I lavoratori nati negli anni ’80 avranno una pensione dall’importo più basso rispetto ai predecessori. E le brutte notizie non finiscono qui.
L’ipotesi che la pensione avrà un importo molto basso per i giovani di oggi è stata accertata.
Le previsioni sono del tutto pessimistiche per i quarantenni di oggi ossia coloro che sono nati negli anni ’80. Il problema è il sistema di calcolo della pensione futura. Avendo iniziato a versare i contributi dal 1° gennaio 1995 rientreranno nel sistema contributivo puro, svantaggioso rispetto al sistema misto e retributivo.
E se già oggi gli importi degli assegni pensionistici sono considerati bassi tanto da richiedere un intervento del Governo figuriamoci tra 25 anni. La pensione dei 40enni di oggi non sarà mai al livello dei 40enni di ieri e ciò significherà che poche persone potranno vivere dignitosamente una volta lasciato il lavoro. L’unica nota positiva è che il pensionamento probabilmente arriverà quando non si avrà più il mutuo da pagare bilanciando la differenza di importo tra retribuzione e pensione.
I lavoratori 40enni e la pensione di domani, le previsioni non sono rosee
L’importo spaventa perché sarà inferiore di parecchie centinaia di euro rispetto allo stipendio. Ad incidere negativamente il calcolo contributivo che tiene conto del montante contributivo e del coefficiente di trasformazione. Quest’ultimo tiene conto dell’età di pensionamento del lavoratore.
Proprio con riferimento all’età anagrafica oggi si scherza sul fatto che i 40enni di oggi non vedranno mai la pensione se non prima della tarda età. Purtroppo tale prospettiva è altamente probabile. La speranza di vita aumenterà sempre più e con essa l’età di uscita dal mondo del lavoro.
Se la Riforma delle Pensioni non introdurrà novità eclatanti (o se gli italiani non faranno una rivoluzione come in Francia) si dovrà attendere a lungo prima di godersi il meritato riposo. Riposo che sarà amaro se associato ad un basso importo della pensione come prospettato per tutti coloro che oggi hanno un imponibile di circa 20 mila euro all’anno (la maggior parte dei lavoratori).
La stima della Corte dei Conti è di pensioni comprese tra 10.200 e 13.500 euro all’anno con un montante contributivo di 235 mila euro, cifre insufficienti per vivere una vita dignitosa. Figuriamoci chi si ritrova con un montante contributivo di 100 mila euro o poco più. Aggiungiamo, poi, i disoccupati e i lavoratori in mobilità nonché gli artigiani, i commercianti e i lavoratori del comporta scuola. Se non si ha una carriera piena e continua con minimo 40 anni di contributi sperare in un assegno soddisfacente è utopistico.