Alcuni studiosi sono riusciti a creare delle nuove celle fotovoltaiche, molto promettenti in fatto di performance.
La tecnologia del Fotovoltaico “vola” e sempre più ricercatori scoprono nuove soluzioni, che andranno a migliorare la resa e – si spera – diminuire i costi di questi tipi di impianti.
Oggi per convertire la nostra abitazione in una casa efficiente dal punto di vista energetico ci vogliono diverse migliaia di euro; sapevamo che la transizione green non sarebbe stata “una passeggiata”, soprattutto perché non tutti hanno la disponibilità economica. Ma le innovazioni tecnologiche dovrebbero sopperire a questo gap, rendendo più efficienti e più accessibili anche i pannelli fotovoltaici. Ecco la novità del momento.
Nuove Celle Fotovoltaiche in Kesterite, come funzionano
Sappiamo in linea di massima come funzionano i pannelli fotovoltaici odierni: le celle sono costituite dal Silicio, che “intrappola” i raggi del sole e li trasforma in energia, grazie al complesso di tecnologia dell’impianto. Ovviamente parliamo in maniera molto sintetica, giusto per ricordare come funziona questa tecnologia.
Al vaglio degli esperti di tutto il mondo vi sono in essere molti progetti, tra i quali ricordiamo ad esempio i coppi fotovoltaici, o i pannelli che cambiano colore e, diventando rossi, possono essere installati nei centri storici senza impattare sull’architettura protetta.
Alcuni studiosi, tra gli altri, hanno dunque cercato delle alternative, per avere una resa maggiore e dunque più energia elettrica; anche perché sappiamo che il fotovoltaico ha dei “limiti”, soprattutto se installato in località dove il sole irraggia poco.
Un team di ricercatori dell’Università delle telecomunicazioni di Nanjing, in Cina, ha pensato di utilizzare la Kesterite. Questo materiale sintetico è stato sviluppato prendendo a modello un minerale scoperto in Russia negli anni ’50. Basato su elementi comuni come rame, zinco e stagno, la Kesterite sembra riesca ad assorbire molto meglio del Silicio i raggi solari e inoltre si rivela molto più duttile, quindi perfetta anche per creare pellicole fotovoltaiche sottilissime.
Uno dei vantaggi più interessanti, però, non riguarda solamente l’efficienza (che al momento ha raggiunto livelli del 14% circa) ma la sostenibilità. Difatti, al pari di altri elementi che vengono usati per i film fotovoltaici – come seleniuro di rame indio gallio – la Kesterite non è tossica.
La speranza è che le sperimentazioni continuino e che rendano possibile la produzione di massa di impianti fotovoltaici ad alta resa, soprattutto a costi ragionevoli. Gli anni passano, l’UE spinge per passare alle fonti rinnovabili ma, almeno nel nostro Paese, sussistono ancora criticità legate ai vincoli ambientali e difficoltà economiche.