita sulla base della rivalutazione dell’8,1% dell’indice dei prezzi al consumo, determinato dall’ISTAT.
L’Assegno di maternità comunale è rivolto ai cittadini italiani, comunitari o stranieri (in possesso di valido permesso di soggiorno), in seguito a parto, adozione o affidamento preadottivo. Oltre al requisito reddituale sopra specificato, i beneficiari devono possedere i seguenti presupposti:
- essere sprovvisti di una copertura previdenziale oppure averla ma non superare un certo importo, specificato ogni anno;
- non essere già percettori di un altro assegno di maternità INPS, ai sensi della Legge n. 488 del 23 dicembre 1999.
Il Bonus mamme, inoltre, non è compatibile con ulteriori prestazioni previdenziali, a meno che il Comune non stabilisca il diritto al versamento dell’importo differenziale.
Come abbiamo anticipato, il versamento dell’agevolazione è ad opera dell’INPS, ma è concessa dai Comuni.
Potrebbe interessarti anche il seguente articolo: “I Bonus per la famiglia non si limitano all’Assegno Unico: come aumentare le entrate mensili“.
Differenza tra il Bonus mamme e l’Assegno di maternità statale
È fondamentale non confondere il Bonus mamme con l’Assegno statale di maternità. Mentre, infatti, il primo beneficio è riservato alle madri che risiedono in Italia e che possiedono un ISEE basso, l’Assegno di maternità dello Stato (disciplinato dall’art. 75 del Decreto Legislativo n. 151/2001) spetta ai lavoratori e alle lavoratrici atipici e discontinui.
È necessario, inoltre, che i beneficiari abbiano almeno 3 mesi di anzianità contributiva tra i 18 e i 9 mesi antecedenti la nascita o l’ingresso del minore all’interno del nucleo familiare.
Attenzione, però, perché mentre il Bonus mamme accordato dai Comuni è ancora in vigore, l’Assegno di maternità statale è stato abolito ed è stato ricompreso nell’Assegno Unico e Universale per i figli a carico.
Non perdere il seguente approfondimento: “Nuovi requisiti per l’assegno di maternità: si amplia la platea dei destinatari“.
Presentazione della domanda
La domanda per il Bonus mamme deve essere inoltrata necessariamente entro 6 mesi dalla nascita del figlio oppure dall’ingresso ufficiale del minore nel nucleo familiare, nell’ipotesi di adozione o affido preadottivo.
La richiesta va inviata al Comune di residenza, che ha l’onere di verificare il possesso di tutti i requisiti fissati dalla normativa. Di regola, la scadenza per l’assegnazione dei Bonus è di 30 giorni.