Aumenta la pensione di invalidità: con l’incremento al milione importi più elevati, ma occhio ai requisiti

L’INPS ha rinnovato gli importi della pensione di invalidità e ha comunicato i nuovi limiti reddituali per l’incremento al milione.

Grazie all’incremento al milione, gli invalidi civili e gli over 65 possono ottenere una prestazione di importo più alto.

pensione di invalidità
Aumento pensione di invalidità – InformazioneOggi.it

La misura, infatti, prevede che la pensione di invalidità si innalzi da 313,91 euro a 700,18 euro. È uno strumento ideato quando ancora la principale moneta di scambio era la lira. All’epoca, infatti, l’obiettivo era consentire che i beneficiari percepissero un assegno mensile non inferiore al milione. In seguito al passaggio all’euro e all’aumento dell’inflazione, l’ammontare della prestazione è salito a 700,18 euro.

L’aumento della pensione di invalidità, tuttavia, non riguarda tutti i titolari dell’assegno, ma solo coloro che rientrano in determinate soglie di reddito e che possiedono specifici requisiti sanitari. Scopriamo quali sono.

Incremento al milione della pensione di invalidità: il requisito sanitario

Il primo presupposto per ottenere l’incremento al milione sulla pensione di invalidità è l‘appartenenza ad una delle seguenti categorie:

  • invalidi totali, al 100%;
  • non vedenti;
  • sordi.

Prima del 2020, era richiesta anche un’età anagrafica non inferiore a 60 anni. La sentenza della Corte Costituzionale n.152/2020 e il Decreto Legge n. 104/2020, tuttavia, hanno stabilito che l’incremento spetta indipendentemente dall’età posseduta.

Specifichiamo, però, che non tutti gli invalidi possono accedere all’agevolazione. Sono, infatti, esclusi i percettori di invalidità parziale e della sola indennità di accompagnamento (senza pensione).

Maggiorazione della prestazione di invalidità: limiti di reddito

Il secondo presupposto per ottenere la maggiorazione è di tipo reddituale. Il limite di reddito previsto per il 2023 è di 9.102,34 euro, per i non coniugati. Se, poi, l’invalido al 100% è coniugato, si sommano i redditi dei coniugi, il cui totale non deve eccedere i 15.644,85 euro.

Il motivo che sta alla base della concessione della maggiorazione è di garantire ai percettori della prestazione di invalidità almeno 700,18 euro al mese, cioè 9.102,34 euro all’anno. Di conseguenza, l’INPS versa la somma rimanente per raggiungere tale importo.

Per capire il meccanismo di erogazione della cifra oggetto di incremento, è utile proporre degli esempi.

Tizio ha già una pensione di 313,91 euro, per un ammontare di 4.080,83 euro annui. La maggiorazione, dunque, dovrà riguardare la differenza per arrivare a 700,18 euro al mese, ossia 386,37 euro al mese.

Oppure, Tizio è invalido civile, lavora occasionalmente e guadagna, in totale, 4 mila euro all’anno. Di conseguenza, avrà un reddito annuo di 8.080,83 euro (cioè, 4.080,83 euro di pensione di invalidità più 4 mila euro di reddito da lavoro).

Avrà, dunque, diritto ad una maggiorazione annuale di 1.021,51 euro, corrispondente a 78,5 euro al mese. Si tratta, in altre parole, della quota necessaria per raggiungere il minimo di 9.102,34 euro.

L’incremento al milione della pensione di invalidità è compatibile con la reversibilità?

Riprendendo l’esempio precedente, se Tizio, oltre alla prestazione di invalidità, percepisce anche una pensione di reversibilità di 500 euro al mese, avrebbe un’ulteriore rendita annua di 6.500 euro. Sommando quest’ultima ai 4.080,83 euro all’anno di pensione di invalidità, raggiugerebbe quota 10.080,83 euro.

Di conseguenza, superando la soglia di 9.102,34 euro, non avrebbe diritto all’incremento al milione.

È necessario presentare richiesta?

Di norma, la corresponsione delle maggiorazioni agli aventi diritto è automatica e avviene contemporaneamente al pagamento della pensione di invalidità.

Se il beneficiario non riceve quanto dovuto, i motivi potrebbero essere due:

  • non possiede tutti i requisiti richiesti;
  • l’INPS ha commesso qualche errore nei conteggi. In tal caso, ci si può rivolgere ad un CAF e chiedere il ricalcolo. Tale operazione prende il nome di “ricostituzione reddituale“.
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