Opzione Donna è uno scivolo pensionistico che richiede alle lavoratrici dei compromessi da valutare attentamente.
Scegliere Opzione Donna significa rinunciare al sistema di calcolo misto o retributivo. Come influirà sull’assegno pensionistico?
Il pensionamento per tutti i lavoratori si raggiunge a 67 anni di età con 20 anni di contributi oppure a 71 anni con cinque anni di contribuzione. Il sistema pensionistico, poi, si compone di altri scivoli di pensionamento anticipato rivolti ad alcune categorie di cittadini.
C’è la pensione per i precoci che permette a chi ha maturato 41 anni di contributi di cui uno prima dei 19 anni di lasciare il lavoro. Solo se si appartiene ad una delle categorie indicate dall’APE Sociale (in pensione a 63 anni con 30 o 36 anni di contributi) ossia disoccupati, invalidi dal 74%, caregiver da almeno sei mesi e addetti alle mansioni gravose.
Poi c’è la pensione anticipata ordinaria (42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini, un anno prima per le donne) e Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi). Infine c’è Opzione Donna.
Opzione Donna, quanto conviene scegliere questo scivolo
La Legge di Bilancio 2023 ha ristretto la platea delle beneficiarie di Opzione Donna. Possono utilizzare questo scivolo solo le lavoratrici disoccupate (o impiegate in un’azienda che ha dichiarato lo stato di crisi), invalide al 74% e caregiver da almeno sei mesi che compiranno 60 anni entro il 31 dicembre 2023. L’età anagrafica scende a 59 anni se si ha un figlio e a 58 con due figli. Il requisito contributivo è, invece, di 35 anni.
Uscendo dal mondo del lavoro con Opzione Donna la lavoratrice accetta di usare il calcolo completamente contributivo della pensione. Significa rinunciare dal 10 al 30% dell’importo che si otterrebbe aspettando i tempo di pensionamento ordinario.
Gli svantaggi maggiori sono per chi ha maturato molti anni di contributi prima del 1° gennaio 1996. Rinunciare la calcolo misto o retributivo comporterebbe la cancellazione dei benefici di tutti quelli anni rientranti nel retributivo. La perdita, dunque, sarebbe ingente.
Ad influire sul calcolo il montante contributivo e i coefficienti di trasformazione applicati nel sistema di calcolo contributivo puro. La percentuale dei coefficienti aumenta man mano che l’età sale garantendo vantaggi, quindi, a chi aspetta a lasciare il mondo dell’occupazione.
Conviene, dunque, scegliere Opzione Donna? Alla luce delle considerazione fatte, la perdita si riduce per le lavoratrici che hanno la quasi totalità dei contributi maturati dopo il 1° gennaio 1996. Quando il numero dei contributi al 31 dicembre 1995 comincia ad essere importante si rischia un taglio dell’assegno fino al 30%.
Concludiamo ricordando che per Opzione Donna vige la cristallizzazione del diritto. Maturando i requisiti entro il 31 dicembre 2023 le beneficiarie potranno aspettare il pensionamento rimandandolo al 2024 o agli anni seguenti. In questo modo aumenterebbero l’età anagrafica e il numero degli anni di contributi e si ridurrebbe la perdita.