Il Trattamento di Fine Servizio viene pagato a distanza di molti anni. I lavoratori chiedono giustizia ponendo fine alla discriminazione.
Gli statali devono attendere un periodo di tempo molto lungo prima di ricevere il TFS al contrario dei dipendenti privati.
La questione è discussa da diversi mesi. I dipendenti pubblici non godono degli stessi diritti dei lavoratori del settore privato quando si parla di Trattamento di Fine Servizio e di Fine Rapporto. L’attesa per i primi è molto più lunga, arriva in alcuni casi anche a sette anni. Un tempo lunghissimo per potersi riappropriare di soldi propri.
Tale condizione è inaccettabile per gli statali che sono scesi in piazza davanti alla Consulta proprio nel giorno della decisione. I giudici della Suprema Corte sono chiamati a stabilire definitivamente la legittimità dell’attesa di un lavoratore pubblico per avere la liquidazione. Qualunque sia la sentenza, la questione si potrà dire risolta. A decidere, come detto, la Corte Costituzionale che valuterà la battaglia in corso da anni e anni.
Trattamento di Fine Servizio e pagamento differito, una lunga battaglia
La crisi dello spread nel 2011 ha portato il Governo Monti ad autorizzare il pagamento differito del Trattamento di Fine Servizio dedicato ai dipendenti pubblici (ricordiamo che ai lavoratori assunti a tempo indeterminato dopo il 31 dicembre 2000 spetta il Trattamento di Fine Rapporto).
Tale decisione ha causato malcontento tra i lavoratori che hanno iniziato a mostrare fin da subito il proprio disappunto nell’attendere anche sette anni per la liquidazione. La Suprema Corte nel 2019 ha sottolineato come il diritto del dipendente alla liquidazione sia sacrificabile solo in caso di cessazione anticipata dal lavoro. Anche il Tar del Lazio lo scorso anno ha espresso il proprio parere sulla legittimità dell’attesa nel settore pubblico.
Cosa aspettarsi dalla sentenza
I lavoratori statali chiedono di non dover attendere anni per il Trattamento di Fine Servizio rischiando una riduzione dell’assegno fino al 30% (basti vedere l’inflazione oggi). L’unica alternativa alla liquidazione sono i prestiti delle banche convenzionate per un massimo di 45 mila euro e con tassi di interesse piuttosto alti. Meglio la proposta INPS, con l’erogazione dell’intero ammontare del TFR e interesse dell’1% più le spese amministrative. Ma ciò non è sufficiente.
Il Segretario Generale della Federazione Confsal- UNSA chiede per voce dei lavoratori giustizia. L’attesa è considerata vergognosa dopo 40 anni di lavoro e per ricevere, in più, i propri soldi. La ferma speranza, dunque, è che la Corte Costituzionale dichiari illegittimo il pagamento differito del Tfs.
Conseguenze
Se così fosse lo Stato dovrebbe erogare in fretta miliardi di euro per pagare la liquidazione agli statali. Un tracollo per l’INPS che chiede almeno di distinguere tra dipendenti assunti prima e dopo il 2000 per alleggerire il peso economico sull’ente. In parole povere solo il Tfr per gli statali dovrebbe essere pagato subito anche se significherebbe un’altra discriminazione.