Successo clamoroso ma forse non inaspettato per BTP Valore il titolo destinato ai piccoli risparmiatori (retail). Il MEF esulta!
Il 9 giugno si è concluso il collocamento della prima emissione del BTP Valore iniziato il 5 giugno 2023.
È il ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) a rendere noto la chiusura del collocamento del nuovo titolo di Stato pubblicando, il 9 giugno, sul proprio sito internet il comunicato stampa numero 94. Ecco i risultati della prima emissione.
BTP Valore: il nuovo titolo di Stato piace agli italiani e il MEF esulta
In totale sono stati raccolti oltre 18 miliardi di euro (precisamente 18.191,090 milioni di euro). Secondo il ministero dell’Economia e delle Finanze è stato il risultato più alto sia in termini di valore sottoscritto sia in base al numero dei contratti sottoscritti in un unico collocamento: 654.675. L’ultimo giorno, invece, sono stati raccolti 1,12 miliardi per 44.548 contratti.
Ma che cosa è il BTP Valore? Si tratta di un nuovo titolo di Stato emesso dal MEF e destinato solo ai piccoli risparmiatori, i cosiddetti retail. Questi che potranno ricevere un ulteriore un premio fedeltà dello 0,50%; però, per ottenerlo devono conservare il titolo fino alla scadenza.
La data di godimento sarà il 13 giugno 2023, mentre quella di scadenza è il 13 giugno 2027. Il titolo di Stato prevede cedole nominali semestrali e una scadenza di quattro anni.
Inoltre, il ministero ha confermato i tassi di rendimento resi noti il 1° giugno:
- 3,25% per il primo e il secondo anno;
- 4,00% per il terzo e il quarto anno.
La sottoscrizione del BTP Valore era iniziata lunedì 5 giugno e il collocamento è avvenuto sul MOT, il Mercato telematico delle obbligazioni e titoli di Stato di Borsa Italiana. Le due banche intermediare (dealer) Intesa Sanpaolo S.p.A. e Unicredit S.p.A. con il supporto di Banca Akros S.p.A. e Banca Sella Holding S.p.A., considerate banche co-dealer.
Il successo del BTP è una grande soddisfazione per Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario per l’Attuazione del programma di governo perché «testimonia la crescente propensione delle famiglie italiane a scommettere sulla solidità dello Stato».
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